Vittorio LussanaAnche se non sempre viene riconosciuto apertamente e benché si tratti di un principio che molti italiani vorrebbero 'nascondere' come se si trattasse di un 'parente scomodo', la solidarietà può essere il vero valore fondativo di un nuovo tipo di società, meno egoista, più inclusiva ed equilibrata. Le dimostrazioni di questi giorni conseguenti dell'ennesimo sisma che sembra ormai 'martellare' sistematicamente ampi tratti della nostra dorsale appenninica, sono state significativamente esemplificative di come gli italiani possiedano un 'lato' della propria identità popolare semplicemente meraviglioso. Un aspetto di fondo che ci rende magnifici proprio quando tutto sembra crollare intorno a noi, mentre invece dovrebbe essere un sentimento da respirare ogni giorno come se si trattasse di 'ossigeno', senza diffidenze o paure eccessive. Sin dall'inizio di quest'avventura editoriale, uno dei nostri 'rovelli' era esattamente la difficoltà a contemplare il principio della libertà del singolo individuo senza 'sganciarlo' da una concezione solidaristica di carattere complessivo. Un'equazione liberaldemocratica filosoficamente non semplice, esposta a ribaltamenti continui della 'chiave' interpretativa di fatti, notizie e accadimenti. Una sorta di 'schema-non schema', che ci ha spesso fatti sentire un poco 'abbandonati' sul terreno delle contraddizioni. Come educare all'amore? E' possibile farlo evitando forzature pedagogiche? Come insegnarlo? Come proporlo ai lettori? E con quali strumenti? Come riuscire a non lasciarsi trascinare da una 'dose' eccessiva di uno dei due fattori che compongono tale formula? Il pericolo principale, per noi, è sempre stata la possibilità di risultare troppo 'intellettualistici', eccessivamente 'sottili' per il lettore 'medio', che necessita forme di comunicazione diretta, benché approfondita e non 'appiattita' intorno a quelle metodologie propagandistiche o di 'marketing' che, purtroppo, dominano una larga parte dell'informazione, in particolar modo quella italiana. I cittadini avevano bisogno che qualcuno aprisse loro gli occhi, spiegando con pazienza chi sono stati in passato, come sono oggi e come potrebbero diventare in futuro. I drammatici fatti di Amatrice, Accumoli e della regione del Tronto hanno chiarito, per lo meno, che sotto questo profilo il popolo italiano, nonostante i suoi numerosi problemi, sostanzialmente è dotato di una 'radice umanistica' estremamente sana. C'è, dunque, una parte di noi che emerge raramente, o soltanto di fronte agli avvenimenti più gravi, che produce una sorta di identità culturale 'altalenante', benché la nostra radice di fondo risulti saldamente 'piantata' sulla Terra. La riflessione è di natura socio-antropologica, non ideologico-nazionalista. Anzi, proprio l'avanzare di una sempre maggior consapevolezza degli italiani nel non confondere più la cultura con la politica - che infatti non sono la stessa cosa... - o con lo 'storicismo' più generico sta via via allontanando il nostro popolo da un modo di concepire la politica che già da tempo 'scriocchiola' con piena evidenza, poiché non più 'inscatolabile' all'interno di slogan propagandistici o di parole utilizzate come 'gusci vuoti'. E' una domanda di maggior concretezza, quella che sale dalla società, non un bisogno ideologico di pragmatismo materialista. La formula della metodologia 'perfetta' per riuscire a individuare le ragioni del nostro stare insieme non la cerca più nessuno, poiché molto saggiamente gli italiani hanno compreso che essa non esiste. Possono esserci persone più o meno valide, in ogni tradizione culturale e in ogni visione della società, a condizione che quest'ultime risultino plausibili senza ambiguità o confusioni. Si sta cercando una maturazione democratica effettiva, concreta, reale, che contempli i diritti e le libertà dei singoli individui, al fine di coniugarli con nuove forme di solidarietà umana e sociale che non si trasformino in 'gabbie' soffocanti e ingiuste. Un'educazione all'amore che non è più molto importante a quale 'colore' appartenga, o da quali presupposti debba prendere le proprie 'mosse', purché riesca a renderci tutti più sinceri, generosi, razionali, con noi stessi e nei confronti del prossimo. Gli italiani, anche quelli più semplici e umili - anzi, soprattutto questi ultimi - stanno comprendendo, finalmente, chi sono. Stanno scoprendo di poter essere persone più altruiste e profonde. E' questo il dato decisamente 'rincuorante' che ci è parso di cogliere in questi maledettissimi giorni di lutto che il nostro Paese ha dovuto affrontare. Anche se attraverso difficoltà, miserie e tragedie incredibili, l'Italia sta cambiando, educando se stessa alla luce di innovativi princìpi laici di amore e umanità.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Roberto - Roma - Mail - giovedi 1 settembre 2016 5.17
La penso anche io come il signor Cadorna: questa storia delle scuole che si "sfarinano" nonostante siano state costruite con criteri antisismici, mi fa pensare anche a un altro lato degli italiani, purtroppo....non molto bello....
Aurora - Napoli - Mail - mercoledi 31 agosto 2016 17.36
Grazie. Molto bravo, come sempre!
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - martedi 30 agosto 2016 17.38
Però in questa bella analisi dovrebbe trovare un po' di posto anche il senso di responsabilità. Proprio il sisma ha messo in evidenza la dicotomia esistente tra il livello del fenomeno ed i danni sui fabbricati ma non sul territorio (di livello inferiore). L'art. 54 della Costituzione è un lontano ricordo degli anni '50?


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