Vittorio LussanaNel corso dell'attuale discesa all'inferno, voluta fortemente dagli italiani sulla spinta del cosiddetto 'vento del cambiamento', cercheremo di far passare l'inverno occupandoci di teatro. Paradossalmente, il 'piano inclinato' intrapreso dall'opinione pubblica italiana ha infatti aumentato il 'tasso' di autorevolezza di alcuni rispetto ad altri. Un dato che registriamo a dispetto di contratti, consulenze e stipendi che, in effetti, non hanno mai misurato un reale grado di professionalità. E già questo è un elemento non del tutto da buttar via. Professionisti e intellettuali di primo piano passano, ormai, le loro giornate a osservare e a interpretare i contenuti espressi dalla rete e dai social network, dimostrandosi 'a rimorchio' della società. A dimostrazione di come quest'ultima fosse, già da tempo, assai più avanti di molti ambienti e poteri più o meno 'forti'. E' fuor di discussione che questo tipo di 'frangenti collettivi' appaiano alquanto 'scivolosi', poiché comportano la formazione di un'enorme 'melassa', in cui può essere accolto tutto e il contrario di tutto. Ma le masse, quando si pongono in movimento, sono così: mescolano tante cose tutte assieme. In ogni caso, si tratta di fasi assai feconde, che possono far emergere contenuti brillanti accanto ad altri decisamente pessimi, se non addirittura degenerativi. Una ricerca affannosa di novità che, tuttavia, si conferma come un dato piuttosto sincero da parte di tutti: movimentisti e nostalgici, utopisti e realisti, reazionari e progressisti. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo deciso di confermare, anche quest'anno, la 'partnership' delle testate 'Laici.it' e della rivista 'Periodico italiano magazine' con il 'Roma Fringe Festival 2019', poiché si tratta di una rassegna teatrale, nazionale e internazionale, decisamente particolare, assai vicina al mondo giovanile. Un universo ansioso di novità, animato da una fretta di vivere che, da sempre, produce contenuti originali e interessanti. Inoltre, l'amore per il teatro e la cultura teatrale rappresenta un elemento di nobiltà quasi commovente da parte dei nostri giovani, perennemente alla ricerca di un 'territorio' in cui applicare quel patrimonio di princìpi e contenuti che essi hanno appreso durante gli anni degli studi. Un bisogno di coerenza che nessun ambiente della cultura ufficiale ha mai potuto, né voluto, perdonare, poiché la società più cinica e 'vecchia' si basa esattamente sul principio opposto: quello di non realizzare mai quel che si dice di voler fare, al fine di occultare tutto ciò che non si può, né si deve, ammettere apertamente. Questa lotta contro l'ipocrisia dell'indicibile rappresenta un fattore estremamente interessante, che dovrebbe esser valutato più a fondo. In secondo luogo, l'atteggiamento della cultura cosiddetta 'ufficiale' di questi ultimi decenni, nei confronti del teatro è stato, senza alcun dubbio, vergognoso: sin dai tempi dell'antica Grecia, esso rappresenta il luogo primario di formazione culturale e identitaria di ogni popolo. Ed ecco, perciò, un elemento da tenere in grande considerazione: quello di una ricerca, disordinata e 'casinista' - su questo non ci 'piove' - di nuovi elementi di cultura popolare all'interno della nostra società. Questi due fattori - lotta all'ipocrisia corrente e ricerca di nuovi valori - sono ciò che rende fondata l'attuale fase di confusione sociale. Mettersi a "fare teatro", per molti nostri giovani diviene un qualcosa addirittura di 'trasgressivo', rispetto alla società del mero intrattenimento imposta dalla televisione. Ed ecco, dunque, il vero 'fronte di guerra' che si sta preparando e che, ben presto, si aprirà innanzi a noi: quello tra la 'rete' e la televisione. Un conflitto che vedrà il teatro schierato al fianco delle forze di cambiamento, contro la televisione e l'uso che ne è stato fatto, finalizzato alla degradazione antropologica e alla dissociazione mentale dei cittadini. Il teatro, cioè uno dei luoghi più antichi del mondo, si collocherà a fianco dei giovani per rinfacciare ai 'vecchi' il modo in cui esso è stato considerato, la marginalità a cui è stato costretto e relegato. Si tratta di un conflitto che esploderà in maniera deflagrante e che ci vedrà dalla parte della forma di cultura più antica del mondo, contro coloro che, da interi decenni, professano un altro mestiere, altrettanto antico: quello della prostituzione, intellettuale e non solo. Al momento, siamo ancora in una fase di 'schieramento strategico' degli eserciti, ormai decisi a 'scendere in campo'. Ma al momento opportuno, la 'guerra culturale' di cui stiamo parlando verrà dichiarata. E, una volta esplosa, essa non si fermerà.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

 

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