Vittorio LussanaIl centro della riflessione in merito all'informazione su internet, soprattutto dopo i recenti gravissimi fatti relativi al suicidio di Tiziana Cantone, dovrebbe esser quella di una drastica riconsiderazione del linguaggio formativo e della comunicazione di massa. Tramite la rivoluzione tecnologica in atto, infatti, si potrebbe tentare un superamento della dimensione, alquanto arretrata, del nostro modo di controllare quel che viene reso pubblico, 'scorporando' ciò che possiede una funzione meramente quantitativa, ovvero basata sull'audience o sul numero di 'click' che possono derivare dai social network, al fine di abbandonare il monopolio della comunicazione propagandista o di consumo. I social network permettono a chi comunica di proiettare categorizzazioni culturali che non coincidono con il tempo 'storico' propriamente detto, il 'kronos' degli antichi greci, bensì entrano in contatto con 'l'aiòn': il tempo immediato, l'attimo degli stoici. In ciò, la barriera tra pubblico e privato tende a 'saltare': il fatto diventa primario, anche quando è falso o artefatto. E la pubblicazione di una notizia si concretizza nel 'baratro' di una società 'mordi e fuggi'. L'immediato - o meglio il 'consumo immediato' - del linguaggio e persino delle persone è avvertibile da chi legge od osserva un video anche durante un evento sportivo come una partita di calcio: gli 'assist' di Francesco Totti o le invenzioni di Cristiano Ronaldo avvengono nell'aiòn. Sono momenti d'intuito 'artistico', di non consapevolezza, estraniati da se stessi. Ma in quest'epoca di azioni 'sublimate', il messaggio diviene avulso dalla personalità di chi lo esprime, in quanto pura 'macchina estetica' tendente a dettare giudizi senza alcuna possibilità di appello. Per tutti questi motivi, un più moderno progetto di 'formazione all'informazione', deontologicamente più controllata e corretta, è quanto mai necessario, al fine di evitare abusi, prevaricazioni, impossibilità di difesa dal discredito in base semplicemente alla diffusione 'quantitativa' di un atto o di una notizia, che diviene verità assoluta. In tal senso, è indubbiamente necessaria una riforma dell'Ordine professionale dei giornalisti e di chi fa comunicazione. Ma ritengo totalmente irresponsabile e demagogica l'idea di una sua abolizione, che delegherebbe ogni controllo a direttori di testata o a multinazionali che non hanno alcun particolare interesse a verificare quel che viene diffuso sulla rete internet. Insomma, l'esigenza che sta sorgendo è quella di riuscire ad adeguare e a modernizzare compiti e ruoli di chi si occupa di comunicazione, non certo di andare a chiudere delle 'stalle' da cui i 'buoi' sono, ormai, fuggiti da tempo.

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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine'
(editoriale tratto dalla rivista 'Periodico italiano magazine' n. 21 - settembre/ottobre 2016)


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Roberto - Roma - Mail - venerdi 14 ottobre 2016 7.44
Non ho compreso molto, ma conosciamo i difetti degli italiani in certe cose. La calunnia è un "venticello", dicono a Roma....


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