"Adesso è indispensabile che si rafforzi immediatamente l'assistenza domiciliare alle famiglie con disabilità. Poi, quando finalmente ne usciremo, sarebbe auspicabile che tutti fossero diventati migliori, con una maggior immedesimazione nei confronti delle categorie più deboli, rivedendo con occhi diversi le esigenze e i diritti delle persone con disabilità e in generale di chi ha costantemente la necessità di essere aiutato, curato e sostenuto". Queste le parole di
Zoe Rondini, tratte dal suo libro
'Nata viva', edito dalla società editrice
'Dante Alighieri'. La tragica
pandemia che ha colpito gran parte del mondo - e in particolar modo
l'Italia - sta facendo emergere la
resilienza e l'inventiva di una moltitudine di persone costrette a rimanere a casa. Il
coronavirus non sta facendo distinzioni. È terribile apprendere il numero di
decessi giornalieri. Si spera che gli sforzi sovraumani di tanti
medici diano presto un risultato positivo. I
ricercatori italiani sono famosi in tutto il mondo e, adesso più che mai, abbiamo bisogno del loro impegno per arrestare il gran numero di contagi e decessi. Ci vuole
lo sforzo di tutta la comunità, per aiutarli e sostenerli. Forse, questo potrebbe essere il momento adatto per comprendere meglio la condizione di molti cittadini con
disabilità e sfatare luoghi comuni ed errate convinzioni. Ogni persona (normodotata e disabile) sta vivendo questo periodo in modo più o meno coinvolgente. Viverlo da casa è già una
fortuna rispetto a chi combatte nelle sale di
terapia intensiva, che sembrano non bastare mai. Nell'ambito della disabilità, le situazioni sono differenti: c'è chi necessita di aiuto e cure infermieristiche
h24. Ed è drammatico apprendere come queste cure
scarseggino, ora più che mai, anche per chi ha problemi più lievi. In presenza di un
handicap motorio non grave, spesso ci si ritrova costretti a casa, perché varie condizioni lo impongono. Pertanto, si deve trovare la forza e la creatività da soli, per riempire le lunghe giornate, mentre gli altri continuano a correre e non hanno tempo per chi è più
lento. Adesso tutti o quasi sono chiamati a rallentare, a fermarsi, a
riflettere, ad attivare il proprio mondo interiore: può essere l'occasione giusta per immedesimarsi e comprendere molteplici situazioni. Sui
social network e i
mass media si cerca di infondere coraggio, anche se ogni giorno è più dura. Si cerca di intrattenere e intrattenersi, mettendo in campo la propria creatività. Adesso che solo la tecnologia ci tiene in contatto è il momento giusto per riflettere su
un uso più consapevole della rete. Ora più che mai, ci sentiamo vicini grazie a
internet. Molti seguono
lezioni scolastiche e universitarie
a distanza, o s'intrattengono con
musei visitabili on line, con la musica, la radio, il teatro e corsi di ogni tipo. Molti accusano questa reclusione dovuta al divieto di uscire. Come già accennato, ma è bene sottolinearlo, numerose persone con
disabilità vivono la maggior parte del loro tempo costrette in casa, con l'empatia e l'aiuto che si sta muovendo, in questo particolare periodo, a vari livelli. Ultimamente, amici e conoscenti si stanno interessando a come questa autrice stia vivendo la
quarantena. Cogliamo pertanto l'occasione per ringraziare chi si è preoccupato: dobbiamo restare vicini a chi si sente solo. Grazie all'uso del computer,
Zoe Rondini ho scritto il romanzo
'Nata viva' e ha aperto il portale
Piccologenio.it: una finestra dedicata al mondo della
disabilità attraverso la quale la scrittrice sta aiutando gli insegnanti, i disabili e le loro famiglie, che la contattano per chiederle un
consiglio in merito a problematiche che spaziano dalla
riabilitazione alla scuola, dai rapporti familiari agli
ausili informatici, all'editoria. Le domande più frequenti e, talvolta, insistenti, riguardano il tabù e il desiderio più pressante per molti. Ovvero, come vivere
l'amore, l'erotismo e
l'autoerotismo in una condizione di disabilità. Non sarà di certo la
quarantena a spegnere questi desideri. Anzi, potrebbe capitare che l'isolamento forzato li esasperi ulteriormente. In questo particolare periodo, molti stanno vivendo relazioni fatte di lettere, messaggi, telefonate e
'videochiamate'. Per il bene di tutti è giusto attenersi ai decreti, anche se questi ci fanno stare a distanza o isolati. Adesso è il momento di
inventare nuovi modi per stare in contatto, intensificare la
cultura, lo
studio a distanza, gli aiuti per le categorie più deboli. Tutto ciò si sta facendo, ma siamo convinti che si possa fare maggiormente in questo periodo e, in parte, anche per il futuro. Tornando al tema
dell'amore ai tempi del
coronavirus, l'autrice è rimasta molto colpita dalla foto di
Fabrizia e
Giovanni: due giovani fidanzati divisi dalla
'zona arancione' che si incontrano al
'check point' lungo la strada che da
Ospedaletto Lodigiano porta a
Casalpusterlengo. I loro
'appuntamenti' rispettano il metro di distanza, sotto gli occhi vigili dei
carabinieri. I due giovani aspettano il momento nel quale potranno abbracciarsi nuovamente. Prendiamo esempio da chi, in vari modi, si sta impegnando per fare la sua parte, anche se ciò comporta piccoli e grandi
sacrifici. Nelle loro vite, le persone affette da
disabilità hanno avuto più occasioni, rispetto a quelle dei
'normodotati', di passare lunghi periodi a casa per problemi di salute o, forse ancor peggio, per fattori esterni, che hanno impedito loro di uscire, come la presenza di
barriere architettoniche o
l'assenza di un'assistenza sulla quale poter contare. Rispetto al periodo che stiamo vivendo, ci sono notevoli differenze. In primo luogo, il fatto che
l'isolamento riguardi tutti, senza distinzioni (o quasi: purtroppo ci sono ancora gli
spavaldi runner improvvisati), rendendo tale condizione più sopportabile. Sarebbe auspicabile che questa sorta di
'esperimento sociale' ci renda migliori, per avere una maggior immedesimazione della società nei confronti delle categorie più
deboli e che, una volta riconquistata la
libertà di uscire, ognuno inviti per una passeggiata o una cena fuori anche il proprio
amico/a con
disabilità. D'altro canto, in presenza di un
handicap più grave e complesso, è indispensabile che immediatamente si rafforzi l'assistenza domiciliare, per non far sentire sole e abbandonate le famiglie.
Zoe Rondini ha saputo trasformare la sua
quarantena, rendendola
'creativa e solidale'. Nella sua casa, si diletta di
creatività culinaria, social network, videochiamate, ginnastica in balcone e
l'immancabile scrittura, imparando tante cose da questo periodo, che può diventare
un'opportunità per rendere più familiari le cose positive che ci stanno unendo tutti. Quando finalmente ne usciremo, saremo tutti migliori: allora sì, che potremo
abbracciarci tutti. E rivedremo con occhi diversi le esigenze e i diritti di chi va costantemente aiutato, curato e sostenuto.
L'autoreZoe Rondini è l'autrice del romanzo autobiografico 'Nata viva', edito dalla società editrice 'Dante Alighieri', dal quale è stato tratto l'omonimo cortometraggio. Autrice, pedagogista e blogger, grazie a 'Nata viva', al portale Piccologenio.it, alle lezioni presso l'Università Lumsa di Roma e a gli interventi nelle scuole, Zoe Rondini è impegnata nella diffusione della conoscenza del mondo della disabilità e nella promozione dei diritti dei disabili. Tutte le sue attività hanno in comune la voglia di essere utile agli altri e il desiderio di partecipare a un cambiamento culturale che tenga conto delle diversità, delle peculiarità e dei diritti di ogni individuo. Il messaggio delle sue narrazioni è che, anche con un handicap, si possa condurre una vita normale, piena di sfide e di soddisfazioni.