Serena Di GiovanniHa preso il via, il 19 aprile scorso, 'Pratiche di restauro', mostra organizzata dall'Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr) presso i locali dell'ex Carcere femminile dell'istituto di restauro romano, da poco restaurati. Un mese di visite guidate lungo sei percorsi tematici, per raccontare l'attività dell'istituto attraverso i progetti di restauro di 19 opere del patrimonio culturale italiano. Un'iniziativa per divulgare non solo l'attività del noto istituto capitolino, ma anche per osservare da vicino e dal vivo opere realizzate da artisti del calibro di Parmigianino, Domenichino, delle botteghe di Botticelli, Tiziano, Jacopo Bassano e Francesco Francia, con visite guidate alle opere restaurate. L'obiettivo è ovviamente quello di divulgare al pubblico le attività legate al restauro delle opere d'arte e dei manufatti di interesse storico e archeologico, per diffondere una sempre maggior consapevolezza dell'importanza del patrimonio culturale e della sua protezione. I 6 percorsi tematici dell'esposizione sono i seguenti: Ricerca scientifica applicata; Tecniche di pulitura; Supporti; Lacune; Rifacimenti storici; Grandi danni: natura e uomo. Relativamente alle tecniche di pulitura, per esempio, l'intento è quello di spiegare al pubblico la grande complessità di questa 'pratica', poiché si tratta di effetti di una un'azione totalmente irreversibile, che 'libera' l'opera dal degrado (depositi coerenti e incrostazioni che spesso provocano macchie e alterazioni cromatiche) e in cui diventa fondamentale 'conoscerla'. Il trattamento delle lacune è uno dei temi più complessi sui quali si è provato il restauro moderno, ma che comunque, al di là delle tecniche utilizzate, parte da un imprescindibile assioma: ovvero, che "non sia possibile ripristinare l'opera così com'era quando venne realizzata". Da qui, l'intervento moderno risulta dettato da due criteri basilari: la riconoscibilità e la reversibilità, come per esempio consentono le tecniche del tratteggio ad acquerello e del 'puntinato' per le opere tridimensionali, elaborate e utilizzate dall'istituto. Un altro importante spunto di riflessione, che emerge con forza dalla mostra, è l'estrema fragilità del nostro patrimonio culturale, dimostrata dai recenti eventi sismici. Se certamente la forza della natura può essere distruttiva, non dobbiamo però dimenticare anche l'azione dell'uomo attraverso guerre, incidenti, incuria e imperizia. Per questo, la messa in sicurezza del patrimonio artistico diventa il primo obiettivo del moderno restauro. Da non tralasciare, inoltre, l'aspetto della tecnologia e dell'innovazione applicate ai beni culturali, come dimostra la sezione 'Ricerca scientifica applicata', che introduce nuove tecnologie applicate alla conservazione e al restauro. La ricerca applicata interessa principalmente due filoni: a) lo studio dei materiali che costituiscono le opere d'arte e dei loro processi di degradazione per le diverse tipologie di manufatti; b) la sperimentazione di nuovi materiali e di nuove tecniche finalizzate alla conservazione e al restauro, spesso derivati da 'nanotecnologie'. Ogni sezione della mostra raccoglie opere o manufatti restaurati di recente, particolarmente negli ultimi 3 anni di attività dell'Iscr, con caratteri di rilevanza per i problemi conservativi che hanno presentato. I visitatori sono accompagnati dagli esperti (restauratori, storici dell'arte e scienziati) alla scoperta dei diciannove progetti di restauro su altrettante opere, secondo un arco temporale che va dall'antichità (quali la testiera e il morso equini dal Parco naturalistico e archeologico di Vulci) fino al novecento (quali il trittico di Achille Capizzano e la Ripetizione rossa in tre sezioni di Toti Scialoja), passando per lavori di Parmigianino, Domenichino, delle botteghe di Botticelli, Tiziano, Jacopo Bassano, Francesco Francia e una 'digressione' geografica nell'arte giapponese, con le maschere teatrali dei secoli XVII-XIX. Una modalità di divulgazione che s'ispira ad analoghe iniziative dirette dal primo storico direttore, nonché fondatore dell'Istituto, Cesare Brandi, il quale usava divulgare tali manifestazioni tramite 'cartoline', dando la possibilità di vedere i capolavori restaurati (provenienti da tutta Italia) prima che venissero giustamente restituiti alle loro terre. Il tributo a Brandi è apprezzabile anche dal titolo della mostra, nonché dalla proposta dei 6 'temi-guida', che intende richiamare la sua fondamentale opera, 'Teoria del Restauro' (1963): un testo fondativo del restauro moderno in Italia e all'estero, da cui vengono estrapolate delle frasi emblematiche ad aprire ogni sezione della mostra.
 
PRATICHE DI RESTAURO
dal 23 aprile al 25 maggio 2018;
dal lunedì al venerdì (esclusi il 25 aprile e il 1° maggio);

ingresso gratuito, ma solo su prenotazione con visite guidate;
orario inizio visite: lunedì, mercoledì, venerdì ore 10.30 e 11.30;
martedì e giovedì 15.30 e 16.30;
durata della visita: un'ora circa, per un massimo di 20 visitatori.



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