Dario CecconiSono passati 70 anni dalle elezioni del 18 aprile 1948: le prime vere consultazioni politiche italiane. Dopo aver scritto insieme la Costituzione, i Partiti si sfidarono per governare il Paese. La posta in gioco, in un clima dominato dalla guerra fredda, era la collocazione geo-strategica dell'Italia. Si doveva scegliere se stare a riparo sotto l'ombrello degli Stati Uniti, o rivolgere lo sguardo verso l'Urss di Stalin. A scontrarsi vi erano due imponenti blocchi politici contrapposti: la Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi, trentino, classe 1881; e il Fronte democratico popolare, costituito dal Partito comunista italiano di Palmiro Togliatti, genovese, classe 1893 e dal Partito socialista italiano di Pietro Nenni. La contrapposizione era frontale, in ogni senso: non solo quella ideologica interna, tra cattolici e comunisti, ma anche quella internazionale tra schieramento nel fronte occidentale o nel fronte sovietico. Stati Uniti e Urss spingevano dall'esterno per favorire ciascuna il proprio fronte. La Chiesa, allora decisiva nello spostare milioni di voti, era compattamente schierata sul fronte anticomunista. La campagna elettorale fu aspra, serrata, senza esclusione di colpi. Il protettivo 'scudocrociato' si contrapponeva al barbuto Giuseppe Garibaldi, scelto dal fronte della sinistra come simbolo popolare e rivoluzionario.

La campagna elettorale
La Democrazia cristiana aveva compreso che la propaganda era la 'chiave' giusta per arrivare al cuore e alla mente degli elettori moderati. Vennero lanciati slogan destinati a passare alla Storia, come quello di Giovannino Guareschi: "Nel segreto dell'urna, Dio ti vede, Stalin no". Arrivarono anche i manifesti con i cosacchi e lo scudo che arrestava una falce e un martello scagliati da una mano nemica. Alcide De Gasperi, fino a pochi mesi prima alleato di Palmiro Togliatti nei governi espressione del Comitato di liberazione nazionale, spinse sull'acceleratore dell'anticomunismo: "Noi conosciamo il duplice sistema comunista: utilizzare il mezzo democratico e parlamentare e, contemporaneamente, riservarsi il ricorso alla forza e prepararlo. Oggi 'belano' i comunisti, ma ben conosciamo le loro zanne e lo zoccolo da caproni". Era la denuncia della famosa politica togliattiana del 'doppio binario': democratici in parlamento, rivoluzionari nelle piazze. Togliatti replicò a muso duro: "De Gasperi vuole la confusione, sicuramente cerca la rissa. Per questo fa appello alla paura. Per questo semina il panico. Per questo evoca fantasmi di torbida morbosità medievale". Ma la verità era che, più si avvicinava il voto, più il fronte delle sinistre dovette giocare in difesa, cercando di tirarsi fuori dal mito negativo che si era diffuso nei riguardi del bolscevismo russo, pronto a mangiarsi anche l'Italia in un sol boccone.
 
I manifesti della Dc
Furono prodotti dalla società 'Spes' e promossi dai cosiddetti Comitati civici, creati solamente nel febbraio del 1948, a pochi mesi dalle elezioni, ma che riuscirono a produrre ugualmente un volume di propaganda notevole. Il fondatore dei comitati fu Luigi Gedda, personaggio legato agli ambienti della Chiesa e che proprio da Papa Pio XII aveva ottenuto il mandato di fondare i comitati allo scopo di far fronte alla capillare organizzazione del Partito comunista italiano. La struttura messa in opera da Gedda servì a dare voce alle altre associazioni cattoliche che non potevano fare politica, dovendo attenersi alle norme concordatarie del 1929, le quali proibivano alla Chiesa di pronunciarsi apertamente su questioni politiche. Fondamentale fu l'opera di volantinaggio e la stampa di un periodico in 250 mila copie denominato 'Il Collegamento', che ebbe grande diffusione in tutto il Paese.

I risultati finali
La Democrazia cristiana incassò una sonante vittoria. Il verdetto fu di quelli senza appello. Quasi 27 milioni di persone si recarono a votare, ovvero: il 92,2% per cento degli aventi diritto. La Dc di De Gasperi incassò il 48,5% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei deputati. Il Fronte popolare raccolse solamente il 31% dei voti e 183 seggi. In numeri assoluti, 12 milioni di voti contro 8 milioni.


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