Fabrizio FedericiVenti opere d'arte. Venti capolavori della pittura universale, opera di artisti come Beato Angelico, Tintoretto, Piero della Francesca, El Greco, Van Gogh, Hayez, Dalì, Botticelli, Monet e altri. Divisi in due sezioni: 'Le notti' (peccato manchi quel Gherardo delle Notti, pittore caravaggesco olandese, passato alla Storia per aver dipinto soprattutto scene notturne) e 'Le aurore'. Questo il tema di 'Notti e aurore: l'arte come trasfigurazione', singolare libro che Mario Dal Bello, critico d'arte, storico, scrittore, docente di Storia dell'Arte all'Università Lateranense, ha pubblicato di recente per i tipi di Nemapress, casa editrice sensibile ai temi dell'unitarietà del sapere e del reciproco arricchimento  tra cultura umanistica e scientifica, diretta da Neria De Giovanni, giornalista e saggista, presidente dell'Associazione internazionale critici letterari. Sulle orme di Bernard Berenson e Federico Zeri, il critico Dal Bello, in questo particolare libretto, dopo aver diviso i 20 dipinti in 'notturni' e 'mattutini', ne fa una lettura attenta non solo ai lati strettamente stilistico-formali, ma allargata a tutti quegli aspetti in cui si esprimono la sensibilità dell'artista, i suoi connotati intellettuali e spirituali, il suo orizzonte di vita. Ogni dipinto, in omaggio al principio 'crociano' dell'unitarietà dell'espressione artistica, è seguìto da una citazione di un grande della letteratura: dalla Bibbia a Pascoli, da Omero a Dante. Troviamo così, sempre acutamente commentate nella sezione 'Le notti', opere come il 'Compianto di Cristo' del Beato Angelico, dove le mura di Gerusalemme illuminate da un sole ormai morente fanno da quinta teatrale alla 'Sacra rappresentazione' del dolore di Maria e degli Apostoli per la morte di Gesù appena deposto dalla croce; o la 'Veduta di Toledo' di El Greco, dove la mitica città situata a pochi chilometri a sud di Madrid, appare spettrale e bianca, quasi trasfigurata. Non a caso, il verso di commento è tratto dal brano di Matteo sulla Trasfigurazione di Cristo, sullo sfondo di un cupo cielo notturno. Ecco, soprattutto, 'Il 3 maggio 1808 a Madrid' di Goya: un capolavoro tra i massimi del maestro di Fuendetodos, dove il risalto dato alle figure dei patrioti antifrancesi che vengono fuclati esprime una delle più vibranti condanne della guerra come calamità universale e 'sonno della ragione', inevitabile padre di mostri orrendi. Il blocco dei fucilatori ripresi di spalle come carnefici anonimi, senza volto, richiama fortemente gli altrettanto anonimi aguzzini di San Pietro nel quadro dedicato dal Caravaggio, due secoli prima, alla crocifissione del santo, oggi in Santa Maria del Popolo a Roma. Apre, invece, la sezione 'Le aurore' il 'Noli me tangere', sempre del Beato Angelico: commovente rappresentazione del brano evangelico di Matteo sull'incontro tra il Cristo appena risorto e Maddalena nell'incerto chiarore dell'alba, su una Gerusalemme ancora immersa nel sonno. Non poteva mancare 'La nascita di Venere' del Botticelli, oggi agli Uffizi, mentre chiude la rassegna un dipinto moderno: lo 'Svenimento di Maria', del pittore francese Arcabas, in cui la madre di Cristo, che sembra morente, in realtà sta rinascendo dopo la crocifissione chiamata, per preciso volere del Figlio, a prendersi cura di Giovanni, amico fraterno di Gesù. Chiudono il libro una raccolta di pareri di artisti (soprattutto attori) centrati sempre sui temi della necessaria unitarietà e intercomunicazione tra le varie forme artistiche e la galleria completa delle foto dei 20 dipinti. Un libro che, senz'altro, cattura l'attenzione del lettore, come 'chicca' interdisciplinare che invita a ripensare attentamente le nostre nozioni di critica d'arte.


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