Andrea GiuliaUna compagnia di attori di gran livello, la raffinata regia di Ennio Coltorti, tre 'punte di diamante' come Gioietta Gentile, Liliana Randi e Sergio Smorfa, una scenografia efficace ed essenziale, uno studio del testo approfondito e fedele: sono questi gli ingredienti che rendono 'L'uomo, la bestia e la virtù', fino al 21 dicembre in scena al Teatro Arcobaleno di Roma, un grande classico da vedere. A quasi un secolo dalla prima messa in scena della pièce di Luigi Pirandello, lo spettacolo diventa un vero e proprio omaggio al drammaturgo e ai suoi tempi, alle sue capacità di autore ma anche, cosa ben più rara nel teatro italiano, di regista. Ennio Coltorti, infatti, regista e protagonista di questo pezzo di teatro di ottimo livello, ha deciso di metterlo in scena non "riadattando" - come spesso si fa nel teatro contemporaneo - bensì affidando proprio alle esaurienti didascalie dell'autore siciliano le indicazioni di scena. Con un risultato più che riuscito: lo spettacolo, affidato a una regia in grado di coordinare ogni piccola mossa del singolo attore senza lasciare nulla al caso, incolla il pubblico alla sedia, tra innesti di 'Opera buffa' e un richiamo alla Commedia dell'arte, evidente nella fisicità degli attori, tutti ben presenti e strutturati. Uno spettacolo contemporaneo e al tempo stesso classico, che fa ridere e pensare, portando agli occhi dello spettatore le contraddizioni grottesche di una società malata e mascherata che, se ai tempi di Pirandello faceva i conti con le prime scoperte firmate Freud, oggi, a distanza di 95 anni, continua a confrontarsi con le stesse ipocrisie di sempre.


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