Vittorio LussanaHo accolto con un certo grado di soddisfazione la recente sentenza della prima sezione civile della Corte di Cassazione, in merito ai diritti delle coppie omosessuali nel complesso versante dell'affidamento minorile. Secondo la Suprema corte “un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale, poiché risulta un mero pregiudizio sostenere che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino vivere in una famiglia incentrata su una coppia composta da due individui dello stesso sesso”. Tuttavia, voglio innanzitutto consigliare un poco di prudenza e di pazienza, poiché ci troviamo di fronte all’aspetto più delicato e scientificamente controverso della questione relativa ai diritti degli omosessuali. Non apprezzo chi pretende di approcciare tali problematiche secondo metodi e linguaggi eccessivamente massimalisti: noi laici non vogliamo veder confermate le nostre ragioni attraverso capovolgimenti di principio di tipo rivoluzionario. Più saggio può risultare, invece, una ‘scalettatura’, una programmazione degli obiettivi, attraverso una riflessione profonda e attenta intorno al tipo di percorso lungo il quale questo genere di libertà pubbliche potrebbero indirizzarsi. Non mi piace ottenere tutto insieme, né smantellare ‘ex nunc’ una tesi a me spiacente, senza tener conto di precisi dati scientifici o delle possibili ragioni di chi la pensa in maniera differente: siamo su un ‘terreno’ in cui determinati traguardi possono essere raggiunti attendendo un’opportuna maturazione dell’opinione pubblica e del tessuto culturale complessivo della collettività. Un processo che, certamente, qui da noi possiede tempi alquanto lunghi e freni ideologici potentissimi e che, tuttavia, non può nemmeno subire accelerazioni innaturali, tali da creare confusioni o gravissime contraddizioni. Il primo obiettivo rimane, a mio parere, la regolarizzazione in sede civile delle unioni di fatto, sia per le coppie etero, sia per quelle omosessuali. Un ‘passaggio’ che non può essere sottoposto a considerazioni puramente di preferenza, basate su culture e tradizioni acquisite, preconfezionate, le quali generano pregiudizi che favoriscono solamente una cattiva ‘lettura’ o il rifiuto stesso di ogni evidenza sociale. Nel cuore cattolico del popolo italiano, i gay possono anche amarsi purché ciò non divenga un fatto pubblicamente ‘visibile’; purché non emerga alla luce del sole; purché questo non modifichi in nulla la sovrastruttura di principio dell’ordinamento giuridico, o lo stesso diritto di famiglia. Continuo a sottolineare come, in termini di costituzionalità, un preciso ‘varco’ in favore della libertà di orientamento sessuale esista, poiché la nostra fonte giuridica 'superprimaria' non difende affatto la famiglia eterosessuale in via esclusiva, riferendosi genericamente al matrimonio tra coniugi senza specificarne il genere. Chi dice il contrario esprime una concezione puramente ‘sofistica’ non solo della libertà altrui, ma persino del diritto e delle leggi dello Stato, in cui determinati comportamenti individuali possono anche trascendere il rispetto di una norma. Indubbiamente, ci sono leggi ingiuste, ma esistono anche molte persone ingiuste. Ed è ipocrita e ingiusto continuare a volgere il proprio sguardo da un’altra parte, pretendere che due ragazze o due ragazzi che si vogliono bene debbano farlo in segreto, secondo logiche totalmente ‘privatiste’, le quali rischiano di immobilizzare la società fino a generare la più totale deresponsabilizzazione civile. E’ fuor di discussione che il privato non sia affatto un ‘furto’ alla collettività, poiché ciò rappresenterebbe un ‘criterio’ di ragionamento assolutamente ideologico. Tuttavia, anche il dominio del privato rispetto all’interesse generale rappresenta un limite, una ‘gabbia’ all’interno della quale contenere comportamenti, atteggiamenti, convenzioni sociali che rendono impossibile ogni analisi equilibrata. Io comprendo pienamente come nella cultura moderata italiana viga una sorta di tradizionale fastidio nei confronti della sociologia e delle culture antropologiche: questo è un settore che, da solo, dimostra l’arretratezza delle filosofie morali di discendenza religiosa e trascendente, un modo moderno e secolarizzato per arrivare a comprendere come non sia affatto Dio a produrre ‘coperchi’ da contrapporre alle ‘pentole’ del demonio, bensì che è l’uomo stesso a dover utilizzare in modo corretto gli uni e le altre. Invece - ed è proprio questa la grande vittoria morale della laicità - sono proprio le scienze sociali il metodo scientifico più corretto per difendere le nostre tradizioni culturali da possibili deformazioni e storture, evolvendole e modificandole interpretando al meglio l’evoluzione dei tempi. Affermare ciò significa soprattutto sottolineare come ogni tipo di realtà debba essere analizzata alla luce della miglior cultura scientifica, che dirigersi troppo rapidamente verso l’affidamento minorile a famiglie omosessuali possa risultare, in termini squisitamente empirici, una soluzione ‘acerba’, prematura, ancora da approfondire. Fin quando non potremo analizzare dati certi, comparando studi specifici ben precisi, è impossibile fornire giudizi dotati di un'ampia validità scientifica relativi ai complessi problemi pedagogici o anche alle eventuali potenzialità ‘positive’ del processo di crescita dei minori all’interno delle coppie omosessuali. Dunque, su tale ‘sentiero’ gradirei che si ragionasse secondo una metodologia diversa, tipicamente gradualista e riformista, perseguendo un obiettivo per volta attraverso la creazione di priorità d’analisi e di principio, di merito e di metodo. L’affidamento minorile è una frontiera successiva rispetto a quella del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali: mi dispiace affermarlo, ma ritengo che le cose stiano così. E forse è persino una ‘buona cosa’ che stiano così. Io sono d’accordo nel merito di quanto dichiarato dalla Corte di Cassazione: “Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio, che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". In questo modo "si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque, correttamente, la Corte d'appello ha preteso fosse specificamente argomentata". Tuttavia, da tale giudicato discende anche una questione di metodologia giuridica, perché così come non risulta dimostrabile che una coppia gay possa essere dannosa per l’educazione di un bambino, non è nemmeno detto il contrario, ovvero che lo sia o che possa, in qualche modo, risultarlo. Si tratta di un aspetto delicatissimo, intorno al quale, personalmente, ritengo necessario saper attendere, riflettere bene, studiare profondamente la questione. L’onorevole Paola Concia afferma l’esistenza di studi certi, provenienti da Oltreoceano, in merito alla stabilità pedagogico-educativa della stragrande maggioranza delle coppie gay: bene, vediamoli, per favore, questi dati. Leggiamoli, analizziamoli, parliamone pubblicamente, tra persone che abbiano effettivamente titolo per discuterne, senza assumere posizioni di parte. Siamo laici, dunque crediamo nella realtà esperienziale, no? Allora, per cortesia, evitiamo di ‘arroccarci’ ognuno all’interno della propria ‘trincea’. Questo Paese - lovolessiddio! - è forse sul punto di varcare la soglia del proprio futuro: non fatemi ritrovare, vi prego, per i prossimi 5 anni, costretto a dover ascoltare un Gasparri che interrompe tutti quanti con emerite assurdità; con i due Casini, Carlo e Pierferdinando, che pensano sempre ‘male’; con i Radicali che vogliono aver ragione per ‘sfinimento’ dell’avversario e tutti gli altri che la ‘buttano’ letteralmente ‘in caciara’. Stiamo attenti, per favore: facciamo le cose ‘per benino’ ed evitiamo di evocare albe radiose di progresso. Studiamo bene le carte, cosa esse ci dicono e in quali termini giudicano il delicato processo di crescita e di evoluzione psichica di un bambino. Ovviamente, io ritengo che cambi ben poco e che molti dei problemi di formazione della personalità di un minore siano influenzati da ben altri fattori, di tipo economico, ambientale o quant’altro. Tuttavia, potrei anche sbagliarmi: nessuno di noi possiede il dono dell’infallibilità. Cerchiamo, innanzitutto noi laici, di non ragionare schematicamente. Abbandoniamo ogni visione ‘statica’ di trasformazione della società. Perché le cose, spesso e volentieri, nella vita mutano e maturano da sole, per proprio conto. Senza che vi sia bisogno di ricorrere a ‘forzature’, di nessun genere e tipo.




Direttore responsabile del mensile 'Periodico italiano magazine' e dei siti www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it
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Giuliana Mieli - Certaldo(Fi) - Mail Web Site - giovedi 17 gennaio 2013 13.38
Grazie per questo commento equilibrato.
Femminile e maschile sono due atteggiamenti affettivi biologicamente precostituiti complementari necessari nella loro integrazione e dialettica per garantire la sicurezza delle cure e la possibilità di crescita. Sono inoltre due atteggiamenti emotivi che devono raggiungere il loro equilibrio nella organizzazione socioeconomica della vita sociale oggi totalmente carente di una forte voce e presenza femminile.
Il sacrosanto riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali nasconde dunque una problematica molto più vasta che rimarrà misconosciuta e inevasa se ci si limita a un'isterica privata battaglia che non approfondisce le ragioni più profonde del malessere che viviamo.
Cristina - Milano - Mail - mercoledi 16 gennaio 2013 12.40
Argomenti delicati, che devono essere affrontati in ogni caso senza "forzature", ma anche senza pregiudizi arcaici....
Simona - Palermo - Mail - lunedi 14 gennaio 2013 20.33
La nostra società certamente è condizionata dalle strutture originarie,dal carattere e dall'educazione ricevuta e tanti fattori fioriscono da questo terreno... l'argomento del suo articolo tratta di un pianeta abbastanza problematico...ma riconosco che chiudere la porta o innalzare delle mura si ottengono solamente altre "mura"...forse è meglio creare spazi aperti nella consapevolezza che tutti hanno un posto da occupare nella società,senza segreti ...e pregiudizi ...
Massimo - Roma - Mail - lunedi 14 gennaio 2013 16.22
Dopo le polemiche (solite) a seguito della sentenza, nessuno ha mai parlato nè mai lo farà, di studi scientifici. Ci sono. Pro e contro. Il perchè nessuno voglia confrontarsi sulle 'idee', anche se delicate (anzi, soprattutto per questo lo si dovrebbe fare) non lo capirò mai.
Susanna - Roma - Mail - lunedi 14 gennaio 2013 15.36
Non condivido - e sarebbe lungo spiegare qui perché - ma la sua tesi è esposta benissimo, con logica e apertura mentale. Ottimo... Ottimo davvero.
Francesca - Roma - Mail - lunedi 14 gennaio 2013 15.28
Ottimo articolo. Sono perfettamente d'accordo, penso che i diritti e la tutela dei minori siano un obiettivo fondamentale per una società civile e non un mezzo strumentalizzato per dar vita alle solite polemiche opportunistiche!


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