Ennio TrinelliChe le porte di un ascensore si aprano senza che vi sia la piattaforma e che un bambino di 4 anni si slanci per entrare, precipitando per venti metri perché trova il vuoto sotto i suoi piedi, è una cosa che non si può descrivere, nemmeno conoscendo le parole. Che la prima giustificazione sia "errore umano", che non vuole dire nulla e non vuol dire nemmeno scusa, non si può commentare, nemmeno conoscendo le parole. Ciò che si può sottolineare è il disprezzo, purtroppo tutto capitolino, verso il lavoro; la puntualità; l'attenzione alle piccole cose (che sono quelle che veramente salvano le vite); l'insopportabile prosopopea; l'altezzosità; l'arroganza; la protervia; l'ipocrita perbenismo; l'incuria; l'inumanità; la mancanza di responsabilità nell'assunzione della stessa; il "lei non sa chi sono io"; il piccolo 'puzzolente' borghesismo fatto di meschinità; grettezza intellettuale e spirituale; ignoranza; volgarità. Cosa significa: "Errore umano"? Quale tipo di "errore umano"? Un bottone schiacciato a 'casaccio'? E perché? Chi doveva essere al suo posto stava forse facendo altro, come spesso succede? E se sì, come mai? Chi controllava? C'era un controllo? La porta si è aperta da sola? Colpa di Ignazio Marino? Di Matteo Renzi? E l'Atac cosa fa? Chi risponderà di questa morte? Perché è successo quel che è successo? Non è ciò che accade quel che sconvolge, poiché la vita è anche questo: giovani vite che se ne vanno. Ma che se ne vadano perché chi deve occuparsi della sicurezza di tutti forse preferisce fare altro, o forse è occupato a fare altro, o non si capisce cosa sia successo, davvero non è accettabile. Il vero cancro di Roma è il suo apparato di gentucola da due centesimi, 'arraffona' e cialtrona, 'abbarbicata' alla propria poltrona del far nulla e del privilegio che, dal potente al più umile operatore ecologico, è troppo occupato - l'apparato - a difendere "il ruolo" che pretende di rivestire, piuttosto che far funzionare bene le cose che bene dovrebbero funzionare.


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