Marta De LucaOrmai da troppo tempo, la programmazione televisiva italiana soffre di una sindrome degenerativa acuta: quella di una smaniosa ricerca dei dati di ascolto dell’auditel. Tale fattore condiziona fortemente le nostre trasmissioni, che a causa di ciò hanno lentamente perduto ogni sana caratteristica di informazione culturale e di approfondimento di temi e problemi del Paese, fino a farci rimpiangere la gioiosa piccola-borghesia presentata, sino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, dal ‘Maurizio Costanzo Show’. Tale critica vale sia per la programmazione Rai, infarcita di serie televisive estremamente violenti, perennemente alla ricerca morbosa di effetti speciali e di una spettacolarizzazione tendente più al clamoroso che al realistico, sia per i palinsesti Mediaset, ormai completamente appiattiti su reality a carattere popolare. Stiamo sostanzialmente vivendo l’epoca della televisione ‘spazzatura’, che propone esempi distorti e disapprovabili della vita, con una costante presenza di ballerine poco vestite e di personaggi privi di qualifica, scelti solo a causa del loro gradevole aspetto fisico. I responsabili di tale degradazione antropologica si sono più volte difesi sventolando i ‘grandi ascolti’, a dimostrazione dell’apprezzamento del pubblico. Ma molta parte di questo successo è dovuto principalmente al ‘battage’ autopubblicitario che le emittenti stesse fanno ai loro programmi e all’assuefazione sociale che esse generano. Il trionfo di sesso, volgarità e violenza, insomma, la fanno da padroni. E nessuno sembra essere realmente intenzionato a interrompere questo circolo vizioso. Quel poco di programmazione culturale esistente nel nuovo sistema del digitale terrestre è ormai pienamente delegato a canali ‘minori’ (Rai Storia), mentre un vero approfondimento giornalistico in tempo reale viene svolto unicamente dai telegiornali Sky e da Rainews24. Le reti televisive classiche, anche quando la programmazione delle stagioni si interrompe per le festività religiose o per le ferie estive, si dimostrano ripetitive e poco curate, con film che vengono regolarmente replicati senza un’effettiva ricerca di ‘genere’. Quante sono state le serate natalizie in cui è stato riproposto agli utenti il film comico-brillante ‘Una poltrona per due’? Se andiamo indietro nei decenni, si tratta di una pellicola ‘passata’ sugli schermi almeno una quindicina di volte. Il dato delle serie televisive di tipo ‘poliziesco’, poi, è quello più preoccupante, poiché indulge morbosamente verso una pseudo-sintesi con il genere horror in cui autopsie e indagini scientifiche sembrano voler trasformare lo spettatore in un detective che finisce, nella vita reale, col sospettare di tutto e di tutti, fino a degenerare, nei suoi effetti concreti sulla vita quotidiana, nella colpevolizzazione aprioristica del prossimo, provocando una generale tendenza al ‘pettegolismo’, in cui la vita degli altri viene posta sotto una sospettosa lente di ingrandimento, analizzata e criticata fino allo spasimo. Che la televisione non si stia rendendo conto delle molteplici derive degenerative che sta creando nella società è un fatto che risulta assai grave, poiché ben si conosce l’influenza che il mezzo televisivo medesimo ha avuto, in passato, per esempio nell’unificazione linguistica del parlato medio dei cittadini italiani. Proprio determinati fenomeni storici di secolarizzazione dovrebbero testimoniare la grande influenza che la televisione ha svolto in passato sugli italiani. Eppure, fin quando il dato è ancora ‘fresco’, derivante cioè dalla cronaca, non ancora ‘storicizzato’, si continua a sottovalutarne ogni effetto. Ed ecco dunque una programmazione che prosegue nei suoi intenti più subliminali, volgarmente pubblicitari, di condizionamento consumistico. La proposizione continua di ‘ragazze’ dal corpo perfetto e poco vestite svuota di valore ogni qualità interiore delle donne, discriminando quelle considerate genericamente ‘poco avvenenti’, volgarizzando e mercificando la figura stessa della donna a mero oggetto sessuale, riproponendo i rapporti umani su di un piano puramente contrattualistico, poiché solo se si è ‘belli’ ci si può presentare sul mercato del ‘do ut des’. Le serie televisive sul modello ‘Csi’, con il loro indugiare su autopsie, ferite di entrata e dettagli sanguinolenti, mostrano una società sempre più violenta e mercificata, in cui lo sviluppo tecnologico serve esclusivamente a ‘pareggiare i conti’ con il male venendo a patti con esso, non a prevenirlo o a impedirlo. Gli stessi contesti di sfondo dei delitti o degli accadimenti descritti sono quasi sempre ambienti in cui circola regolarmente la droga, in cui il guadagno facile viene considerato un dato acquisito, mentre feste e incontri pubblici il più delle volte sono a sfondo ‘orgiastico’ o puramente edonistico. Ma una società idealizzata unicamente sul sesso, il denaro e la violenza si indebolisce moralmente anziché progredire verso una ricerca finalizzata a una gestione ordinata dell’evoluzione dei costumi. Diciamocelo francamente: di una simile questione non ‘frega’ niente a nessuno, poiché preferiamo rinchiuderci in una sorta di egoismo tardo o neo-epicureista, in cui le sensazioni forti sono ricercate quasi per assuefazione o dipendenza. Fino a trascendere nei telegiornali infarciti di fatti di cronaca in cui la gente sembra considerare normale assassinare vicini di casa o parenti. Fino, cioè, a materializzare il ’mostro’ da sbattere in prima pagina. Poiché il nostro vero ‘Grande Fratello’, ormai, sembra essere il dottor Hannibal Lecter, assurto a vero e proprio mito della degenerazione antropologica delle società occidentali.


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sergio - italia - Mail - martedi 20 settembre 2011 17.18
Le considerazioni di Marta De Luca sono interessanti. Meriterebbero di essere ulteriormente approfondite. Mi vengono in mente, in positivo, tante realtà. Per es. l'impegno del MOIGE, per la TV, e iniziative come quella del Fiuggi Family Festival, per il Cinema. Anche se fanno meno rumore, sono le cose di qualità che alla fine costruiscono, lentamente, silenziosamente, le società e le civiltà.
Antonio Laveno - Italia - Mail - martedi 20 settembre 2011 14.35
Ciao Marta, non sono italiano percui perdona il mio Italiano scritto...
Molto bello il tuo articolo. Non credo sia tutto perso. Sebbene adesso sta crescendo una generazione con dei valori un po' squilibrati.Alla base di tutto questo non e solo la TV il colpevole credo sia il completo disinteresse di tutti noi alla vita civile, alla partecipazione come citadini nelle decisione poilitiche.
Incominciando dal nostro piccolo comune fino a al scelta dei candidati nei partiti politici.
Proposta: racogliere firme per cambiare la lagge elettorale.. come ?
Semplice: i politici dovranno avere un mandato di 4 anni rinovabili per altri 4 dopodiché fuori dalla vita politica..... Ma non solo: nessun incarico nelle amministrazione pubbliche né per loro né per i familiari più prossimi...
Fedina penale pulita of course !
Eliminare una delle due Camere....
La legge elettorale sarebbe solo possibile cambiarla con un 75 % della partecipazione dei cittadini.
Ne possiamo discuttere ulteriormente se vuoi.
Grazie ancora.

Antonio


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