Giuseppe LorinDal 5 novembre scorso, nelle sale della 'Halcyon Gallery' di Londra sono esposte le vernici del premio Nobel per la letteratura, Bob Dylan, un artista a tutto tondo. Il tema dominante è soprattutto la natura e le sue immagini così come si presentano alla vista di chi la osserva nel contesto del paesaggio che viene attraversato, con la macchina o a piedi. Queste rappresentazioni pittoriche raffigurano immagini di chi ancora riesce a catturare quei messaggi che la natura stessa, in continuazione, suggerisce all'essere vivente che vive in essa, ma che troppo spesso la calpesta, osservandola freddamente. E' questo 'urlo' all'umanità, il significato di fondo dell'interessante mostra del musicista, poeta e pittore. 'The Beaten Path', la 'terra calpestata', è una raccolta di acrilici, disegni e acquerelli, dipinti dal cantautore e incentrati su paesaggi americani con l'idea di creare immagini che non possano essere interpretate male o non comprese, dall'autore stesso o da chiunque altro. Nella brochure, Dylan scrive che il tema unificante di queste opere sarebbe "l'interpretazione del paesaggio americano" e che la chiave per il nostro futuro "è nei resti del passato". Insomma, un'intensa e profonda definizione poetica per dire che la natura va protetta, se vogliamo consegnarla in eredità alle generazioni future. Si tratta di dipinti pieni di 'realismo del momento': arcaico, immobile, ma all'apparenza tremante, titubante, in contraddizione con il mondo moderno. Questa è la tipica 'poetica critica' del musicista premio Nobel, che denuncia l'architettura disumana dei capannoni industriali privi di finestre, visibili percorrendo la strada che da Chinatown raggiunge San Francisco. È quasi impossibile vedere il cielo, poiché i grattacieli ne impediscono la vista: "Sarebbe meglio non vederli nemmeno", confessa egli stesso. Il 'menestrello del rock' ha anche dichiarato che i colori dei suoi acrilici e dei suoi acquerelli sono stati creati appositamente per "mostrare meno emozione possibile", pensati per non essere "emozionalmente severi". La sua idea di pittura è  infatti quella di comporre lavori capaci di creare stabilità, concentrandosi su oggetti generalizzati, universali, facilmente identificabili, in modo da rappresentare scene di vita o di vita inanimata per se stesse. Leonardo da Vinci dipingeva quadri sfocati, forse perché era miope: le sue linee sono 'nubi' che si dissolvono l'una nell'altra, in diverse combinazioni di colori. Il punto di vista opposto era quello di Mondrian e Van Gogh, con linee rigorose che definiscono i volumi di spazio. A mezza strada tra questi artisti si trovano Kandinsky e Raoul Dufy, della corrente pittorica dei 'Fauves', che aprirono la serie delle avanguardie rivoluzionarie del secolo appena trascorso. In ogni caso, è certo che i dipinti di Bob Dylan rientrano nella concezione artistica di Wassily Kandinsky, anche lui 'occupato' in musica, letteratura, etnografia. Con Dylan siamo dunque ai 'prodomi' dell'astrattismo 'kandinskiano', con l'uso del colore in libertà assoluta verso una scrittura pittorica. Il mese scorso, Dylan è stato insignito del premio Nobel per la letteratura, ma non sa se gli sarà possibile partecipare alla premiazione di Stoccolma, il prossimo 10 dicembre: staremo a vedere.

'The Beaten Path'
Halcyon Gallery - Londra
dal 5 novembre 2016 al 15 aprile 2017


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