Carla De LeoIl vero problema di fondo del Partito democratico rimane di natura culturale: esso appare, oggi, un tentativo di 'imborghesimento' della sinistra popolare italiana, che ha finito con l'allinearsi a tutti gli altri conservatorismi minoritari, di svariata e discutibile natura, presenti nel nostro panorama politico complessivo. I pochi veri scampoli di riformismo s'individuano solo in qualche esponente, nulla di più. Anche del riformismo, in verità, nessuno a largo del Nazareno ha mai capito molto, in verità. Così come nessuno ha compreso per tempo le 'spurie' origini culturali del leghismo 'salviniano'. Tutto questo processo era comunque destinato a implodere già da prima dell'avvento di Matteo Renzi. Si poteva e si doveva puntare su un rinnovamento politico autentico, dotato di basi culturali certe e concrete, anziché scommettere su una 'rottamazione' arbitraria e sulla formula del Partito 'leaderista', già svuotata dai decenni di delirio 'berlusconiano'. Si doveva, cioè, rimanere sulle antiche 'vie maestre': quella laico-azionista, quella socialista, quella 'liberal'. Invece, si è commesso l'errore di ridurre tutto a una miserevole ricerca di potere per il potere, senza un minimo di lungimiranza. Nessun processo di rinnovamento dal 'basso' è stato realmente impostato; nessun provvedimento riorganizzativo delle nostre istituzioni, a cominciare da quelle scolastiche ed educative, ha sortito gli effetti sperati. Il Partito è addirittura percepito, oggi, come la forza politica rappresentativa dei ceti più abbienti e 'sfasati' dei centri storici delle grandi realtà urbanizzate: il Partito della 'Ztl' o dei quartieri 'alti'. Un rivolgimento che possiamo considerare persino paradossale, da un punto di vista politico-sociale. Un Partito antistorico, che ha dimostrato di non avere idee proprie, che replica sempre e solamente su quelle altrui, che dimentica le periferie e quelle nuove povertà che lo sviluppo tecnologico porta con sé. Non si tratta di semplici disattenzioni: qualcosa è cambiato nel Pd. Forse anche troppo. Un Partito di 'gomma', privo di ogni identità e sempre pronto a 'torsioni' improvvise, che ha finito col copiare i difetti 'berlusconiani' senza preoccuparsi di difendere o rinnovare quel retroterra sinergico di fiancheggiamento che ha garantito, in altri casi, il superamento di crisi politiche profonde, o lunghi periodi all'opposizione. In sostanza: il Pd ha semplicemente copiato Forza Italia. E lo ha fatto pure male.


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