Nel corso dell'attuale
discesa all'inferno, voluta fortemente dagli italiani sulla spinta del cosiddetto
'vento del cambiamento', cercheremo di far passare l'inverno occupandoci di
teatro. Paradossalmente, il
'piano inclinato' intrapreso dall'opinione pubblica italiana ha infatti aumentato il
'tasso' di autorevolezza di alcuni rispetto ad altri. Un dato che registriamo a dispetto di contratti, consulenze e stipendi che, in effetti, non hanno mai misurato un reale grado di
professionalità. E già questo è un elemento non del tutto da
buttar via. Professionisti e intellettuali di primo piano passano, ormai, le loro giornate a osservare e a interpretare i contenuti espressi dalla
rete e dai
social network, dimostrandosi
'a rimorchio' della società. A dimostrazione di come quest'ultima fosse, già da tempo, assai più avanti di molti ambienti e poteri più o meno
'forti'. E' fuor di discussione che questo tipo di
'frangenti collettivi' appaiano alquanto
'scivolosi', poiché comportano la formazione di
un'enorme 'melassa', in cui può essere accolto tutto e il contrario di tutto. Ma le
masse, quando si pongono in movimento, sono così:
mescolano tante cose tutte assieme. In ogni caso, si tratta di fasi assai
feconde, che possono far emergere
contenuti brillanti accanto ad altri decisamente
pessimi, se non addirittura
degenerativi. Una
ricerca affannosa di novità che, tuttavia, si conferma come un dato piuttosto
sincero da parte di tutti:
movimentisti e
nostalgici, utopisti e
realisti, reazionari e
progressisti. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo deciso di confermare, anche quest'anno, la
'partnership' delle testate
'Laici.it' e della rivista
'Periodico italiano magazine' con il
'Roma Fringe Festival 2019', poiché si tratta di una rassegna teatrale, nazionale e internazionale, decisamente particolare, assai vicina al
mondo giovanile. Un universo ansioso di novità, animato da una
fretta di vivere che, da sempre, produce contenuti originali e interessanti. Inoltre, l'amore per il
teatro e la
cultura teatrale rappresenta un elemento di
nobiltà quasi commovente da parte dei nostri giovani, perennemente alla ricerca di un
'territorio' in cui applicare quel patrimonio di
princìpi e
contenuti che essi hanno appreso durante gli anni degli studi. Un
bisogno di coerenza che nessun ambiente della cultura ufficiale ha mai potuto, né voluto,
perdonare, poiché la società più
cinica e
'vecchia' si basa esattamente sul
principio opposto: quello di
non realizzare mai quel che si dice di
voler fare, al fine di
occultare tutto ciò che non si può, né si deve,
ammettere apertamente. Questa lotta contro
l'ipocrisia dell'indicibile rappresenta un fattore estremamente interessante, che dovrebbe esser valutato più a fondo. In secondo luogo, l'atteggiamento della cultura cosiddetta
'ufficiale' di questi ultimi decenni, nei confronti del
teatro è stato, senza alcun dubbio,
vergognoso: sin dai tempi
dell'antica Grecia, esso rappresenta il luogo primario di
formazione culturale e
identitaria di ogni popolo. Ed ecco, perciò, un elemento da tenere in grande considerazione: quello di una ricerca,
disordinata e
'casinista' - su questo non ci
'piove' - di nuovi elementi di
cultura popolare all'interno della nostra società. Questi due fattori -
lotta all'ipocrisia corrente e
ricerca di nuovi valori - sono ciò che rende fondata l'attuale fase di
confusione sociale. Mettersi a
"fare teatro", per molti nostri giovani diviene un qualcosa addirittura di
'trasgressivo', rispetto alla società del
mero intrattenimento imposta dalla
televisione. Ed ecco, dunque, il vero
'fronte di guerra' che si sta preparando e che, ben presto, si aprirà innanzi a noi: quello tra la
'rete' e la
televisione. Un conflitto che vedrà il
teatro schierato al fianco delle
forze di cambiamento, contro la
televisione e l'uso che ne è stato fatto, finalizzato alla
degradazione antropologica e alla
dissociazione mentale dei cittadini. Il
teatro, cioè uno dei
luoghi più
antichi del mondo, si collocherà a fianco dei
giovani per rinfacciare ai
'vecchi' il modo in cui esso è stato considerato, la
marginalità a cui è stato
costretto e
relegato. Si tratta di un conflitto che esploderà in maniera deflagrante e che ci vedrà dalla parte della forma di
cultura più antica del mondo, contro coloro che, da interi decenni, professano un altro mestiere,
altrettanto antico: quello della
prostituzione, intellettuale e non solo. Al momento, siamo ancora in una fase di
'schieramento strategico' degli eserciti, ormai decisi a
'scendere in campo'. Ma al momento opportuno, la
'guerra culturale' di cui stiamo parlando verrà
dichiarata. E, una volta esplosa, essa
non si fermerà.