Alessandro LozziFascisti – antifascisti, comunisti - anticomunisti, sono contrapposizioni attuali nella vita politica? Certamente no. Il maggioritario divide, tanto che si è soliti dire: "O si sta di qua o si sta di là”. Ma rispetto a cosa? Certo non al fascismo o al comunismo. E nemmeno, verrebbe da dire, rispetto alla visione laica o cattolica della vita, tanto che laici e cattolici sono presenti nell'uno e nell'altro schieramento.
Ma non è così. Tanto è vero che i partiti cattolici abbondano nell’uno e nell’altro schieramento, mentre i laici vi partecipano a titolo individuale, collocati in altri partiti con un ruolo ornamentale, come gli indipendenti di sinistra nel vecchio PCI.
Di chi è la colpa? Principalmente dei laici stessi, che non hanno avuto la capacità, la voglia e la volontà di sapersi associare e hanno praticato l'individualismo, che è una teoria morale e sociale, come una caricatura da avanspettacolo.
In Italia è quindi aperta una "questione laica” che si manifesta in modo eclatante e dirompente innanzi a scelte di natura etica, quali per esempio la fecondazione assistita, l’eutanasia, l’abbreviazione dei tempi per il divorzio, ma si manifesta ancor più nascostamente, ma puntualmente, ogni giorno innanzi a tutte le scelte di governo, siano esse di politica economica, giudiziaria, o sociale.
Oggi, dopo le elezioni europee, è chiaro a tutti che c’è un “popolo” laico che ha un comune sentire, che ha coscienza di sé e delle proprie capacità di governo, che è orfano di rappresentanza e che chiede di trovarla.
Le categorie della politica laica: liberali, repubblicani, socialisti, socialdemocratici, radicali, sono un po’ come i soprammobili del salotto di nonna Speranza: delle buone cose di un epoca passata.
Dividersi oggi in base ai diversi filoni delle proprie origini risorgimentali, invece di unirsi, consci che la cultura laica è l’unica in grado di governare la modernità, appare agli occhi degli osservatori disincantati come una ridicola disputa tra monarchici sabaudi o borbonici.
Diciamocelo senza sottovalutazioni, il campo su cui si gioca la battaglia, come insegna Gobetti, è quello sul quale, dal Risorgimento in poi, abbiamo sempre perso: saper uscire dall'individualismo narcisistico e far diventare le nostre scelte quelle di una comunità politica.
Ma non è più il tempo di navigazioni solitarie, il vento è forte e, una volta tanto, a nostro favore. Ora, più che scegliere il comandante, serve un equipaggio unito e solidale.
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio