Kyrahm è un'artista visuale: una delle più famose rappresentanti della
'performance art' italiana. La si può definire un'artista
'concettuale': video-artista, regista, autrice, body artist e attrice. Nell'evento
'Ecce (H)Omo, Guerrieri', tenutosi di recente a
Palazzo Falletti, presso il
rione Monti in
Roma, ha saputo radunare attorno a sé personalità appartenenti al mondo dell'arte, del teatro, del cinema e dalla tv. Come
Nicola Fornoni, le cui
'performances' già da diversi anni catturano l'attenzione del pubblico, italiano ed estero, ruotando attorno ai concetti di bellezza della diversità, di risoluzione e abreazione di ricordi vissuti;
Fulvia Patrizia Olivieri, attrice di cinema e tv;
Pepijoy Pierangela Ezzis, scultrice e giornalista, collaboratrice di riviste e testate di primissimo livello, che organizza mostre ed eventi culturali;
Lilli Quitadamo, attivista per i diritti del mondo
Lgbt; Imma Mercadante, attrice di teatro. Le performance di
Kyrahm, dal forte impatto emotivo, avvengono in tempo reale. Chi assiste è testimone dell'autenticità del messaggio dell'esibizione stessa. L'interazione con il sociale è il concetto primario, impegnandosi in prima persona contro la prevaricazione dei diritti civili, perché
"la mancanza di diritti è, di fatto, una malattia sociale, alla quale bisogna porre rimedio". Il suo intento è stimolare le menti a pensare, per renderle partecipi dell'esistenza di contesti vitali, che spesso non conosciamo a fondo.
Kyrahm espone e utilizza il suo corpo e quello altrui per tutti i suoi progetti artistici. Fino a dove spingersi nella sperimentazione per comunicare l'intenzione del proprio progetto? Secondo il pensiero dell'artista comunicare
"è un processo di decodificazione di 'segni', attraverso il quale è possibile entrare in relazione con altri ed esprimere messaggi e significati". Attraverso questo tipo di decrittazione, l'artista crea una connessione orizzontale con il pubblico, il quale assiste e interpreta. Il corpo - mezzo semantico per eccellenza - diviene, di conseguenza, un
linguaggio. In una recente intervista,
Kyrahm ha spiega che
"la body art mi ha scelta che ero poco più che ventenne. E avendo presto compreso che il mio ruolo nel mondo fosse provare a trasformare il dolore in poesia, ho desiderato portare in scena azioni che potessero dire tutto senza proferire una parola". Marco Fioramanti e
Sibilla Panerai hanno introdotto l'evento con una breve storia sulla nascita della
'performance art' e le
'performances' fino a oggi prodotti dall'artista.
L'arte performativa, oltre a coinvolgere tempo, spazio, corpo del performer e reazione del pubblico, nasce da lontano. Legata alla tradizione postmoderna della cultura occidentale, già dagli anni '60 era considerata
l'antitesi del teatro. L'azione di un individuo o di un gruppo in un particolare luogo e lasso temporale costituisce
l'opera stessa, oltre a renderla unica e irripetibile, perché non vi è finzione alcuna. Basti pensare agli
'happening' degli anni
'60, a
Marinetti e al
'futurismo', fino a giungere alla contemporaneità con artisti del
'calibro' di
Marina Abramovich, per esempio, la quale indaga le relazioni tra l'artista e il pubblico, i contrasti tra i limiti del corpo e le possibilità della mente. Le opere di
Kyrahm provocano grande fascino. Interagendo con gli astanti e calandosi nei panni di chi
's'offre' e
'soffre', le installazioni toccano alcune condizioni dolorose dell'essere umano, esterne e spirituali, avvalorandone la difesa dei diritti civili.
Kyrahm, con la sua creatività, denuncia la
violenza contro le donne, la vicenda dei
migranti, la tortura e i trattamenti inumani e degradanti dei
prigionieri. Come, per esempio, in
'Human installation 0: Chrysalis-Crisalide' e
'Human Installation II: Ciclo della vita' (2009); 'Human Installation III: Sacrifice' (2009); 'Obsolescenza del genere: (A)mare Conchiglie' (2015); Dentro/Fuori (2015). Con
'Ecce (H)Omo, Guerrieri', l'artista ha voluto avvicinarci
all'amore, perché esso può essere rivoluzionario e trasformare la disabilità in arte. L'amore in tutte le sue forme, fragile sia in vecchiaia, sia in malattia. E
'Guerrieri' in quanto non bisogna scoraggiarsi o lasciarsi andare alla sconfitta durante una malattia: in fondo siamo tutti un po' vincitori di noi stessi, fin quando il nostro
spirito rimane imbattuto. Un percorso itinerante ha delineato quattro momenti intimi all'interno di quattro ambienti:
Sala del cavaliere, Sala delle ninfe, Sala rosa e
Sala dei cherubini. Le persone che hanno messo in scena i loro corpi e le proprie vite hanno così donato e condiviso emozioni con chi era presente all'evento. Il silenzio si è impossessato di noi, lasciandoci la possibilità di ascoltare sia ciò che avveniva nelle sale, sia il pianto di chi ci era vicino. All'interno della cornice seicentesca di
Palazzo Falletti, numerosi gli elementi di riflessione:
la voce, un abbraccio, una 'comamma', lo scorrere del tempo, la pìetas. La voce è protagonista:
Pepijoy Pierangela Ezzis recita una sua poesia, facendo intendere quanto sia importante vivere con gioia a seguito della guarigione da un carcinoma alla lingua, mentre
Lilli Quitadamo rivive la voce come ricordo riascoltando la registrazione della sua compagna, morta dopo
23 anni trascorsi insieme. Una voce che scorre sul nastro evocando immagini, ricordi e lontananza. Noi percepiamo quanto
amore sia stato comunicato grazie alle parole e agli stati d'animo, attraverso l'impazienza di rivedersi e resistere fino al prossimo incontro. Uno
'scambio di voci' necessario per sentirsi più vicine, con il desiderio costante di un'ubicazione stabile, non distante. Il
corpo, nuovamente: un
talassemico viene abbracciato da un donatore di sangue. Un contatto intenso, mentre su una parete è proiettato un video dell'interno di un ospedale. Vediamo l'attesa del proprio turno per la trasfusione, i pazienti sui lettini e i loro sorrisi, che accendono la speranza.
Imma Mercadante ci mette di fronte alla sua condizione di
'comamma' senza diritti. Tiene in braccio sua figlia. La bimba è stata partorita dalla sua compagna. Imma, quindi, è una mamma senza se e senza ma.
Fulvia Patrizia Olivieri, di fronte allo specchio vive il passaggio del
tempo. Le porte si aprono, infine, nell'ultima stanza:
Kyrahm è con
Nicola Fornoni, affetto da
sclerodermìa. Sdraiati su un letto, come nella
'Pietà' di
Michelangelo si presentano al pubblico. I due artisti, dapprima, non si muovono. Poi, pian piano reagiscono alla nostra presenza, donandoci i loro abbracci, il loro affetto, senza preoccuparsi dei classici stereotipi. La voce di
Kyoko, soprano lirico, s'innalza nell'etere.
'Lascia che io pianga' è il giusto sottofondo musicale e lo spirito si eleva. Osserviamo un
'oltre' che non ci appartiene, perché
'handicappati' e
'ingabbiati' nelle nostre
sovrastrutture: il mondo intorno si muove e non è mai come pensiamo esso sia. Queste
'micro-realtà' ci sembrano inesistenti, finché non le viviamo
da vicino. Tuttavia, esse insegnano un modo per informarsi e comprendere come avvicinarci a determinati eventi della vita, per aiutare ed evolvere intimamente.
'Ecce (H)Omo, Guerrieri' è stata inserita tra le migliori performance
'gender exploration' del mondo secondo
'IDkex' (Columbus, Ohio, Stati Uniti - 2009) e sarà intesa come un set di riprese
'live' da cui nascerà un progetto di
'videoarte' e
'docufilm' scritto e diretto da
Kyrahm, mentre la fotografia sarà affidata a
Julius Kaiser. Kyrahm lavora a stretto contatto con
Julius Kaiser: un duo artistico professionale il cui progetto,
'Human installations', evidenzia le loro competenze individuali, espressione del lavoro in ambito dell'arte contemporanea e del teatro di avanguardia. Azioni performative e video-arte, ma anche realizzazione di eventi, workshop, seminari e laboratori esperienziali. Dal
2009 a oggi,
Kyrahm e
Julius Kaiser hanno vinto il
Premio Arte Laguna di Venezia (2009); il Premio Adrenalina Museo d'Arte Contemporanea Roma (2010); Miglior film Festival del Cinema Arcipelago sezione Comizi d'Amore (2016). Ha precisato l'artista in una recente intervista:
"Con umiltà, ho riunito queste persone che hanno accettato di prendere parte ai 'tableaux vivant' dove avrebbero messo a nudo corpo e anima, mostrando volontariamente se stessi e il loro vissuto senza 'pelle', la maternità di una mamma senza diritti e la sua piccola, la pietà tra uno straordinario performer che ha fatto della diversità un'arte e un'anziana, il mio ventre dipinto. E poi il ruolo fondamentale della voce: la voce di chi non c'è più, la voce che cambia con il tempo e la malattia, il soprano lirico che accompagna ed eleva. Se mi chiedessero in cosa consista 'Ecce (H)omo, Guerrieri', risponderei semplicemente: è un progetto sull'amore".