Specularmente al numero di qualche tempo fa di Laici.it intitolato: “Qualcosa di sinistra”, abbiamo cercato di capire attraverso un’unica domanda di 'ampio respiro' quali siano gli odierni valori di riferimento definibili di destra.
L’inchiesta è stata condotta chiamando in causa una serie di importanti esponenti politici – gli On. Filippo Ascierto, Antonio Tajani, Teodoro Buontempo, Ugo Intini, Alfonso Gianni, Marco Rizzo, Daniele Capezzone, Daniele Franz, Chiara Moroni, Raffaele Costa, Luca Volontè e il Sen. Giampiero Cantoni – qualche arguto osservatore – Marco Taradash, Silvio Simi, Marco Franchitti, Stefania Craxi – alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, fino a concludere il servizio stesso con l’autorevole parere dell’ultimo frequentatore del salotto di casa-Croce ancora in vita, il filosofo liberale Fausto Tapergi.
La domanda posta a tutti i nostri interlocutori è la seguente:
Quali sono, oggi, a vostro avviso, i valori fondamentali della destra in Italia e in Europa e quale il grado di compatibilità tra di essi?

FILIPPO ASCIERTO (An):
“I valori della destra sono quelli imprescindibili dell’uomo: l’importanza della vita, da cui discende il nostro no alla droga; il rispetto e la tutela degli anziani e dell’infanzia; il sentimento della Patria e il rispetto delle tradizioni. Non meno importanti sono, inoltre, il senso della giustizia e della legalità. Tra gli obiettivi che ci poniamo, in primo piano troviamo la sicurezza del cittadino e l’importanza della solidarietà sociale. Si tratta di valori condivisi da tutta la destra, italiana ed europea, da Chirac ad Aznar, passando per Berlusconi. Trovo infine che la destra di oggi rappresenti una forza compatta ed unitaria, le cui uniche divergenze all’interno possono essere riconducibili esclusivamente a correnti partitiche”.

ANTONIO TAJANI (Fi) :
“In Europa riconosco due schieramenti di destra: il primo è quello della destra moderata e legittimata a livello europeo, rappresentata da An, una destra che appartiene ad una delle più grandi famiglie politiche europee. Il secondo filone, invece, è quello di una destra estrema, xenofoba e razzista. I valori della “prima” destra sono riconducibili a: libertà, sussidiarietà, solidarietà, centralità della istituzione della famiglia, da intendersi in quanto perno fondamentale della società democratica. Si tratta di principi comuni a tutte le forze di destra, all’interno delle quali esistono tuttavia delle differenze - altrimenti parleremmo di partito unico - a difesa di posizioni politiche distinte. La destra, o meglio il centrodestra, è oggi definibile nei termini di una coalizione composta di partiti omogenei ma non identici, guidata dal leader di Forza Italia e da questa tenuta assieme”.

UGO INTINI (Sdi):
“In Italia non esiste oggi, a mio avviso, una netta contrapposizione tra destra e sinistra, contrapposizione alla quale si dovrebbe necessariamente tendere. Nella società globale, caratterizzata da una economia globale, una finanza globale ed un mercato globale, dovrebbe affacciarsi anche una politica globale, caratterizzata da una netta contrapposizione degli schieramenti. Oggi, si distingue tra un liberismo, rappresentato da chi crede fortemente nel mercato come unico metro di giudizio e paragone anche della politica, e chi vi si oppone in nome di una società di mercato, che considera uomini e donne come aventi diritti e non semplici oggetti. Da quest’ultima parte si trovano il socialismo tradizionale, il cattolicesimo ed i liberal-democratici. In questa contrapposizione vi è dunque la risposta alla domanda stessa: la destra italiana, oggi, è anomala in quanto si professa liberale e, tuttavia, non porta a termine le conseguenze del liberismo nei suoi aspetti pratici poiché frenata da cattolici, da An e dalla Lega. D’altronde, la semplificazione è inevitabile, perché anche la destra italiana deve portare alle estreme conseguenze, come del resto accade nel resto dell’Europa, i valori della libertà e del mercato. Dall’incertezza di oggi si dovrà pertanto tendere al liberismo mondiale della destra, oggi attualizzata dal presidente americano Gorge W. Bush”.

SILVIO SIMI (Direttore del sito “www.lobbyliberal.it”):
“I valori fondamentali della destra sono oggi caratterizzati da: conservatorismo illuminato, ordine sociale e forte sentimento di rigidità. Si tratta di valori tradizionali, che tuttavia devono adattarsi alle mutate esigenze della società. Il conservatorismo illuminato del quale parlo, si riferisce alla capacità di conservare tradizioni e memoria sulla quale si fonda l’essenza stessa della nostra esistenza, plasmandola sulle richieste che provengono soprattutto dal mondo giovanile. Si tratta dunque di un giusto equilibrio tra tradizione e modernità, con l’obiettivo di tradurre i valori in scelte, decisioni ed azioni di governo. Il valore dell’ordine al quale mi appello è da intendersi nel senso del rispetto delle regole, senza le quali verrebbero meno i concetti stessi di Stato e società. Le anime che compongono la destra, seppur eterogenee, riescono a tuttavia a sintetizzarsi in valori condivisi quali la destra sociale, l’importanza della tradizione, il radicamento locale. Questo accade nell’attuale coalizione di governo, a differenza di quanto caratterizza la sinistra, incapace di contrapporsi in modo unitario dal momento che non riconosce in sé elementi di identità comune. Essa trova unità solo nella contrapposizione assoluta, ossia nei movimentismi, di qualsivoglia genere e natura essi siano. Va da sé che, contrapporre in modo dialettico destra e sinistra è una proposizione che non ha più molto valore oggi, in una società che ha perso i suoi ideali di riferimento. La scelta, infatti, non è tra i valori delle destra e della sinistra, bensì tra programmi. L’ideale sarebbe il superamento della dialettica in nome di programmi in grado di rispondere ad esigenze sociali. La via potrebbe essere rappresentata dalla situazione americana: tra repubblicani e democratici non si riconoscono differenze sostanziali supportate da ideali, ed entrambi cercano di agire in nome del popolo. Anche in Italia dovrebbe maturare un conservatorismo illuminato capace di non essere semplicemente l’alter ego della sinistra”.

TEODORO BUONTEMPO (An):
“La destra di oggi è connotata da diverse sensibilità. Al suo interno possiamo individuare per lo meno tre correnti: quella nazionalista, quella liberale e la destra sociale. Tuttavia, in Italia, la vera anima dello schieramento è rappresentata dalla destra sociale e questo accade, in parte, per vocazione, in parte, per tradizione storica. L’ideale dovrebbe essere una sintesi tra la destra liberista e la sinistra collettivista. L’obiettivo, quello di conferire valore alla proprietà privata da intendersi come bene e, quindi, alla funzione sociale che la stessa svolge. Allo stesso modo, si dovrebbe eliminare lo spartiacque che esiste tra capitale e lavoro immaginando un idealtipo di società partecipativa, nella quale il lavoratore, oltre ad essere semplice dipendente della azienda, sia altresì partecipe degli utili maturati dalla stessa. In breve, l’interesse privato deve dunque conciliarsi con il bene comune della collettività. Elemento principe che caratterizza, oggi, la destra in Italia ed in Europa è rappresentato da un’alta concezione dello Stato visto come elemento di equilibrio tra le diverse realtà territoriali - senza Stato, infatti, si ampliano gli egoismi di parte o di gruppi -. Una destra moderna, al passo con i tempi, dovrebbe infatti essere in grado di sintetizzare democrazia e libertà con autorità, trovando il giusto mezzo tra l’intenzione della patria europea ed il sentimento di identità e tradizione, senza i quali il tessuto sociale risulterebbe inevitabilmente impoverito. La destra, per risultare vincente, dovrebbe far sentire la propria voce, affinché non siano le fasce più deboli a dover pagare gli squilibri derivanti dalla società globale. Al momento, credo tuttavia che la destra sociale, che rappresento, trovi difficoltà ad emergere, perché indebolita da un’eterogeneità di anime. L’ostacolo maggiore in tal senso è rappresentato dalla crisi della politica, dai meccanismi elettorali, per cui la politica risulta più legata alla contingenza che non a ideali di riferimento. Senza questi ultimi, del resto, la stessa rischia di ridursi a mera conservazione del potere da parte di chi lo ha già acquisito…”.

GIAMPIERO CANTONI (Fi):
“L’attuale congiuntura mondiale, caratterizzata dalla globalizzazione, dalla crisi conseguita dopo l’11 settembre e dalla difficile situazione economica tedesca, ha reso necessario il cambiamento di alcune visualità dei valori. In senso tecnico, la destra risulta di difficile rappresentazione, soprattutto oggi, in Italia, a causa della sua particolare storia politica. La destra è sempre stata una forza emarginata, che trovava identità nel Movimento Sociale Italiano, ma ghettizzata a causa del retaggio fascista. In poche parole, rappresentava una forza che non trovava spazio nel contesto di rappresentazione delle forze politiche. Con l’avvento di Berlusconi e la nascita, dal nulla, del suo partito sono cambiate le prospettive e le identità di riferimento. Forza Italia è un coacervo di partiti, accomunati nella Casa delle Libertà, che ha accolto forze politiche in via di sparizione. Tra queste, la Democrazia Cristiana, chiaramente non quella corrente di sinistra oggi confluita nella coalizione della Margherita, e il mondo socialista, naturalmente quello che fa in primo luogo riferimento a Bettino Craxi, sempre indicato dalla sinistra come nemico per antonomasia. Per quanto concerne i valori che fanno riferimento all’area di destra, ritengo dunque che il perno fondamentale sia l’ideale di una economia sociale di mercato, in grado di influenzare e di dominare tutte le sfere della nostra vita. Si tratta di un tipo di economia che pone molta attenzione alla protezione dei ceti più deboli, quali gli anziani, avendo alzato la soglia delle pensioni minime, le persone meno abbienti, avendo provveduto a detassare i percettori di reddito con redditi di sopravvivenza, avendo abbassato il livello di alcune imposte (Irpeg) cercando di aumentare la capacità di acquisto degli italiani, fortemente destabilizzata dagli arrotondamenti seguiti con l’avvento dell’Euro. Un epilogo ad oggi curioso ma prevedibile, quello della destra: per scrollarsi di dosso quella corazza di emarginazione, si è appellata al valore della moralità in senso lato. La destra può giustamente vantarsi di tale appellativo di moralità, essendo stata per lungo tempo al margine, estranea ai giochi politici e di potere, non avendo preso parte (ad eccezione della parentesi fascista) al governo in senso stretto. Non esistono tuttavia oggi distinzioni ideologiche forti, dal momento che - e questo rappresenta un fattore di debolezza - non esistono partiti ideologici forti e contrapposti”.

ALFONSO GIANNI (Prc):
“Per quanto riguarda i valori che fanno riferimento all’area di destra, posso citare: la difesa della proprietà, da intendersi in quanto forma di populismo proprietario; il rifiuto della democrazia nelle forme in cui la stessa si è manifestata attraverso l’adesione a logiche autoritarie, decisioniste ed a-democratiche in senso lato; il valore del presidenzialismo, con conseguente mortificazione della democrazia reale e rappresentativa. Prima di salire al governo, la destra italiana si basava su un equilibrio di forze tra liberismo e populismo. Oggi che è al governo è nettamente prevalsa la logica liberista, sfasando quell’equilibrio. Se in un solo termine dovessi definire la destra di oggi la battezzerei “articolazione del sistema di globalizzazione mondiale”.

MARCO RIZZO (Pdci):
“Tratto peculiare della destra italiana è senza dubbio la sua spiccata anomalia in confronto al quadro europeo. Al suo interno, essa accoglie vari elementi: il secessionismo, auspicato dalla Lega; il razzismo; il post-fascismo, il tutto legato dalla predominante dell’interesse personale che si traduce in provvedimenti di legge ad personam – esempio eclatante, la legge sul conflitto di interessi -. I valori della destra europea possono essere ricondotti a: conservatorismo; differenti forme di nazionalismo; importanza della tradizione e della conservazione della memoria; una visione cristiana della vita. In Italia, non è possibile parlare di valori allorquando si parla della destra: di fronte al conflitto di interessi non esiste alcun valore che tenga. All’interno della coalizione italiana di destra, vi sono forze politiche che non condividono le scelte di Forza Italia, ma che comunque sottendono al suo giogo ed al suo potere. Si tratta, a mio avviso, di una coalizione guidata dalla ‘forza del padrone’ e non dalla capacità carismatica del leader. Del resto, all’interno della maggioranza trovo delle eterogeneità insormontabili: è ridicolo ogni accostamento di Alleanza Nazionale con la Lega, poiché una professa, nel suo stesso nome, la Nazione, mentre l’altra si fa portavoce della devolution. Si tratta di una contrapposizione dialettica interna irrisolvibile”.

DANIELE CAPEZZONE (Radicali Italiani):
“Confesso che, a questo proposito, noto prevalere in Italia una destra che ha molti connotati, ma non un connotato liberale ed è, in questo, molto più simile alla sinistra – anch’essa illiberale – di quanto le stesse destra e sinistra non ritengano. Quello che vedo come tratto caratteriale fondamentale del sistema politico italiano è il seguente: mentre nella maggior parte dei Paesi del mondo, tanto le destre quanto le sinistre tendono ad accentuare il proprio profilo liberale, in Italia accade esattamente il contrario. Infatti, tanto l’attuale maggioranza quanto la sua opposizione si autocondannano a comprimere tale valore traducendo in decisioni ed azioni politiche quanto da questa decisione deriva. La destra italiana è, a tal proposito, molto diversa ad esempio dalla destra spagnola del premier Aznar, così come la sinistra italiana risulta essere molto distante dalla sinistra di Blair. Le forze politiche rappresentate oggi dal centrodestra, a mio avviso, sono, pertanto, illiberali e ciò accade per diversi motivi. In primo luogo, sul piano delle riforme istituzionali ed elettorali: l’elemento che unifica tutta la coalizione della destra è la strenua convinzione della validità del modello proporzionale, assolutamente conservatore di principio. Quindi, sul piano economico: di fronte ad un elettorato che chiede e vorrebbe maggiore flessibilità e libertà sul mercato del lavoro, l’attuale ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si ostina a parlare di dirigismo e di quote sempre più consistenti di interventismo statale. Altro aspetto illiberale si denota sul piano della giustizia e delle necessarie riforme: al di là dei proclami della destra, infatti, non si procede verso quelle decisioni che muoverebbero in senso liberale: mi riferisco, ad esempio, alla separazione delle carriere di giudici e magistrati. Infine, anche sul piano dei diritti, la destra risulta conservatrice, rivolgendo il suo sguardo più verso le strade intraprese in passato da Amintore Fanfani e Giorgio Almirante che verso il futuro. In sintesi, posso dunque affermare che la destra italiana è anomala rispetto a quella europea: non è affatto liberista in economia ed è reazionaria sul piano dei diritti civili (ne è esempio per tutti l’attuale legge sull’immigrazione). Per quanto concerne l’eventuale eterogeneità delle anime di destra, mi sento di poter affermare che stanno benissimo insieme, accomunate da principi conservatori, illiberali e reazionari”.

DANIELE FRANZ (An):
“Carattere peculiare della destra, oggi, in Italia, è, a mio avviso, un forte senso di responsabilità che si traduce in uno spiccato senso dello Stato e dell’identità nazionale. A questo va aggiunto un forte anelito europeista, per un’Europa non tecnocratica e percepita come Nazione, in grado di rappresentare una forza coesa e un effettivo soggetto politico. Non vedo all’interno della coalizione di governo delle contraddizioni vere e proprie, quanto, forse, qualche difficoltà di rapporto nel momento in cui si deve sintetizzare la forte appartenenza nazionale e una non meno accentuata vocazione europeista. Se dovessi in un solo termine definire Alleanza Nazionale, la definirei, dunque, come il partito delle responsabilità. All’interno della coalizione di governo, invece, noto una sana dialettica interna che si riconduce, comunque, sempre ad una sintesi”.

MARCO TARADASH (giornalista):
“Il termine destra è, a mio giudizio, troppo generico, in grado di comprendere opposte interpretazioni della realtà. Esiste, infatti, una destra liberale accanto ad una destra reazionaria, così come, d’altro canto, esiste una sinistra liberale europea accanto ad una sinistra marxista. Nel nostro Paese c’è una destra conservatrice con aperture liberali in economia, ma forti preoccupazioni moralistico–clericali sul piano delle libertà personali. Distinguere le categorie destra e sinistra è una misura azzardata, soprattutto in Italia, dove la duplice esperienza del fascismo e del comunismo hanno letteralmente devastato le culture di entrambe le parti. Si tratta dunque di distinzioni ormai non più adattabili all’attuale scenario politico, dove i valori altro non sono divenuti che bandiere ideologiche, etno-ideologie incapaci di interpretare il mondo e di tradurre le scelte in azioni politiche. Per un liberale come me, l’unica alternativa possibile è rappresentata, in termini di una sintesi tra liberalismo, conservazione e progressismo, nel primo e più pieno rispetto delle libertà personali ed individuali. Oggi la confusione politica è tale da non poter minimamente rientrare in schemi rigidi di classificazione: l’estrema destra, ad esempio, nel suo antiamericanismo e antioccidentalismo tout court, somiglia troppo all’estrema sinistra, esautorando così di ogni significato i termini destra e si sinistra e, conseguentemente, i valori da ciascuno rappresentati”.

ELEONORA VALLONE (attrice):
“Posso affermare senza esitazione che questo è ancora il momento della destra, sia dal punto di vista filosofico, sia organizzativo, dal momento che la sinistra ha fallito su tutti i fronti. Devo infatti ammettere che a sinistra batterebbe il mio cuore, nel senso strettamente poetico dell’espressione. Tuttavia, a fronte di questa sentimento pur forte, noto cha la sinistra attuale si è mostrata e, ad oggi, si mostra incapace di realizzare alcunché. E’ dunque compito politico della destra, molto più pragmatica e liberale di qualsiasi altra forza, quello di realizzare un mondo diverso e migliore, restaurando antichi valori nei quali oggi non si crede più. Sto parlando proprio di ideali quali: l’importanza della Patria o, più in generale, il sentimento patriottico, la centralità della famiglia, la cura e l’attenzione verso le fasce anziane della popolazione. Il governo di destra dovrebbe operare nello stesso modo in cui opera un chirurgo su di un malato, il chirurgo di un paziente chiamato Italia. Innovazione e pragmatismo sono, oggi, valori vincenti e la destra ha tutte le carte in regola per metterli in campo. Del resto, credo che oggi quel che più conta siano i programmi. Tuttavia, non sono d’accordo con quanti distinguono tra destra e sinistra come se fossero due categorie opposte: tale distinzione non è affatto consona alla situazione di oggi, dove i valori hanno perso i propri ancoraggi e dove contano molto di più le azioni, le decisioni, i fatti”.

CHIARA MORONI (Nuovo Psi):
“Rispondo a questa domanda con difficoltà, dal momento che non sono un’esponente della destra politica, essendo per inclinazione e ideologia una socialista convinta e, pertanto, espressione di una forza di sinistra. Vedo comunque la destra italiana vivere una situazione di anomalia, che si perpetra a partire dai primi anni Novanta, da quando i socialisti sono entrati a far parte della coalizione di centrodestra pur essendo, per inclinazione, legate alle ideologie e a valori tipici della sinistra. Non esistono più comunque, a mio avviso, categorie rigide che permettano una netta distinzione tra destra e sinistra: a far data dalla caduta del Muro di Berlino, le ideologie si sono rimescolate, assumendo confini meno netti e meno chiari. Mi risulta peraltro molto difficile poter parlare di valori fondamentali della destra e soprattutto di una loro compatibilità. Esaminando le forze che compongono la coalizione, infatti, troviamo: l’UDC, che di certo non può essere considerata una forza di destra; FI, per la quale è applicabile il medesimo discorso; AN, unica forza eventualmente riconducibile alla destra, ma ad una destra moderna, con valori di riferimento su giustizia, immigrazione e famiglia storicamente riconducibili a questa area. Non vedo tuttavia esistere nella coalizione valori identici e forti di unità o caratteristici. Noto, invece, coalizioni di programmi, obiettivi, metodologie e, ciò, vale tanto per l’Italia, quanto per l’Europa”.

RAFFAELE COSTA (Fi):
“Complessivamente, in Italia vedo due tipi di destra: una destra liberale ed una destra estrema. La prima è a mio avviso caratterizzata dalla ricerca di valori capaci di esaltare l’importanza dell’individuo. Ma, intendiamoci, si tratta della destra liberale, non di quella liberista, la quale, invece, troppo sovente s’incentra nella ricerca non tanto della libertà come valore primario ed assoluto, bensì in quanto semplice affermazione del mercato. D’altra parte, la destra estrema non punta più sull’ordine e la gerarchia in quanto tali, bensì su aspetti nuovi, quali ad esempio il controllo degli extracomunitari, con punte di xenofobia. I valori comuni della destra, intendo dire della coalizione di governo, sono assolutamente pochi: ciò che accomuna tutti è la subalternità alla sinistra. Del resto, non è possibile distinguere a priori forze di destra o di sinistra, dal momento che troppo spesso vi sono collisioni di valori. A tal proposito, voglio citare Malagodi, il quale, 15 anni fa, mi ricordava - metafora applicabile anche ai nostri giorni -, che l’Internazionale Liberale rappresentava un traguardo appetibile sia per gruppetti maoisti, sia per gruppuscoli neonazisti che ben volentieri avrebbero gradito farne parte, pur senza essere affatto liberali…”.

STEFANIA CRAXI (imprenditrice):
“Innanzitutto, a tale proposito devo fare una premessa: la situazione italiana è del tutto diversa rispetto a quella del resto d’Europa. Nel nostro Paese, infatti, esiste una legge elettorale assolutamente iniqua che spinge i partiti ad identificarsi nella destra anche se, per loro natura, sarebbero portati verso altre direzioni. La situazione italiana risulta così anomala perché la legge elettorale oggi vigente costringe una realtà, che mai è stata, per Storia e tradizione, bipartitica, ad esserlo, stipulando innaturali alleanze di governo. Per quel che concerne la distinzione tra destra e sinistra, sempre rifacendomi a quanto ho già accennato, non credo sia possibile separare due categorie caratterizzate ciascuna da propri valori di riferimento. Si tratta di indicazioni ormai puramente nominali e geografiche, non riconducili a partiti incapaci di proporre valori alternativi, opposti o comunque riconducibili ad ideologie specifiche, come invece accadeva quando le distinzioni tra posizioni erano realmente distinzioni di diversi credi. In Italia, poi, raggiungiamo il limite del paradosso quando ci accorgiamo, ad esempio, che la sinistra propende per il giustizialismo e parte della destra si riconosce in un credo garantista. In Europa, tale situazione è del tutto differente: nei Paesi a tradizione bipartitica, la destra si riconosce nel conservatorismo, mentre la sinistra si identifica nel riformismo”.

MARCO FRANCHITTI (Direttore politico di “Democrazia Moderna”):
“Dividere il mondo politico in valori di destra e valori di sinistra è, a mio avviso, assolutamente anacronistico, o per lo meno lo è per quanto concerne la situazione europea. In Italia bisogna fare un discorso differente: per destra si intende tutto quanto si oppone alla sinistra, al retaggio post-comunista, alla lenta evoluzione dei Ds. Più che di valori, però bisogna parlare di interessi comuni, che si incontrano e che si scontrano a vicende alterne. Noto inoltre che la situazione italiana è anomala rispetto a quella europea e americana: parlare di valori di destra piuttosto che di sinistra è ormai un discorso alquanto limitativo, mentre credo si dovrebbe auspicare un sistema nel quale i princìpi di fondo siano quelli della civiltà occidentale, senza bandiere ideologiche dell’una o dell’altra parte. L’Italia e l’Europa dovrebbero entrare a far parte, a pieno titolo, della società occidentale e non cerare soluzioni alternative, quali da sempre sono stati il modello orientale per la sinistra, il modello sudamericano per la destra. I valori non si chiamano di destra o di sinistra, si chiamano valori in senso assolto e sono quelli propri del mondo occidentale. La divisione in categorie rigide è l’ultimo ostacolo da superare al fine di divenire un Paese finalmente civile. L’obiettivo che auspico è il seguente: il raggiungimento di una società occidentale in cui i partiti siano perfettamente integrati nel sistema, tenendo tuttavia sempre e comunque conto delle tradizioni che li caratterizzano. La destra è comunque una forza politica più omogenea e, sicuramente, con molte meno contraddizioni rispetto alla sinistra: si rifà infatti alle due grandi famiglie europee del PPE e dell’Europa della Nazioni. Ciò a differenza della sinistra, che rappresenta la contraddizione in termini dello schema europeo: mentre infatti, in Europa, i liberisti per antonomasia sono separati dai socialisti, in Italia liberisti e socialisti sono costretti a convivere nella stessa famiglia…”.

LUCA VOLONTE’ (Udc):
“I valori fondamentali della destra, o meglio del centrodestra, sono oggi: la persona, la famiglia, la valorizzazione dei ceti intermedi, uno Stato leggero, scevro da meccanismi burocratici. Soprattutto, il nostro impegno è quello di portare la dottrina della Chiesa all’interno della città politica. La nostra tradizione si fonda sull’economia sociale di mercato, impersonando una tradizione che da Cattaneo arriva a Don Sturzo. Relativamente all’eterogeneità o meno delle anime che compongono la coalizione del centrodestra, ravvedo una molteplicità di voci, riconducibili a quattro partiti fondamentali, caratterizzati ciascuno da propri valori e propri credi. Per utilizzare una metafora, direi che la nostra coalizione è molto simile ad un’orchestra che suona una sinfonia, alimentata da forte pragmatismo ed esigenze di mediazione. Rispetto al panorama europeo, a mio avviso esistono molte differenze: la CDU tedesca, per esempio, non contiene in sé tutte queste anime, né tanto meno lo stesso accade per la Francia o la Spagna. Un’unità di fondo tra tutte queste destre si può tuttavia riscontrare nel Partito Popolare Europeo”.

FAUSTO TAPERGI (filosofo 'crociano'):
“Relativamente alla compatibilità di idee tra le forze riconducibili alla destra o, comunque, alla coalizione di centrodestra, non individuo troppe o comunque troppo grandi distinzioni. Non saprei definire comunque i valori dominanti della destra: a mio avviso ne esistono solo tre, riconducibili ai concetti di libertà, correttezza e solidità morale. Chi è in grado di rispondere politicamente a tali esigenze rappresenta una vera forza politica, non riconducibile tuttavia né all’area di destra né all’area di sinistra. Si tratta infatti di categorie e di distinzioni non più attuali al giorno d’oggi. Credo fortemente nel fatto che l’unica risposta possibile sia un credo centrista, in grado di salvaguardare l’importanza della libertà. Mi sembra che, oggi, sia la maggioranza, sia l’opposizione, non siano in grado di rispettare tale valore”.

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