Vittorio LussanaCome hanno dimostrato i 'fatti romani' di questi ultimi giorni, il Partito democratico sta mostrando un'anima ambigua e falsa: predica la verità e poi mente; dice di praticare l'onestà, ma in realtà vuole solo sostituirsi agli altri Partiti nella gestione delle innumerevoli 'cricche' di potere esistenti a livello nazionale e locale. La crisi politica italiana è talmente strutturale che qualsiasi forza politica, in questa particolare fase storica, risulterebbe inadeguata. Ma la sfortuna atavica, che da sempre perseguita la sinistra italiana, l'ha posta come unica alternativa rispetto al pericolo di un crollo definitivo della rappresentanza politica. Il Pd è giunto al potere non a seguito di una fase di rinnovamento o in base a un progetto preciso di trasformazione della società, bensì in un momento in cui qualsiasi altro Partito è ben contento di non doversi assumere la responsabilità di guidare un Paese immerso in una crisi economica globale, che dura, ormai, da 5 anni. Un intero lustro di recessione profondissima, che questo Paese non attraversava da tempo immemorabile. La sinistra italiana si è ritrovata a tentare di giocarsi le proprie 'carte' nel momento di maggior involuzione della propria identità politica. Da qui, una serie di sbandamenti continui tra una linea 'neo-liberal' e una più tradizionalmente riformista; da qui, le durissime lotte intestine in tutte le diramazioni locali e periferiche del Partito; da qui, il pensiero di andare a verificare la possibilità di utilizzare il metodo delle maggioranze 'variabili', un modo moderno di definire quell'antico e connaturato 'trasformismo' parlamentare che, non a caso, caratterizzò i Governi della sinistra storica di Agostino De Pretis; da qui, infine, la tentazione di chiedere ai cittadini una conferma elettorale del proprio ruolo di 'Partito della nazione', correndo il rischio di un risveglio improvviso dei ceti moderati, da sempre pronti all'imboscata proprio nelle 'tornate' politiche nazionali. Ma ciò che sta cominciando veramente a emergere nel Partito democratico è la totale mancanza di lucidità di molti suoi esponenti; una strategia ondivaga piegata ai peggiori tatticismi, nella speranza di riuscire a rassicurare i ceti produttivi e imprenditoriali; un contorno di giornalisti e analisti superficiali e narcisisti, che continuano a dimenticarsi che quel 40,8% ottenuto dal Pd alle elezioni europee è stato dettato da un altissimo dato astensionistico, il quale ha fatto impennare le percentuali di tutti i voti validi. Il 41% del 54% non è altro che un 'normalissimo' 34,5%. Ovvero, il classico bagaglio elettorale raggiunto da Veltroni nel 2008 e da Berlinguer nel 1976. Il giornalismo 'di sinistra' non riesce a far altro che danneggiare l'unico Partito dell'universo politico italiano che si sta consumando nella difesa della democrazia rappresentativa e della tenuta delle istituzioni, a causa di un'abitudine mentale ad analizzare i fatti attraverso logiche statiche, meramente fotografiche e arretrate, schematismi incapaci di dare una prospettiva dinamica agli approfondimenti giornalistici, rischiando di illudere lo stesso Matteo Renzi di avere, dietro di sé, i ceti medi e la gran parte del Paese. Ma le cose potrebbero non svilupparsi affatto in questa direzione. E l'apparente liquefazione delle destre liberali e cattoliche stanno lasciando un pericoloso spazio di manovra a forze protestatarie, demagogiche e populiste, che potrebbero raccogliere quei consensi che Forza Italia non riesce più a rappresentare. Tutto sta congiurando contro il Pd: la situazione, presa nel suo complesso, già ora è estremamente gravida di rischi e di insidie. Ma ciò sta mostrando i numerosi limiti del Partito di Renzi. A cominciare dalla tendenza a fare promesse che poi non si è in grado di mantenere. O, addirittura, a promettere cose che non sono mai state richieste da nessuno. 'Berlusconcini' e 'cazzàri' di vario genere e risma 'sbucano' da tutte le parti del Partito danneggiandone l'immagine, soprattutto nelle sue sedi locali e periferiche. Ciò potrebbe rappresentare un vantaggio insperato per Beppe Grillo e il suo movimento, che non a caso sta ponendo la questione dei troppi 'giornalisti-impiegati' i quali, in caso di un taglio lineare dei vari fondi per l'editoria, potrebbero ritrovarsi nell'incapacità di proseguire la propria professione a causa della cattiva abitudine a considerare questo mestiere un impiego come un altro, mentre invece, come hanno sempre insegnato i 'vecchi liberali' alla Mario Ferrara, non è affatto così. Quando si tratterà di provare a 'battere' il mercato alla ricerca di sponsor di sostegno, la selezione dettata dallo sviluppo tecnologico e dal mercato pubblicitario medesimo sarà talmente cruenta da lasciare sul terreno un numero enorme di 'vittime'. Su questo punto, Beppe Grillo ha perfettamente ragione. Ma quel che più preoccupa è lo sbandamento continuo di un sistema istituzionale e di rappresentanza incapace di riformare se stesso, vittima di quello stesso 'circo mediatico' di cui si è circondato sin dall'avvento della seconda Repubblica. Pagherete tutto: ecco un'antica parola d'ordine della sinistra più radicale che si staglia nuovamente all'orizzonte e che potrebbe, oggi, essere cavalcata dal movimento 'grillino' o da altri. Pagherete tutto. A meno che non ci si decida a darsi una 'mossa', per cambiare veramente questo 'stramaledetto' Paese.





Direttore responsabile di ww.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Marina - Urbino - Mail - mercoledi 19 novembre 2014 19.14
Grande lucidità come sempre!
Cristina - Milano - Mail - martedi 18 novembre 2014 18.21
Nessun partito può esimersi dalla responsabilità di avere provocato questa crisi socio-economica in Italia, nessun partito è innocente. L'Italia non è un paese che avrebbe dovuto ritrovarsi in questa debacle! Un sistema malato e radicato di corruzione e tangenti ha portato a tutto ciò. Il "mi manda Picone" e "lei non sa chi sono io" ha fatto ottenere importanti e prestigiosi ruoli professionali a gente incapace ed avida. Non meritiamo una situazione del genere! Ma al momento chi ne paga le conseguenze siamo soltanto noi cittadini.


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