Vittorio LussanaCerte frasi ed espressioni di Matteo Salvini non meritano alcuna risposta. Si tratta semplicemente di un 'soggetto' da guardare con 'faccia stupìta', come quando si osserva un orso allo zoo. Tuttavia, la questione del 'nanismo politico' di cui è affetta mezza Europa, a cominciare dalla signora Le Pen in Francia sino ai rigurgiti nazionalisti di molte altre parti del 'vecchio continente', segnalano un problema effettivo, sorto durante la fase di costruzione dell'Unione europea: l'ideale di un'entità sovranazionale avrebbe dovuto essere permeato dalla concordia tra i popoli, al fine di evitare ogni deriva nazionalista. E per riuscire a ottenere ciò, sarebbe stato necessario non fingere di dimenticarsi della generosità umana di persone come Carlo Azeglio Ciampi, per poi ricordarsene solamente allorquando egli è venuto a mancare. Proprio per tutte le 'belle cose' che stiamo dicendo in questi giorni era doveroso cercare di individuare, anche sotto il profilo politico, quella radice culturale, quell'ideale di laicità rispettosa dei sentimenti religiosi e dei costumi popolari, che Carlo Azeglio Ciampi ha cercato, nel corso della propria vita, d'incarnare e rappresentare. Un equilibrio 'umanista' che sarebbe risultato prezioso nel costruire un'identità comune tra i diversi 'ceppi' etnici europei. Carlo Azeglio Ciampi e lo stesso Romano Prodi hanno più volte fatto cenno, in passato, alle "diverse 'radici' europee": quella latino-mediterranea; quella tedesca; quella slava e quella anglo-sassone. Bene: perfetto. Ma riuscire a trovare un comune denominatore politico tra queste distinte identità doveva esser proprio ciò che avrebbe potuto distanziare di molto la possibilità di un ritorno, sotto nuove forme, delle esasperazioni di tipo xenofobo o razzista. I nazionalismi hanno infiammato la vita europea nella prima parte del XX secolo. E tutta la seconda parte di quello stesso periodo è stato 'speso' per rimettere a posto tutti i 'danni' di odio radicale e di persecuzione che proprio i nazionalismi avevano provocato. Spesso, noi laici ce la prendiamo con l'assolutismo secolare della Chiesa di Roma, oppure, in senso più ampio, con l'oscurantismo delle religioni, dimenticando che anche la politica ha le sue 'belle colpe' da espiare. Soprattutto, per quel genere di ideologie basate su dogmatismi perfettamente paragonabili a quelli delle credenze mistiche più ataviche e astratte: il principio della superiorità della razza 'ariana' per il nazismo; oppure, quello della conflittualità sociale e dell'antiparlamentarismo rivoluzionario per il marxismo-leninismo, tanto per fare un paio di esempi. Ripensando a tali elementi, certe volte si comprende il perché del 'distacco' di molte persone dalla politica: i nazionalismi e i fascismi hanno devastato la vita di 3 intere generazioni di persone, trascinandole in due conflitti mondiali spaventosi; il cattolicesimo porta ancora oggi con sé quelle trascendenze assolutiste che tendono a occultare molti aspetti e contraddizioni che rallentano il cammino di emancipazione dell'umanità; il socialismo 'coatto', infine, ha optato per una serie di 'forzature' nel tentativo di realizzare delle tipologie di società tanto utopiche, quanto burocratiche. Quel che emerge veramente, alla fine, è un dato assai significativo della politica: che si tratta di una scienza molto complessa, in cui spesso sono le minoranze a sollevare questioni fondamentali a favore del progresso umano e delle nuove libertà pubbliche. Risulta pur vero - e altrettanto storicamente dimostrato - che anche le minoranze, allorquando si trasformano in maggioranze, perdono 'lungo la strada' moltissimi dei loro valori originari o di principio, degenerando anch'esse. Ciò non toglie che un diverso meccanismo di equilibrio e di stabilità, composto dai migliori 'enzimi' del liberalismo più avanzato e di un socialismo moderno e adatto ai tempi, rimanga il 'binario' più accettabile della cultura democratica occidentale. La modernità può portare con sé nuove problematiche, come per esempio quelle legate all'emergenza climatica e al surriscaldamento planetario. Questioni che possono essere opportunamente 'incanalate' attraverso una spiccata sensibilità ecologica e ambientalista. Ma nient'altro di più: tutto il resto, oggi, non ha più alcun senso. E mettersi a giocare con formulazioni o alchimie 'esogene', come per esempio il richiamo al progressismo democratico 'kennediano', da innestare a 'viva forza' come elemento 'rifondativo' della sinistra italiana, non risulta affatto utile a generare un nuovo modello di valori e di sviluppo economico maggiormente redistributivo o egualitario. La verità è che, in politica, non ci sia poi così tanto da 'ìnventare'. Una conclusione per certi versi sorprendente, soprattutto in un Paese come il nostro, che non possiamo non definire profondamente cristiano. "Non possiamo non dirci cristiani", scrisse una volta Benedetto Croce, al fine di sottolinere la radice più autentica della storia culturale italiana. Una radice la quale ha estremo bisogno di una complementare 'controparte laica', in grado di completare quella 'religiosità civile' degli italiani che, essa sola, rappresenta l'unica e ultimissima alternativa possibile per riuscire a riappacificare la nostra gente con la politica, almeno nella sua accezione migliore. E' tutta qui, la 'bella politica': non ce ne sono altre, poiché sono già morte e sepolte, o in via di definitivo superamento ed esaurimento. Non servono a nulla tutti 'sti 'minestroni', protestatari o 'radical chic', che si cerca di 'propinare' agli elettori: Pd, Pdl, Movimento 5 stelle, Partiti liberali di massa di svariato genere e tipo. Anche perché si tratta semplicemente di 'fiammate', che alla fine della 'fiera' non conducono ad alcun tipo di soluzione di 'ampio respiro'. Basta un 'buon' Partito socialdemocratico in un rapporto di confronto dialettico con una formazione liberal-cattolica, più moderata o conservatrice che dir si voglia. Punto e basta: la democrazia funziona così. E se non lo si vuol comprendere, poi è inutile stupirsi per l'emersione di certi 'personaggetti insulsi' alla Matteo Salvini. Quello lì, il Salvini, doveva rimanere al 'bar dello sport' a parlare del Milan: come 'caspita' è stato possibile che sia diventato il leader di una forza politica che governa le due regioni economicamente più avanzate del Paese? Se dobbiamo 'sorbirci' proprio tutto e tutti, allora tanto vale teorizzare uno Stato di polizia. E temo sia esattamente questa la convinzione che sta rialzando la 'testa' in molte parti d'Europa.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Massimo - Cesena (FC) - Mail - martedi 20 settembre 2016 5.5
Un gran bel discorso, soprattutto quando ci ricorda i danni prodotti nel secolo scorso dal nazionalismo e dal pupulismo. Ma chi scrive vede la soluzione sola da una angolatura: se è vero che non c'è niente da inventare in politica è anche vero che la musica si fa solo con sette note, ma cosi come per fare buona musica ci vogliono buoni musicisti, cosi anche per fare buona politica ci vogliono buoni politici.
Ma oggi all'alba della grande rivoluzione di internet per avere buoni politici ci vogliono buoni cittadini.
E si, condivido se un soggetto da bar Sport diventa un leader vuol dire che l'Italia non ha buoni italiani.
Alba - Fabrica di Roma (VT) - Mail - lunedi 19 settembre 2016 21.0
Tu chiamale, se vuoi, emozioni...
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 19 settembre 2016 15.59
Il denominatore comune dell'Europa dovrebbe essere quello di civiltà che si esprime con il rispetto delle regole, la prima delle quali è il Diritto. Purtroppo l'immigrazione è il settore nel quale si vede meno civiltà. Perché meravigliarsi quindi se Salvini raccoglie tanti estimatori. Mi pare quindi inutile esorcizzare Salvini: bisogna invece regolare il fenomeno migratorio ricordando che la legge dovrebbe essere uguale per tutti.
Roberto - Roma - Mail - domenica 18 settembre 2016 14.2
Non ho capito molto di questo scritto. Ma mi ha fatto ricordare che negli altri paesi europei spesso, quando vince la sinistra, si tratta di coalizioni rosso-verdi. Forse è questo il modo miglire di rinnovare anche la sinistra italiana? C'è di che riflettere........


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