Andrea GiuliaAlla luce dei risultati amministrativi di questi giorni, ci si accorge di quanto sia difficile riuscire a invertire la tendenza alla mediocrità politica imboccata da questo nostro Paese. All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, infatti, venne compiuto un grave errore di valutazione: ricorrere a un sistema bipolare realizzato attraverso una lunga serie di ‘toppe multicolori’ annacquatrici di identità, culture e tradizioni il quale, a sua volta, ha generato una classe politica assolutamente modesta. La vecchia area laico–socialista spazzata via dal ciclone giudiziario denominato ‘Tangentopoli’ a suo modo ha cercato di reagire nel tentativo di ricostruire una base politica di confronto e di dialogo con tutte le forze in campo, ma è stata regolarmente ‘ghettizzata’ e mantenuta in una sorta di ‘cono d’ombra’, al solo scopo di impedire ogni possibile ‘disturbo’ dei nuovi assetti di equilibrio instauratisi dopo il tracollo della prima Repubblica. In un simile contesto, di certo non hanno fatto buon giuoco alcune divisioni interne all’area laica medesima dovute al mantenimento di alcune personalistiche posizioni di privilegio, le quali non hanno saputo comprendere l’opportunità che si poneva loro di fronte, quella di poter svolgere un ruolo di affiancamento e di consiglio per la nascita di una nuova ‘leva’ politica generazionale che potesse giocarsi la carta del riscatto del più sano principio politico che, in questi anni, sta cercando faticosamente di venire alla luce: quello della laicità dello Stato. A seconda delle idee di ciascuno, sarebbe il caso che le buone intenzioni delle generazioni più giovani, nello ‘schifo di società’ in cui viviamo, venissero, quanto meno, rispettate. Forse, ci accorgeremmo di ‘piccole cose’ non meno importanti di quelle cosiddette ‘grandi’. Per esempio, che in coloro che tentano di affacciarsi negli assai ‘bizantini’ ambienti della politica italiana vi sia un nuovo senso della democrazia che, di per sé, dovrebbe rappresentare il segnale di una possibile ripresa civile e morale di questo Paese. Invece, la cattiva abitudine a favorire quasi esclusivamente personaggi vincolati o vincolabili pone dei veri e propri macigni sulla strada di un ricambio politico effettivo, di qualità, confinando, in particolar modo i giovani e le donne, in ruoli di secondo e, talvolta, addirittura di terzo piano. Per una larga parte della nostra classe dirigente determinate idealità non sono apprezzabili. Anzi, essa si rifiuta addirittura di valutarle, preferendo rimanere chiusa tra le proprie ‘beghe interne’ e qualche miserabile interesse particolaristico, mortificando ogni possibile funzione di ‘cerniera’ che, in democrazia, qualsiasi Partito dovrebbe socialmente svolgere nei confronti dell’intera comunità dei cittadini. In estrema sintesi, ci ritroviamo di fronte a un Paese sempre più vecchio e governato dai ‘vecchi’: una vera e propria gerontocrazia che sta distruggendo la nostra società riducendo ogni cosa a una contrapposizione sempre più schematica e volgare.


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