Andrea GiuliaSecondo studi approfonditi compiuti dai due insigni e quantomai affidabili fratelli bucanieri Osvald e Gustav Morgan, le origini della comunicazione ‘chat’ vanno fissate intorno alla fine del secolo XVII, allorquando i due intraprendenti ‘giovinotti’ con la benda (spesso indossata solo per ‘moda’, pur avendo l'occhio di lince), scoprirono qualcosa di ancora più portentoso degli effetti allucinogeni dell'assenzio e della noce moscata. Intuirono, cioè, che si potesse infilare a forza, nel becco di un piccione viaggiatore ubriaco (come loro, di Lambrusco d.o.c.) una pergamena con un messaggio qualsiasi (poteva andar bene anche un semplice: “Ci siamo rotti le scatole di rubare forzieri! Vogliamo le donne!!!”) da far pervenire a un altro pirata, che si trovasse a non più di cento chilometri. Nessuno, tuttavia, nemmeno i discendenti dei due fratelli Morgan, è mai riuscito a comprendere bene per quale oscuro motivo quel piccione, per giunta palesemente alterato dal vinello, decidesse di eseguire l'ordine impartitogli da perfetti sconosciuti. E risulta ancora più misterioso come diamine facesse detto piccione a recapitare il prezioso messaggio proprio a quel pirata e non a un altro. Sia come sia, da allora, noi esseri umani tutti abbiamo avuto una crescente, straripante, smania di comunicare a distanza le nostre emozioni, i nostri pensieri dolci, come pure quelli più ‘becero-perversi’. E, nelle epoche a seguire, dopo aver fatto sgobbare milioni di postini per recapitare le nostre missive amorose o rancorose, dopo le utili ma fredde trasmissioni Morse, dopo esserci presa una ‘cotta-perenne’ per la comunicazione via voce - prima coi telefoni bianchi, poi neri, poi a gettone e, infine, col telefono cellulare alla 'Spazio 1999' del comandante John Koenig - ecco scoppiare ‘l’amour’ per la trasmissione istantanea via schermo pc. Scrivere, parlare, vedere un'altra  persona che può trovarsi nell'appartamentino 8 x 4 del portiere dello stabile di casa nostra, come a Brisbane, nel bel mezzo del ‘Canguro-family-day’, o in una angosciosa taverna di Santo Domingo. Fantastico!

Perchè si ‘chatta’? E come ‘chattano’ gli uomini e le donne?
Nelle modernissime chat che il web ci offre, possiamo osservare alcune cose interessanti: le chat completamente gratuite sono, nel migliore dei casi, un grande ‘bluff’, poiché non le frequenta quasi nessuno proprio perché, sapendo che tutti pensano che non valgono un soldo bucato, tutti si iscrivono fornendo informazioni di se stessi quasi sempre falsissime, per poi tentare in tutti i modi di entrare senza pagare nelle ‘super-chat’, quelle dove fioccano le donne annoiate, dunque molto inclini alla trasgressione e ai giochi ‘birichino-sensual-maialini’. E questo risponde alla prima domanda: talvolta si chatta perché si vuole un po' di compagnia e, talvolta, anche qualcosa in più. E non si ha né voglia, né tempo, né (soprattutto) il coraggio di uscire di casa, farsi un giro e mettersi in gioco, rischiando d'esser vieppiù respinti dalla fanciulla che vogliamo far innamorare. Tutto il contrario di quel che, invece, lo sfavillante ‘mondo chat’ finisce col rivelarsi, illudendoci  di esser tutti dei gran ‘conquistadores-sciupafemmine’ sol perchè, a parte le web-cam-chat per ‘esibizionisti duri e puri’, noi non vediamo l'uomo o la donna, il ‘transgender’ o il travestito, oppure ancora altre misteriose ‘creature’ dritto negli occhi. Pertanto, tutto quel che a lui o a lei scriviamo in tempo reale è comodamente subordinato a quel che la nostra fantasia ci suggerisce di dire in quel momento, al grado della nostra (dis)onestà intellettuale e agli obbiettivi che intendiamo raggiungere. Per gli uomini conta sempre e solo una cosa sola e non serve specificare cos'è; per le donne, assai più profonde di noi, conta un'altra cosa, anche questa intuibile, ma con in più l'illusione di avere la situazione sempre sotto controllo. Salvo poi, miseramente, capitolare. Chat vuol dire Inganno. Inganniamo noi e gli altri. Però ci piace e ci diverte. E tanto. Anche più dell'asfittico Governo Letta o del più spettacolare, ma discutibile, ‘Berluskaiser’. Quindi, dove sta il problema? Basta saperlo. Prima, durante e dopo.





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