Vittorio LussanaA parte il professor Umberto Galimberti, che peraltro stimiamo, la discussione sullo Stato di diritto in Italia durante la puntata di '8 e mezzo' del 23 febbraio scorso è stata fuorviante. Il sistema giudiziario italiano, fatta salva la Costituzione del 1948, è ancora quello fascista, per impostazione e per dottrina. Ciò significa che la norma giuridica tende a far saltare la distinzione tra pubblico e privato. E questa è la prova provata che il nostro ordinamento giuridico dovrebbe essere riformato radicalmente, perché non è affatto liberaldemocratico. Il personaggio pubblico perde quasi totalmente il diritto a una vita privata. Ma questo elemento non può essere dato per scontato, come afferma la Gruber: è esattamente questa la distorsione. La pubblicità di un processo dovrebbe bastare a colpire o, in caso di assoluzione, a riabilitare un imputato sottoposto a un giudizio. Invece, qui da noi il danno rimane. Persino per Daniele Luttazzi è stato così: quando vinse la causa contro Silvio Berlusconi e la Fininvest, la notizia venne data con scarso rilievo. Quando, invece, vi fu il cosiddetto 'editto bulgaro', la notizia venne data a caratteri cubitali e con titolazioni in apertura di prima pagina. Ci sono anche prove contrarie, insomma, su questo punto: la 'condanna mediatica' rimane anche quando si esce 'puliti' da un processo o, addirittura, si vince la causa in Tribunale. Galimberti si è dmostrato un 'gigante', rispetto a tutti gli altri, questa è la verità: prima vengono i diritti, non il sangue o la parentela. Persino il Vangelo è coerente, su questo punto. In realtà, l'Italia, ancora oggi, risente del corporativismo giuridico fascista. Si può dire, in qualche modo, che fascisti lo siamo tutti, in minima o in buona parte.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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