Vittorio LussanaA nostro parere, l'eventuale ritorno in campo di Alessandro Di Battista, oltre al rischio di far precipitare ulteriormente la situazione e portarci verso nuove elezioni politiche, in questo momento è un errore. E' chiaro che il M5S, sin dai suoi vertici ha compreso che governare un Paese all'interno di un contesto economico difficilissimo e in una fase sociologicamente 'liquida' della società - ormai totalmente svuotata di valori - significa logorare il proprio patrimonio di consenso elettorale. E che sarebbe assai più conveniente tornare verso una nuova fase di campagna elettorale, in cui toccare alcuni 'tasti' di critica nei confronti del sistema italiano, in una forma maggiormente efficace rispetto al Partito democratico, che rimane il vero obiettivo da distruggere. Ma ragionare in questo modo significa continuare a dividere gli italiani e regalare il Paese alle destre. Le quali, come dimostrato dai fatti degli ultimi mesi, sono animate da umori puramente qualunquistici, poiché concepiscono la sovranità popolare come un concetto giuridicamente privo di limiti, distorcendone la funzione e il reale significato. Insomma, il M5S dimostra, in realtà, di pensarla esattamente come le destre: il vero problema non è governare l'Italia, ma continuare a battere sulla 'grancassa' della propaganda, sperando in un nuovo mutamento radicale del quadro politico. In sostanza, l'unica alternativa realmente disponibile, per il popolo italiano, rimane quella tra l'andare 'in malora' lentamente, seguendo l'agonia di un esecutivo che sta in piedi con lo 'sputo', oppure accelerare la propria nichilistica autodistruzione attraverso una nuova campagna elettorale. Partiti come Lega e M5S, infatti, concepiscono la politica solo in quanto critica contestataria e disturbante, che non affronta veramente alcun tipo di questione e serve soltanto a esacerbare sempre più gli animi. La verità, invece, è che la guida del Paese potrebbe essere alqunto utile al Movimento 5 stelle, al fine di formare al proprio interno un nuovo ceto politico di governo che possa, un giorno, risultare effettivamente alternativo a quello di Pd e Forza Italia. Certamente, questo tipo di prospettiva non è immediata e possiede un costo, in termini di consensi. Tuttavia, il popolo italiano potrebbe anche dimostrarsi riconoscente, un giorno, almeno su un paio di punti: nel non aver causato troppi danni e nel non aver troppo 'rotto le scatole' con continue chiamate alle urne. Insomma, il ritorno in campo di Alessandro Di Battista, a nostro parere, può risultare un'operazione prematura: c'è un Paese da governare, prioritariamente. Viceversa, la presenza mediatica del ragazzo potrebbe esser gestita diversamente, distinguendo finalmente le funzioni propagandistiche tipiche di un movimento politico emerso spontaneamente da una società stanca e 'inacidita', rispetto a quelle dell'esecutivo, che invece deve occuparsi dei problemi concreti degli italiani. Insomma, sì a un ritorno in campo di Alessandro Di Battista, ma non per far precipitare nuovamente la situazione o scatenare una guerra per la leadership interna al Movimento. Si cerchi di studiare una strategia a lungo termine, anziché cercare 'scorciatoie' per poter tornare ai livelli di consenso del passato. In politica, ci vuole anche molta pazienza.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - lunedi 24 giugno 2019 8.39
RISPOSTA AL SIG. CADORNA: gentilissimo lettore, ovvio che ogni idea di riforma o di rinnovamento della nostra forma-Partito mi trovi d'accordo: sempre meglio regolamentare e formare le persone, piuttosto che l'attuale confusione. Al momento, tuttavia, c'è anche un Paese da governare e una nuova classe politica può anche formarsi direttamente sul campo. Ripeto e ribadisco: è chiaro che solo l'applicazione pratica non basti, allo scopo di avere un Paese ben governato. E' un po' come per la patente di guida: non esiste solamente l'esame di pratica, ma anche quello di teoria. Un po' di Storia delle dottine politiche, ai ragazzi 'pentastellati' non avrebbe fatto male. Anche perché, nella materia, si incontrano autori e filosofi degni di considerazione ancora oggi, su tutti i fronti. Anche se quest'ultima potrebbe essere una considerazione da amante o da appassionato della materia in questione. Un caro saluto. VL
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - domenica 23 giugno 2019 6.37
Gentile Direttore,
condivido e non condivido perché paghiamo il fatto che, ormai da molti anni, la classe dirigente non si forma dal basso ma viene cooptata dall'alto. Ritengo pertanto che si possa ripartire soltanto con una legge sui partiti (prevista dalla Costituzione ma non attuata) che li obblighi a coinvolgere i cittadini sui temi di maggior interesse, partendo dal livello comunale: in quella sede si potrà selezionare e formare una nuova classe drigente.


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