Marta De LucaQuando Berlusconi, nel corso della trasmissione ‘Servizio Pubblico’, ha letto l'elenco di condanne civili comminate a Marco Travaglio nel corso della sua carriera giornalistica, ha commesso un grave errore, che ha dimostrato pienamente come molti dei suoi collaboratori provengano da un ambiente profondamente ‘inculturato’. Una delle caratteristiche primarie di un giornalista è infatti quella di prendere querele: se ne ha ricevute, vuol dire che costui ha lavorato, che non si è limitato a ‘impastare’ agenzie di stampa, mentre lui, grande editore e imprenditore televisivo, non ha nemmeno controllato se quell’elenco non potesse andare ben oltre ogni esigenza tempistica televisiva, finendo col darsi la ‘zappa sui piedi’. Pur tenendo ferme determinate condizioni deontologiche della professione, il fatto che un editore non sappia quali siano gli inconvenienti e gli errori in cui un giornalista può incorrere nel corso dell’esercizio del proprio mestiere è apparso alquanto stravagante. L’intento era dunque quello di dimostrare una serie di gravi lacune deontologiche del giornalista in questione. Ma un editore, per quanto importante possa essere, non ha titolo alcuno nel definire o giudicare ciò, soprattutto in una sede pubblica, poiché tale funzione appartiene all’Ordine dei giornalisti.


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