Vittorio LussanaIl principale errore, commesso per interi decenni dall'intera classe politica italiana, è stato quello di rinunciare ostinatamente ad analizzare la società e i suoi mutamenti di fondo. Un rinchiudersi all'interno dei propri Partiti, considerati come dei 'bastioni' di protezione rispetto alla società stessa. Ciò ha allontanato i cittadini dalla politica, inducendoli ad affidare il proprio consenso a un movimento disordinato e protestatario come quello dei '5 stelle'. Si è generata una distanza, tra società e classe politica, praticamente incolmabile. Anche chi, nel 1994, aveva annunciato di voler "scendere in campo" nel tentativo, puramente di 'facciata', di realizzare una "rivoluzione liberale" si è poi ben guardato dal voler quanto meno 'abbozzare' un'analisi efficace della realtà più profonda del nostro Paese. Probabilmente, una certa impostazione 'classista' del moderatismo italiano ha indotto tutti quanti a non porsi minimamente il problema di affrontare ambiti e settori alquanto impervi: occuparsi di welfare o, più in generale, di 'sociale' è "roba da socialisti". Perché, allora, continuare a sperare in una "rivoluzione liberale", se chi dovrebbe condurla si limita a porsi come un semplice restauratore dell'ottuso opportunismo dell'italiano 'medio'? Il quale, oggi, non è più un colonialista, un assolutista o un 'guerrafondaio' solamente perché è cambiato il mondo attorno a lui, non in quanto risultato di un'evoluzione culturale innescata da Silvio Berlusconi o da qualcuno dei suoi alleati, di ieri e di oggi. Insomma, i moderati attuali sono più o meno gli stessi di ieri: anacronistici, demenziali, legati a una concezione 'atomica' della libertà privata. Vetusti detriti culturali, poiché una libertà totalmente 'sganciata' da ogni forma di sensibilità verso l'interesse generale del Paese è mero opportunismo, non liberaldemocrazia: sarebbe anche il caso che qualcuno lo comprendesse con un minimo di 'crociana' onestà intellettuale. Ma in tutto questo e oltre a tutto questo, il vero 'guaio' è che anche il mondo democratico e progressista si è dimostrato provinciale, qualunquista, piccolo borghese, esattamente come quello moderato. Per anni, a sinistra ci si è 'riempiti la bocca' di parole senza fornire loro alcun significato concreto. E ciò è avvenuto perché anche il mondo degli intellettuali e della classe politica 'di sinistra' è completamente cambiato: non c'è più l'Unione sovietica, né il sogno marxista del "paradiso sulla Terra", né quello dell'eguaglianza e della fratellanza tra i popoli e i singoli individui appartenenti a generi e razze diverse, a fedi e religioni distinte, a filosofie e culture differenti. Si tratta di valori crollati solo materialmente, legati cioè all'esperienza storica di un socialismo determinista e 'coattivo', ma ancora validi in senso ideale e 'spirituale': ecco perché l'esponente più avanzato e progressista sembra essere, oggi, l'attuale pontefice. I presupposti sociologici e i princìpi filosofici della rivoluzione francese sono ancora tutti in piedi. E allora? Che cos'è che ci sta 'scaraventando' tutti quanti all'indietro, verso una crisi di valori devastante, che ha ormai distrutto ogni cultura politica precedente? La risposta, tutto sommato, è piuttosto semplice: l'avvento del 'leaderismo' e del 'personalismo' all'americana. L'italiano 'medio' è stato indotto a scegliere l'esponente più adatto a rappresentarlo in base a nuovi criteri puramente percettivi, d'immagine, anziché legati ai contenuti politici reali. Non è stata Tangentopoli a generare la regressione: le inchieste di 'Mani Pulite' sono state il 'detonatore' della crisi, ma non la causa primaria. Dopo il crollo della prima Repubblica, la classe politica dei Veltroni e dei D'Alema, ma anche dei Romano Prodi e dei Fausto Bertinotti, avrebbe dovuto preoccuparsi di rielaborare nuovi orizzonti e strategie, rinnovando se stessa. Invece, si è deciso di affidarsi totalmente all'apparente modernità del marketing, alle analisi di mercato, ai sondaggi d'opinione, ai venti mutevoli di una quotidianità priva di obiettivi riformisti di lunga lena. Un errore commesso anche perché a nessuno è stato concesso il tempo di reagire alla nuova situazione: 'quel tempo' se lo è preso, a suo tempo - mi si perdoni il 'gioco di parole' - il 'berlusconismo', la creazione di Forza Italia, la sotto-cultura commerciale del mero intrattenimento televisivo. Anziché impegnarci a formulare un nuovo progetto di società, si è perseverato diabolicamente nell'errore che si era già commesso nell'altro 'campo': si è cercato di 'scopiazzare' un'impostazione pasticciona e 'populista', quasi da 'sit-com' televisiva, dimostrando di essere una sinistra completamente priva di idee proprie. E' così cominciata la lunga serie di 'mutazioni', le quali non si sono affatto poste il problema di 'tornare al sociale' o di affrontare una seria riforma di un welfare ridotto a un 'colabrodo' di sprechi e clientelismi, insomma di fornire una risposta strutturale e realmente alternativa ai problemi. Anche i provvedimenti approvati nell'ultima legislatura sono state spesso decisioni prese 'a metà': nell'immediato, affrontano alcuni problemi, ma poi risultano totalmente privi di una visione che ne delinei una coerenza culturale di fondo, al fine di raggiungere degli obiettivi che rispondano agli interessi concreti della collettività. Tale parziale fallimento è particolarmente grave proprio per quei Partiti che si sono sempre definiti "di sinistra". Certamente, alcune riforme sono state portate a compimento. E qualche obiettivo è stato anche raggiunto, in qualche modo. Ma è proprio questo "in qualche modo" che preoccupa e che continua a preoccuparci. Tra le forze laiche e di progresso manca un metodo, oltre a una strategia complessiva. Silvio Berlusconi e le destre, per quanto 'sgangherato' e populista, un proprio metodo ce l'hanno: l'aziendalismo gerarchico; la convinzione di poter trascendere dalle norme giuridiche; un'inconsapevolezza e una sprovvedutezza delirante, che tuttavia riproduce fedelmente le contraddizioni più banali dell'italiano 'medio'. Ai cittadini dev'essere spiegato: a) perché è giusto cambiare e migliorare se stessi; b) perché occorre rivedere alcuni valori di comportamento nei riguardi delle donne; c) perché è necessario accettare un nuovo 'modello' sovranazionale basato sui valori della solidarietà e di accettazione della diversità tra le culture e le persone; d) perché è opportunto e persino urgente battersi per una società 'aperta', laica, moderna, integrata e multiculturale. Se non siamo in grado di far comprendere queste cose agli italiani, perché mai quel che andava bene fino a ieri, oggi non dovrebbe valere più nulla? Era questa la domanda a cui bisognava rispondere in maniera politicamente articolata. La gente non può continuare a sentirsi 'investita' dalle questioni come se stesse cercando di attraversare la strada in mezzo a un circuito di 'Formula Uno'. Non è da persone laiche, né tantomeno "di sinistra", decidere di abbandonare intere categorie sociali a se stesse - i giovani, le donne, i lavoratori, l'intera società - lasciandole completamente in balìa di mutamenti epocali. Si trattava di questioni alle quali delle forze politiche realmente democratiche dovevano saper rispondere. Invece, ci siamo ritrovati tutti 'scagliati' all'interno di un 'vuoto' che ha generato soprattutto disorientamento. Le poche élites colte rimaste in campo, quelle socialiste, radicali e cattolico-progressiste, si sono anch'esse adeguate al conformismo 'berlusconiano'. E innanzi a un orizzonte così tragico e desolante, gli unici che hanno dimostrato l'intenzione di voler rielaborare un'idea 'diversa' di cultura politica, proiettata verso il futuro e capace di provare ad andare al di là delle 'culture perdute' sono stati proprio i ragazzi di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. La forza politica attualmente guidata da Luigi Di Maio non manda 'in sollucchero' i 'palati' più sofisticati dei nostri opinionisti, compreso quello del sottoscritto. Ma per lo meno, il 'M5S' ha saputo dimostrare l'intenzione di volersi battere per la dignità delle persone. E questo è un merito che non possiamo continuare a negare. Le cose, purtroppo, stanno così: la politica si è volutamente dimenticata della società. Pertanto, la società ha deciso di dimenticarsi della politica. Non si tratta di una personale dichiarazione di resa: non sono affatto intenzionato a votare per il Movimento 5 stelle, né mi adopererò in alcun modo a favore dei loro disordinati e contraddittori programmi politici. Ritengo semplicemente necessario un nuovo approccio di dialogo e comprensione verso di loro: basta con i cinismi e le malignità, poiché potrebbe nascere un rapporto assai più fecondo, estremamente utile per questo disgraziato Paese. Se valgono le ipotesi sopra esposte, 'Liberi e Uguali', insieme a tutte quelle forze che si richiamano al mondo che ruota attorno al critico d'arte Tomaso Montanari e all'amica Anna Falcone - coraggiosamente prodottasi, in questi ultimi anni, in uno sforzo 'perlustrativo' non indifferente - insieme al professor Pisapia, Nichi Vendola, Pippo Civati e tutti gli altri debbono dimostrarsi finalmente consapevoli di quale sia, oggi, il compito di una 'nuova sinistra', anche al fine di farlo comprendere agli elettori: quello di sposare un'idea della politica basata sull'azione. Perché noi 'padri' non siamo tenuti solamente a comprendere i nostri figli, bensì dobbiamo anche saper agire con loro, avvertendoli, consigliandoli, guidandoli alla luce della nostra esperienza e avvedutezza. Senza pregiudizi o malafede.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
 
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Cristian - Latiano (BR) - Mail - martedi 16 gennaio 2018 10.23
Gli italiani sono spaesati, è verissimo. E oggi più che mai avrebbero bisogno di punti di riferimento e una guida di sinistra sicura, capace di rappresentare gli interessi del Paese e di gettare solide basi per un Paese che, in tema di valori, frana un po' ovunque. Dalla attuale campagna elettorale emergono tante promesse, ma non dei veri progetti che guardino lontano e, quindi, siamo alle solite.
Giuseppina - Napoli - Mail - lunedi 15 gennaio 2018 13.38
Credo che, nella sostanza, gli italiani in questo periodo siano alla ricerca di chi tuteli norme e precetti... E' scompiglio ovunque. Inoltre, non si può pensare che il cittadino medio abbia le possibilità economiche per pagare dazi o altro se non gli viene dato, di base, un supporto retributivo pari alla spesa che deve affrontare quotidianamente. I numeri parlano chiaro: questo accade quando il lavoro c è, ma per quelli che non lo hanno è tragedia. Vedere intorno sprechi, disordini e ruberie a prescindere da chiunque governi è demotivante. E' questo quello che non si capisce: la massa cercherà sempre quello che promette, anche se chi promette non è affidabile.


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