Vittorio LussanaPersonalmente, mi è capitato di passare per il traforo del Frejus varie volte, sia in automobile, sia in treno. E mi sono sempre ritrovato costretto a spendere almeno tre ore per raggiungere Lione, oppure  per riuscire a superare lo ‘snodo’ ferroviario di Modane. Tre ore per un tratto, di strada o ferroviario, percorribile in una. In più occasioni, mi è capitato di essere l’unica persona a bordo di un’autovettura all’interno del traforo italo-francese incolonnata nel bel mezzo di una carovana interminabile di autotreni. Pertanto, le ragioni per l’apertura di una nuova linea ad alta velocità mi sono sempre apparse piuttosto evidenti: il progetto di una rete ferroviaria efficiente e priva di strozzature migliorerebbe il volume degli scambi, riequilibrando i rapporti di forza tra il trasporto su rotaia e quello su ‘gomma’, che possiede un impatto ambientale assai pesante. L’asse Torino-Lione, oggi congestionato dal trasporto su gomma, smaltirebbe il traffico di autotreni dell’intero arco alpino occidentale, gravato da un transito medio costante di due milioni e 700 mila Tir all’anno. Il tunnel di base consentirebbe, inoltre, di contrastare il dispendio energetico dovuto all’alta quota del valico e alle conseguenti forti pendenze e tortuosità della vecchia linea ferroviaria, che limitano la velocità e la capacità dei convogli nonostante l'utilizzo, per alcuni treni, addirittura di tre locomotrici. La linea storica è scarsamente attrattiva per i treni-merci, poiché essa incide non poco sui costi di transito, determinando una spesa da due a tre volte superiore rispetto a quella di altre linee europee. Invece, con una linea ad alta velocità si può calcolare tranquillamente una riduzione del costo di attraversamento delle Alpi di almeno il 40%, apportando benefici agli scambi nell’intero quadrante ‘ovest’ europeo - al cui volume corrisponde oggi un valore di circa 150 miliardi di euro annui - concorrendo altresì a ridurre il ritardo infrastrutturale e logistico tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Ue. Ripeto e ribadisco: ho passato quel valico più e più volte, in diverse stagioni dell’anno. Si tratta di una tratta assai vicina alla ‘saturazione’. A tunnel compiuto, la nuova linea consentirà di percorrere i circa 250 chilometri che separano Torino dalla ‘dorsale’ Parigi-Marsiglia in un’ora e dodici minuti, contro le attuali 3 ore e mezza. Lo spostamento del traffico merci e passeggeri dalla gomma al ferro avrà un impatto positivo, in termini ambientali, per la riduzione di emissioni inquinanti, gas serra e livelli di decibel. Aree precedentemente compromesse verrebbero riqualificate e, al contempo, le nuove tecnologie applicate nello scavo dei trafori consentiranno di contrastare con efficacia il rischio della diffusione di polveri o di sostanze pericolose come l’amianto. Negli ultimi anni, il progetto ha inoltre subito trasformazioni e mutamenti assai importanti, proprio al fine di recepire tutti i suggerimenti giunti dalle popolazioni stanziali della Val di Susa e delle svariate autorità locali interessate. Ciò proprio al fine di coniugare ogni politica infrastrutturale e dei trasporti con quelle dell’ambiente e del territorio, all’interno di un’unica strategia di sviluppo. Il progetto definisce la parte di costi italiani per la realizzazione della tratta in circa 3 miliardi di euro, suscettibili di incremento o diminuzione in ragione della misura dei finanziamenti che giungeranno dall’Unione europea. Oltre a ciò, tempi e modalità di realizzazione sono differiti, dilazionando la spesa in un maggior arco temporale. Infine, una delibera del Cipe del 2003, la n. 113, ha dato un giudizio positivo di compatibilità ambientale all’intero progetto di collegamento ferroviario transalpino, accompagnandolo con ben 77 raccomandazioni e prescrizioni su tutti gli aspetti fondamentali: cantierizzazione, rumore, inquinamento atmosferico, acque superficiali, risorse idriche, problemi geologici e idrogeologici, impatto sull’ambiente, sul paesaggio, sui beni storici e artistici. Insomma, la Torino-Lione ad altà velocità è un’opera importante: perché dovremmo rinunciarci? Spiegatecelo bene, ma proprio bene, per favore.




Direttore responsabile di www.laici.it e di www.periodicoitalianomagazine.it
Lascia il tuo commento

Cristina - Milano - Mail - martedi 19 novembre 2013 17.1
Un articolo che mi piace molto e in cui la domanda finale è perfetta: quante risposte mancate...
Massimo - Roma - Mail - martedi 19 novembre 2013 5.38
Io ci passai molti anni fa, non sono assolutamente ferrato in materia. Posso solo dire però, e non per motivi ideologici (infatti, per esempio sono favorevole all'energia nucleare come nuova fonte di energia rispetto alle centrali odierne a carbone o petrolio) che da quello che ho letto, e parlato con gli interessati, che il disastro ambientale sarebbe veramente massacrante! Basterebbe ampliare alcuni snodi per risolvere il problema, anche perchè, non credo che se le merci, arrivasserò un'ora prima, noi al mondo, staremmo meglio... Da quello che so, è proprio il progetto a essere sbagliato.... Se vuoi, direttore, posso parlarti, per esempio, del massacro vero e proprio, dello scempio ambientale, paesaggistico, ma di più, ingegneristico e in termini qualitativi e finanziari, del raddoppio della Flaminia che hanno fatto in Umbria, cambiando e distruggendo con un'opera costata dieci volte di più del previsto, (ruberie?) e degli alti costi di manutenzione, data la scarsa qualità dei materiali impiegati. Due cittadine storiche, come Nocera Umbra, e Valtopina, sono state letteralmente tagliate in due da una superstrada, con abbandono e distruzione del centro storico di queste città storiche. Bastava far passare la superstrada dietro le cittadine, come hanno fatto a Rieti con la l'Aquila-Terni. Io fui ospite, 10 anni fa, alla trasmissione di Rai 1 condotta da Oliviero Beha su questo.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - martedi 19 novembre 2013 5.24
Le considerazioni di Lussana sono opportune ma non certo nuove. Io le ho lette da qualche parte parecchi anni fa. In verità manca nel Paese un'autorità morale e costituzionale che rappresenti il pubblico interesse.
Gabriele Bono - Ome Brescia Italia - Mail - lunedi 18 novembre 2013 14.44
Ho letto con interesse le argomentazioni PRO TAV.
Mi associo a quanto detto dal lettore che mi ha preceduto.
Considero prima di tutto di fondamentale importanza discutere con pacatezza e portando ragioni alle rivendicazioni e convinzioni che in questo, come in molti altri casi, tendono a creare contrapposizioni, contrasti ed a volte anche problemi più seri.
Personalmente ero informato sulle ragioni dei NO TAV, ma ben poco sulle PRO TAV.
Forse è solo colpa mia. Grazie a Lussana.
Conosciute le diverse posizioni ognuno trarrà le sue conclusioni. Non seguire questo percorso vorrebbe dire non condividere i principi di democrazia ed avere poco rispetto per l'intelligenza degli altri. E parlo dei cittadini (meno dei politici) di questa Repubblica.
Franco Bradamante - Trieste - Mail - lunedi 18 novembre 2013 13.15
Le argomentazioni dell'articolo (tutte di natura economica) sono ragionevoli, valide e condivisibili. Mi chiedo perche' non siano state spiegate con sufficiente chiarezza e capillarita' alle popolazioni interessate e quali siano state le compensazioni offerte dal governo in cambio dei disagi e dello stravolgimento del territorio. In passato l'Italia ha imposto opere di interesse nazionale senza curarsi in alcun modo dei cittadini che da esse venivano danneggiati. Oggi ritengo non bisogni piu' agire in codesto modo. E' di molti anni fa la cronaca di repressioni incilvili da parte dello stato degli atti di protesta da parte dei movimenti NO TAV. Ricordo che persone hanno dato la loro vita, altri si sono lasciati morire di fame in prigione, per opporsi a quaetsio progetto.
Se qualcuno arriva al punto di dare la propria vita per una causa, io mi fermo a pensare.


 1