Ilaria CordìA pochi giorni dall'approvazione di un'assai discutibile riforma della scuola, il vero problema di fondo del Partito democratico rimane quello della sua più profonda e sincera 'natura' identitaria. Non ha tutti i torti l'ex ministro Renato Brunetta ad aver sollevato, di recente, la questione: un vecchio "clientelismo di sinistra affiancato da qualche velleità liberal": nulla di più. Il Pd comincia ad apparire, sempre più chiaramente, un tentativo di 'imborghesimento' della sinistra popolare italiana che finisce con l'allinearsi ai conservatorismi della più svariata natura. Anche del riformismo, nessuno sembra comprenderne il metodo, l'antica costanza 'nenniana', la capacità di riuscire a raggiungere obiettivi producendo contenuti integrali, che purtroppo finiscono con l'essere lasciati nell'angolo della mera critica dei tantissimi problemi che l'Italia non potrà risolvere mai. Si poteva e si doveva puntare su un rinnovamento politico autentico, dotato di basi culturali certe, anziché scommettere su un pachidermico 'Partito-minestrone', che al suo interno contiene tutto e il contrario di tutto. Inutile aggiungere quanto ciò sia costato, in termini umani, ad almeno due intere generazioni di giovani italiani, che sono stati illusi da un rinnovamento che si è concretizzato come una degenerazione, lenta ma sistematica, della vivibilità sociale, lavorativa e professionale della società. Nessun processo di rinnovamento reale, di autentico 'sblocco' di quello che un tempo veniva definito 'ascensore sociale' è stato realmente impostato. Tutto procede all'inseguimento di un benessere materiale di natura 'evasiva', 'diversiva', 'palliativa', compresso all'interno di improvvisi irrigidimenti di ordine burocratico. Molta tattica parlamentare, pochissima strategia. Moriremo democristiani: punto, fine.


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