Johann Rossi MasonHo scritto molto spesso della 'resilienza', ossia la capacità di resistere all'impatto degli eventi negativi dell'esistenza senza soccombere. Una capacità psicologica mutuata dalla fisica dei materiali: di fronte ad un urto violento il vetro, per esempio, va in mille pezzi, mentre il plexiglas assorbe l'urto con poche conseguenze. Mentre leggevo un libro sulla psicologia della salute, mi sono imbattuta in un concetto analogo e altrettanto interessante: di fronte ai traumi e al dolore ci si concentra sugli effetti negativi nel tentativo di curarli o minimizzarli e si trascura spesso, invece, il valore positivo di queste esperienze. Non a caso il dolore è spiacevole ma necessario a crescere e rappresenta una fase di adattamento, la forma più moderna di evoluzione naturale. Insomma la teoria del 'benefit finding' sostiene che gli eventi stressanti di matrice negativa possano essere traumatici, certo, ma portare con sè un corollario positivo e benefico per l'individuo. Eppure è molto raro che di fronte ad un trauma ci si soffermi proprio sugli aspetti vitali e di crescita. Sarebbe bene invece imparare a leggere la medaglia da entrambi i lati. Studi su pazienti con disturbo post traumatico da stress hanno rivelato che il 70% dei soggetti intervistati dopo forti traumi riferiscono di aver tratto qualcosa di positivo da quella esperienza. Se pensiamo ad esempio ad un terremoto, avremo soggetti che perdono completamente la fiducia nel futuro o la speranza e si aggrappano a ciò che avevano perpetuando il senso di perdita e di desolazione e altri che, dotati di una psicologia 'positiva' riferiscono di aver scoperto un maggiore senso di responsabilità, di solidarietà, di aver stretto i legami con i familiari, aver rivalutato i rapporti umani, aver trovato dentro di sé nuove motivazioni aver trovato dentro di sè empatia o maggiore forza. Inoltre, secondo altri autori (Tennen, Affleck, 2002) le persone che si confrontano frequentemente con le difficoltà 'imparano' a individuarne i lati benefici. Ecco come al posto di 'disturbo' un filone della psicologia della salute propone il termine di 'sviluppo post traumatico' in cui all'interno di un contesto di sofferenza si riscontrano e coltivano elementi di conoscenza e crescita. L'obiettivo di una terapia, quindi, non sempre deve essere un 'ritorno allo stato precedente', ma può essere il raggiungimento di uno stato nuovo e, spesso, più elevato.




(articolo tratto dal blog www.sestopotere.blogspot.com)
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