Carla De LeoEnergia significa nutrizione, salute e benessere. Accesso e disponibilità di energia determinano, infatti, il livello di crescita e di sviluppo di un Paese. Si tratta di una questione importante, tanto dal punto di vista etico e morale di equità di accesso, quanto impellente nel dover tener conto di un pianeta, la nostra amata Terra, le cui risorse non sono illimitate e che, secondo le proiezioni degli esperti, è destinata a dover 'sfamare' molte più persone di quelle che, attualmente, riesce a sostenere. Per questo motivo, è necessario pensare sin da ora a soluzioni energetiche alternative ai combustibili fossili e a tutte le fonti non rinnovabili in generale, che siano cioè sostenibili nel lungo periodo e che non limitino la possibilità di crescita di un Paese. Anzi, al contrario, proprio la promozione di nuovi modelli di sviluppo e la collaborazione, attraverso la creazione di partenariati sull'energia, possono costituirsi come 'ponte' di dialogo e di comunicazione e, nelle aree di forte instabilità politica e sociale, possono diventare 'volano' di valori democratici, di crescita e di sviluppo economico e sociale. Un approccio moderno e sensibile alle tematiche attuali sarà perciò quello costruito, da una parte, sulla necessità di portare energia là dove la popolazione non ne dispone; dall'altra, sulla consapevolezza che solo l'utilizzo di energie rinnovabili e pulite potranno salvare il nostro già fragile ecosistema. Una questione che immediatamente ci proietta nella dimensione africana, dove ancora la maggior parte della popolazione non ha accesso all'energia e quella prodotta deriva dallo sfruttamento di risorse primarie non rinnovabili. Una situazione eticamente inaccettabile, oltreché non sostenibile dal punto di vista ambientale. Ciò anche alla luce degli importanti progressi ottenuti dal 'continente nero' in campo politico, sociale ed economico (aumento del tasso di partecipazione all'istruzione; diminuzione della mortalità infantile e minorile; miglioramento delle condizioni delle donne, il ruolo delle quali è sempre più valorizzato e incentivato; investimenti esteri più che duplicati solo nell'arco dell'ultimo anno), che rendono l'Africa sempre più protagonista sullo scenario internazionale, trasformandola in un partner economico e non più soltanto in un continente fornitore di materie prime. Bisogna perciò capire e contrastare tutti quegli ostacoli che impediscono una piena crescita dei Paesi africani proprio attraverso le dinamiche di sviluppo sostenibile, le quali "vengono frenate da problemi scottanti", afferma il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, "quali, soprattutto, la minaccia alla sicurezza comune e alla stabilità politica e sociale determinate dalla fascia di instabilità che si estende dall'Atlantico al mar Rosso (con un'attenzione particolare alla drammatica situazione libica), dalla debolezza delle istituzioni e dall'aumento dei fenomeni migratori e dei loro esiti, spesso tragici. Terribile piaga, quest'ultima, che va governata con lucidità e realismo e in cui diviene cruciale approfondire la collaborazione sulle cause d'origine del fenomeno e contro i trafficanti di esseri umani". Secondo quanto appurato nel corso della 'Giornata per l'Africa 2015', dedicata a 'il ruolo dell'energia per una crescita sostenibile in Africa', proprio l'energia è uno di quei settori che meglio si presta al partenariato "perché", spiega il nostro ministro degli Affari esteri, "può generare più di tutti migliori condizioni per i cittadini africani. Soprattutto, se teniamo presente che sono ancora troppe le persone che vivono senza energia. Una mancanza che si palesa legata a un 'gap' culturale e occupa una posizione centrale all'interno degli obiettivi da raggiungere entro il 2030. Tra i quali, restano primari: assicurare l'accesso universale ai servizi energetici e raddoppiare l'energia rinnovabile nel mix energetico globale". Una tematica, quella del ruolo dell'energia e del rifornimento energetico, in cui la posizione dell'Africa va assolutamente affrontata, guidata e aiutata. E che, volutamente, è stata posta al centro di una giornata di lavori che ha coinciso con l'appuntamento di commemorazione del 52° anniversario della creazione dell'organizzazione dell'Unione africana (la 'vecchia' Oua, oggi divenuta Ua, ndr). L'argomento 'energia' è stato sollevato poiché, se da un lato si possono ormai mettere in evidenza gli evidenti progressi e gli importanti traguardi raggiunti dal continente africano negli ultimi 52 anni, dall'altro pone in luce la necessità di affrontare, oggi, le nuove sfide imposte dalla globalizzazione e dallo sviluppo. Una probematica in cui, ribadiamo, l'energia giocherà un ruolo fondamentale, poiché connesso in maniera indissolubile al concetto di sostenibilità: ambientale, economica e sociale. "L'Italia è da sempre in buoni rapporti con l'Africa", precisa ancora Paolo Gentiloni, "anche per la posizione che occupa geograficamente: è uno dei principali alleati chiamati in causa. Perciò ritengo che la candidatura italiana per il seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell'Onu per il biennio 2016-2017 vada nella direzione giusta, poiché potrebbe rappresentare la nostra possibilità di fare da 'ponte' tra le due sponde del Mediteranno per la promozione della dignità umana, oltre che sui temi di energia e sicurezza". Una giornata celebrativa, dunque, che per l'Africa e gli africani "è simbolo di unità, sviluppo e democrazia: è la giornata per chi lotta per la pace e per la giustizia", sottolinea l'Ambasciatore della Repubblica del Congo, Mamadou Kamara Dekamo. Ma la consapevolezza che "la pace sarà sempre difficile in molte regioni dell'Africa se non verranno affrontate alcune piaghe sociali, chiama in causa l'aiuto della comunità internazionale e, ancor di più, quello dell'Italia, maggiormente coinvolta nelle 'questioni africane'. Come testimonia il fardello dell'immigrazione, il cui prezzo maggiore lo sta pagando proprio il vostro Paese". Occorre, dunque, una maggior consapevolezza da parte dell'Europa. E servono politiche più concrete per affrontare una situazione ormai fuori controllo. La 'Giornata dell'Unità africana' è stata una bella occasione di rafforzamento dei rapporti di amicizia tra il nostro e i diversi Paesi del continente africano, in un clima di rispetto, piena adesione ai principi di responsabilità e, soprattutto, all'insegna della promozione di nuovi modelli di sviluppo. L'Africa è dotata di grandi risorse naturali che, se utilizzate nel modo giusto, possono sradicare il problema della fame e della denutrizione. "Ma, prima", ci dice a margine della conferenza l'Ambasciatore della Repubblica dello Zimbabwe, Godfrey Magwenzi, "occorre che l'Africa abbracci i valori della democrazia, il rispetto dei diritti umani e i diritti fondamentali, attraverso un patrimonio comune di valori condivisi, che siano espressione dell'intero popolo africano, ma anche di potenziamento delle possibilità per il singolo individuo e la persona. Bisogna incoraggiare il dialogo e il negoziato per favorire pace, stabilità, prosperità e la sicurezza. Inoltre, proprio di recente, il vertice dell'Unione africana ha preso atto della necessità di trovare modi nuovi per generare reddito, affinché il nostro continente possa garantire con più protagonismo la propria organizzazione". In ogni caso, la questione energetica rimane il dato che riveste un ruolo centrale nel futuro della comunità internazionale e dell'intera umanità, poiché legata al patto generazionale e alla disponibilità di energia. Disponibilità che risulta legata alla possibilità di migliorare le condizioni di vita nell'intero continente ed è, quindi, connessa al concetto di sviluppo. Cibo ed energia, per esmepio, sono due fattori strettamente collegati, che devono fare i conti con 'l'elemento Terra' e le sue limitate disponiobilità: "L'energia si prospetta come una sfida che impone scelte politiche oculate sul modello di sviluppo da scegliere oggi", sottolinea Gianluca Galletti, ministro dell'Ambiente e della Tutela del territorio del mare, "anche dal punto di vista dell'equità sociale, oltre che della sostenibilità ambientale, perché non è più tollerabile e non si può più accettare che una parte del mondo si arricchisca impoverendone un'altra. Nell'arco del prossimo secolo, la popolazione africana passerà a 1 miliardo e 700 milioni: una previsione che ci ricorda come la pressione demografica sia un problema sociale, politico, economico, addirittura 'etico'. La sostenibilità energetica è una scelta obbligata per il futuro. E ciò significa: stop ai combustibili fossili, che stanno portando al collasso il nostro pianeta e il suo sottosuolo, condannando i Paesi poveri a diventare sempre più poveri. Il modello sostenibile e da perseguire è, invece, quello che punti sulla produzione di energia pulita, consentendo il taglio di emissioni dei 'gas-serra', limitando, dunque, i cambiamenti climatici. Un modello, soprattutto nel settore della tecnologia delle fonti rinnovabili, da esportare in Africa, se davvero la si vuol far crescere in un modo sostenibile". Anche il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esprime la necessità di assumere atteggiamenti consapevoli e responsabili nei confronti dell'energia, che considera "il fattore chiave per una crescita sostenibile, che coincide, oltre che con il tema di 'Expo 2015' - 'Nutrire il pianeta, energia per la vita' - anche con l'impegno delle Nazioni Unite verso un utilizzo più oculato delle risorse energetiche: una condizione imprescindibile per il progresso delle nostre società". Non possiamo vivere senza energia. Ma non possiamo nemmeno continuare a produrla da fonti non rinnovabili. E infatti, proprio questo tema sarà alla base del prossimo Vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, previsto per il prossimo dicembre a Parigi e che speriamo vivamente possa risultare decisivo per le sorti del nostro pianeta. Solo una grande visione strategica internazionale, unita al miglioramento tecnologico delle energie pulite, può infatti garantire una crescita sostenibile per noi e, soprattutto, per l'Africa. E un futuro possibile per le prossime generazioni.

L'UNIONE AFRICANA (Ua)
Nel maggio del 1963, diversi Stati africani, nel comune desiderio di promuovere l'unità e la solidarietà tra le nazioni dell'intero continente, migliorarne le condizioni di vita e difenderne la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza dei Paesi membri, si unirono dando vita all'Organizzazione per l'unità africana (Oua). Organizzazione che, nel 2002, sio è trasformata nell'Unione africana, alla quale hanno aderito tutti gli Stati africani, tranne il Marocco.


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