Andrea GiuliaA 16 anni dalla morte dell'attore Alessandro Fersen, sempre maggior importanza va assumendo, ogni anno, la celebrazione del premio teatrale alla regia e alla drammaturgia contemporanea a lui intitolato. L'ultimissima edizione, tenutasi a fine novembre presso il Chiostro 'Nina Vinchi' del Piccolo Teatro di Milano, ha visto premiati una serie di testi drammaturgici e di spettacoli di primissima scelta. La qualità artistica delle rappresentazioni selezionate rende l'idea del livello e dell'importanza che sta assumendo questo riconoscimento, uno dei pochi a privilegiare veramente la professionalità artistica. Tuttavia, prima di esporre la consueta lista di vincitori 2017, vogliamo approfondire la figura di Alessandro Fersen, un grandissimo attore, drammaturgo e regista teatrale venuto a mancare a Roma nei primi giorni di ottobre del 2001.

La storia di Alessandro Fersen
Nato nel 1911 da una famiglia di religione israelita stabilitasi nella città di Lódz, oggi appartenente alla Polonia ma a quei tempi facente parte dell'Impero russo, Alessandro Fersen si stabilì con la famiglia a Genova nel 1913. Allievo di Giuseppe Rensi, nel 1934 si laureò in Filosofia presso l'università di Genova con una tesi pubblicata col titolo 'L'universo come giuoco'. A causa delle leggi razziali del 1938 fu costretto a recarsi a Parigi e, in seguito, in Europa orientale. Tornato in Italia, partecipò alla Resistenza nelle formazioni della Liguria legate al Partito socialista italiano, prima di riparare in Svizzera, dove conobbe Emanuele Luzzati e Giorgio Colli. Rientrato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, dopo un periodo in cui si dedicò all'attività politica (fu segretario del Comitato di Liberazione Nazionale per Genova e la Liguria) e al giornalismo ('Il Lavoro' e il 'Corriere del Popolo'), negli anni dell'immediato dopoguerra esordì come regista teatrale con lo spettacolo 'Lea Lebowitz': un testo che egli stesso aveva tratto da una leggenda 'chassidica'. Proprio grazie a quest'opera cominciò un solido sodalizio artistico con lo scenografo Emanuele Luzzati, insieme al quale, nel 1968, ha fondato il 'Teatro Ebraico', mettendo in scena opere da lui scritte quali 'Golem' (1969), ispirata al folklore yiddish e 'Leviathan' (1974), basata sulle tecniche del mnemodramma. Negli anni '50 del secolo scorso lavorò, inoltre, per il Teatro Stabile di Genova, collaborando con grandi attori come Enrico Maria Salerno e Tino Buazzelli. Curò le regie delle opere di Shakespeare, Pirandello, Molière, Anouilh. E, ovviamente, di suoi testi. Successivamente iniziò la sua attività di insegnante di recitazione a Roma con la scuola per attori 'Studio di arti sceniche', ispirata al 'metodo Stanislavskij', che diverrà molto noto, non solamente nel mondo degli attori, negli anni successivi. Fu inoltre autore di saggi critici e teorici volti a un teatro interdisciplinare sulla rivista 'Sipario' e nell'opera 'Il teatro'. Come attore, fu attivo anche in televisione e nel cinema, come per esempio nell'Omero di Mario Camerini e in 'Le amiche' di Luchino Visconi, premiato con il Leone d'argento alla 20esima edizione del Festival del cinema di Venezia.

Il premio Fersen
Il riconoscimento alla regia e alla drammaturgia italiana intitolato alla memoria di Alessandro Fersen, ideato e diretto da Ombretta De Biase, nacque nel 2003 come atto d'amore per il teatro e grazie alla collaborazione di un gruppo di 'teatranti' milanesi, tra cui Ugo Ronfani, con il duplice intento di rendere omaggio alla memoria del grande drammaturgo e regista teatrale, nonché per dare un segno di incoraggiamento alla drammaturgia italiana, colpevolmente trascurata dalle istituzioni. Tale riconoscimento, nel giro di un decennio è divenuto uno dei più importanti premi teatrali del nostro Paese e i testi selezionati sono presenti nei cartelloni dei principali teatri italiani e, più recentemente, anche internazionali.

La XIII edizione
Il premio Fersen 2017, giunto alla sua XIII edizione, ha visto premiati i seguenti lavori:
Premio Fersen 2017 per la drammaturgia ai testi: 'Cuore nero' di Pietro Favari, uno spettacolo costantemente in bilico tra il 'noir' e la denuncia sociale. Un testo apparentemente surreale, nel suo crudo e cruento realismo, sul moderno e mostruoso fenomeno del 'traffico d'organi';
'Il ricatto' di Francesca Bartellini, una 'tenzone verbale' tra Michelangelo e Papa Paolo IV, il cui sottotesto mette in relazione il muro del ghetto, il muro del pianto e il muro di Berlino, in una prospettiva post-moderna ad alta rappresentatività;
'La Romina' di Lavinia Magnani, commedia dal sapore 'zavattiniano', ma dal sottotesto amaro in cui, pur nel tono della fiaba, si richiama la vocazione tirannica di certe madri;
'Mosaico di Donna-Vetustà' di Cecilia Bernabei, un testo in cui figure di donne eccellenti del passato si alternano ad altrettante figure femminili, in un dialogo corale dal ritmo possente.
Altri testi 'segnalati' sono i seguenti:
'Bolle di sapone' di Angela Di Maso;
'Il Vangelo secondo Antonio' di Dario De Luca.
Il premio Fersen 2017 per la regia teatrale è andato invece ai seguenti lavori teatrali:
'Hamletelia' di Caroline Pagani, uno spettacolo di distribuzione e respiro internazionale, allestito dall'autrice con efficace minimalismo scenico e concertato su una perfetta 'one-woman-orchestra';
'Ma/ter - donne fra MAfia e TERrorismo' di Graziella Pizzorno, uno spettacolo corale che la regia dell'autrice ha reso essenziale e incisivo nell'attuare la lezione del teatro-documento 'post-brechtiano'.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio