Giovanna MelandriIl 12 giugno voterò 4 ‘Sì’ al referendum, perché penso che una regolamentazione legislativa della procreazione medicalmente assistita sia necessaria. Non è la attuale legge 40, crudele ed ingiusta, ciò che ci serve ma una legge diversa, più saggia, rispettosa dei differenti convincimenti etici diffusi nel nostro Paese sul tema della vita e della genitorialità, che parta dal presupposto che in uno Stato laico non è la norma il luogo in cui far prevalere un’opzione etica sull’altra. Io voterò convintamente quattro sì – e per la stessa ragione sono impegnata in prima linea nella campagna referendaria - perché la legge 40 è una legge crudele, in grado di provocare situazioni simili a quelle che si verificano quando c’era ancora il cosiddetto “Far West” della provetta. Ricordo che il Parlamento cominciò a occuparsi di questo tema sull’onda di alcuni fatti di cronaca, tra il 1993 e il 1994. Nel 1993 nacque a Napoli una bambina, Elisabetta, affetta da talassemia per una donazione non controllata in seguito a una fecondazione eterologa praticata in uno di quei centri selvaggi. Insieme ad altre colleghe parlamentari, presentammo un testo di legge sulla fecondazione assistita che partiva proprio da quel caso per evitare che nel Far West a risultare penalizzata fosse la salute della donna e del nascituro. Sono passati più di dieci anni da allora ed oggi siamo arrivati ad una legge crudele che punisce la sterilità e che, tanti anni dopo il caso di Napoli, comporta questo paradosso: pochi mesi fa a Catania una donna portatrice sana di talassemia che si è sottoposta alla fecondazione omologa è stata obbligata - perchè così dice la legge 40 - al reimpianto di embrioni malati.
Ma in che Paese viviamo? In un Paese schizofrenico ed ipocrita che vieta la diagnosi preimpianto, obbliga al reimpianto di tutti gli embrioni prodotti per ogni ciclo di riproduzione e così incentiva il ricorso all’aborto selettivo. Mi sembra un fotogramma eloquente dell’alto tasso ideologico contenuto in questa legge. Di cui stiamo già vedendo gli effetti: il turismo procreativo all’estero è aumentato. Siamo tornati alla discriminazione di censo. Chi se lo può permettere va all’estero, chi non se lo può permettere rinuncia al figlio. E questo in un’epoca in cui la sterilità nelle società occidentali e quindi anche a casa nostra aumenta. Le donne fanno i figli più tardi per tante ragioni, non ultima la necessità di trovarsi un lavoro e a trentacinque anni la fertilità diminuisce.

Questa legge si basa su un pregiudizio punitivo verso il desiderio di maternità e paternità senza nessuna comprensione verso il dolore delle persone.
Questo referendum, dunque, dal mio punto di vista non è un match tra laici e cattolici. Intanto perché sono cattoliche 7 coppie su 10 che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita. Il dibattito è tra chi - laici e cattolici - ha una visione laica del rapporto tra etica e diritto e chi invece – e tra essi ci sono anche i laici – ha una visione integralista.

Votare è molto importante e discutere in queste settimane è ancora molto più importante. Questo referendum è un’occasione preziosa per discutere di libertà nell’era moderna. E per sfatare pregiudizi e false credenze. Mi ha sorpreso, nelle molte discussioni che in queste settimane si fanno sull’oggetto dei quattro quesiti referendari, l’elevato numero di convinzioni errate che molti italiani coltivano sul tema della procreazione medicalmente assistita. E’ inaspettatamente elevato il numero di quanti motivano il proprio no all’eterologa sulla base della confusione tra donazione di gameti esterni alla coppia e casi completamente diversi e giustamente proibiti come, ad esempio, l’utero in affitto. Ed è ancora più elevato il numero di chi – soprattutto tra gli uomini - motiva il proprio no al quesito sull’eterologa sulla base della errata convinzione che quando si parla di eterologa si parli esclusivamente di donazione di gameti maschili. Nulla di più falso: i dati più recenti e lo sviluppo della scienza e della medicina ci dicono che, oggi, quasi l’80% degli interventi di fecondazione eterologa avviene con donazione di gameti femminili, soprattutto nei casi di donne rese infertili da diverse e gravi patologie, affette da menopausa precoce o sottoposte a terapie chemioterapiche o radiologiche. Anche per questi motivi l’informazione resa dai media sui referendum, soprattutto dalla televisione ed in particolare dalla Rai è fondamentale per portare i cittadini italiani a formare il proprio libero convincimento sulla base di una conoscenza esatta e non falsata o fuorviante della materia su cui sono chiamati ad esprimersi.
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