Vittorio LussanaL’impressione di una classe politica sempre più inascoltabile, indifferente e vergognosa rimane il dato di fondo di una fase stracolma di preoccupazioni. La ricerca di una visibilità perenne e il continuo ricorso a un propagandismo fine a se stesso continuano a generare confusione, esacerbando gli animi di molti osservatori. Che la seconda Repubblica fosse una vera e propria ‘schifezza’ lo si era ormai compreso da tempo. Ma quale sia stata la causa di una simile deriva provincialista e piccolo borghese della classe dirigente italiana non è dato sapere: nessuno approfondisce, nessuno analizza, nessuno indaga quali siano state le vere movenze di fondo (qualcuno dice, forse non a torto, l’attuale legge elettorale…) che hanno fatto trascendere la situazione a questo livello di indecenza. Il crollo del comunismo sembra essersi perpetuato trascinando con sé ogni qualsivoglia genere di analisi qualitativa, civile, della nostra realtà. La deriva personalistica ha investito tutti i campi sociali e di costume, persino quelli antropologici e comportamentali. Ogni straccio di idea, di professionalità, di spessore, di sano impegno civile e collettivo è crollata. Molti danno la colpa di ciò esclusivamente al ‘berlusconismo’, che avrebbe finito con l’avvantaggiarsi del tracollo comunista nella convinzione, parzialmente corretta, che si potesse innervare la società con una nuova forma di paternalismo spicciolo, oppure ancora con stravaganti suggestioni di liberismo selvaggio sostanzialmente confinanti con la liceità e l’anarchia, o comunque assai vicine all’irritualità e al qualunquismo. Ogni contraddizione è divenuta giustificata o giustificabile: si è contro la guerra in linea di principio, ma poi la si pratica in linea di fatto; si è contro le risse in tv, ma poi non si riesce a sfuggire alla tentazione di scatenarsi in talk show televisivi colmi di interruzioni e di polemiche gratuite; si dice, a parole, di voler disegnare una nuova società multietnica, basata su nuovi valori di solidarietà o nuove idealità, ma poi si persegue una deriva opportunistica, degenerativa, dilatoria della vita collettiva; si chiede un ritorno a criteri di meritocrazia, ma poi si continua imperterriti a procedere attraverso i consueti metodi clientelari e oligarchici, unicamente impernianti sulla costruzione di ‘lobbies’, conventicole o famiglie. Inutile, ormai, richiamarsi a culture che vedrebbero in sé le corrette soluzioni di principio: un ordinato liberalismo fornito di sani controlli amministrativi, un socialismo efficiente che non perda di vista i diritti dei singoli lungo la strada del raggiungimento graduale di obiettivi di interesse generale. Invece no: propagandismo edonistico e demagogia la fanno da padroni in tutti i campi, mentre rancori, ipocrisie o inutili barriere esclusiviste continuano a essere le metodologie politiche e comunicative praticate maggiormente. Per farla breve: una politica impegnata in uno scontro continuo, all’interno di una perenne guerra per ‘bande’. Rimanere in equilibrio all’interno di simili logiche rimane un esercizio che ha del funambolico, anche in una chiave eminentemente etico-morale. Diviene normale, alla fine, rimanere annoiati da simili comportamenti, da tutta questa somma di facce che si ostinano a non voler capire un ‘fico secco’. Dunque, per riuscire a vincere la tentazione di insultare pesantemente l’intera classe politica secondo finalità che difficilmente verrebbero comprese da gente che si inventa dei master accademici mai ottenuti, si preferisce occuparsi di altro, secondo una logica ‘evasiva’ o ‘diversiva’, che diviene il consueto rifugio dell’italiano ‘medio’. Si moltiplicano le iniziative culturali o sedicenti tali, perché naturalmente, in una società totalmente immersa nell’ipocrisia, non si può nemmeno mettere in piedi una ‘cosa’, non si può avere uno ‘straccio’ di idea senza correre il rischio di essere ‘copiati’ o immediatamente ‘rivenduti’. Si procede, insomma, per ‘clonazioni’, per continue manipolazioni, per riproduzioni ‘taroccate’, poiché non si è più in grado di produrre alcunché di veramente originale, di brillante, di virtuoso. Il più pulito ha la ‘rogna’, dato che tutto viene creato e utilizzato al solo scopo di ottenere fondi, finanziamenti a ‘pioggia’, favoritismi, sovvenzioni, prebende. La ‘spartizione’, poi, è sempre la stessa: si prende ‘dieci’, si spende ‘uno’ e con gli altri ‘nove’ si tengono fermi tutti: hai visto mai che tornino al potere gli altri? Mandare ‘al diavolo’ l’intera classe politica sarebbe il minimo. C’è solamente una persona che sta dimostrando di essere al di sopra di tutto questo marasma: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Proprio di recente, Massimo D’Alema ha ringraziato la ‘Provvidenza’ per il fatto che, all’inizio dell’estate del 2006, a qualcuno sia venuto in mente questo nome. Se Antonio Gramsci avesse potuto ascoltare che la sinistra italiana debba qualcosa alla Provvidenza si sarebbe rivoltato nella tomba: qualcuno se la ricorda ancora la recensione de ‘I promsessi sposi’ di Alessandro Manzoni, redatta e firmata proprio dal fondatore del Partito comunista d’Italia? Se persino il ‘meno peggio’ tra i leader della sinistra italiana si ritrova a dover ringraziare la Provvidenza, non diviene logico e naturale il sospetto che ci sia proprio qualcosa che non va? Che si stia vivendo in una sorta di mondo ‘alla rovescia’? La sinistra italiana dovrebbe smetterla di vergognarsi della propria cultura, della sua stessa identità, che non è interamente da ‘buttare’: non si può continuare a gettare l’acqua sporca con tutto il bambino. Se Karl Marx non si è rivelato un buon economista, ha pur sempre dimostrato di essere un ingegnoso sociologo; se Enrico Berlinguer non è riuscito a liberarsi totalmente dalla ‘cappa’ di controllo ideologico dell’Urss, qualche ‘scricchiolìo’ del ‘socialismo reale’ aveva comunque cominciato a percepirlo; se Bettino Craxi ha pensato che per poter togliere gradualmente potere ai ‘basabanchi’ democristiani fosse necessario competere sul terreno dei finanziamenti ai Partiti, ciò non significa che non avesse in mente un lucido piano di riequilibrio politico del Paese, anche se, in quella fase, l’opzione di un’alternativa democratica era ancora di là dal venire. Senza una sinistra in grado di approfondire determinati errori politici per rilanciarsi e rinnovare se stessa non vi potranno mai essere radiosi destini di progresso per il nostro Paese. Anche perché, di certi disastrosi “uomini della Provvidenza” questo Paese, in 150 anni, ne ha già avuti fin sopra i capelli. Senza offesa per Minniti, naturalmente.


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maurizio - italia - Mail - mercoledi 11 maggio 2011 0.1
troppo facile condannare la seconda repubblica perchè la sinistra non è riuscita nel suo intento originario di essere al potere onnipotente ed eterno all'insegna di Carletto debosciato sociologo e del bravo scolaretto ma idealista romantico giornalista collega di Benito che a differenza del romagnolo non ne aveva una idea della concretizzazione dell'idea del sociale! Vogliamo negare anche questo? Fino all'altro giorno ci siamo indignati della prima Repubblica dimenticandoci il peccato originario del 92. Il Comunismo è finito allora. Oggi paghiamo la sua agonia. Quello che scrive, come tanti altri nelle testate “rosse” ne è uno degli artefici responsabili . Sostenere quell'idea che ci ha portato fino ad oggi allo sfascio completo di tutte le istituzioni e del mondo del lavoro attraverso l'uso della ipocrisia e della menzogna è scandaloso. Prendere il potere attraverso l'instabilità sociale è sempre stata arma letale nella fondina del Comunismo o sinistra che sia! Oggi ci siamo accorti come erano i nostri politici della prima repubblica guardando a fondo l'anima di Fini: i nullafacenti politici di professione! Una formazione del dopoguerra bacato degli inciuci delle corruzioni con ipoteri occulti tra magistrature e servizi segreti. D'altronde non avendo mai lavorato che altro potevano fare? Il calderone di poltrone degli "scambisti". Che a lei non sia simpatico Berlusconi si è sempre compreso ma proprio per il rispetto della sua onestà intellettuale mettere in un calderone le nostre nuove forze politiche di governo di brave "ragazze" e "giovanotti" è una ingenua caduta di stile. E' chiedere troppo ricordarsi come le persone lavoratori autonomi di tempo fa si chiedessero come gli Anderotti o i Berlinguer di turno emanassero regole senza avere una idea delle dinamiche del lavoro e dell'economia!? Uno sfascio completo! ne è testimonianza della caduta del PIl dagli anni 70' e l'abbassamento della qualità dell'insegnamento scolastico. (provi a leggersi un Argan di St arte e li confronti con i libri di testo attuali!) Eppure il nuovo è finalmente arrivato nella seconda repubblica proprio coinvolgendo "l'imprenditore" che ha portato competenza e anticonformismo. Aimè con l'Italia già sfasciata! Ma cosa farebbe Lei al posto suo?! Proprio dai suoi scritti Sig. Lusanna si legge ciò che critica. Le idee diventano appartenenti a squadre di calcio quando svanisce l'onestà intellettuale. Voglia di cambiare , di picconare il vecchio non se ne vede traccia. Solo nostalgici contenuti politichesi senza scorgere contributi costruttivi e positivi per risalire, rinascere, decollare! non è certo un buon esempio rotolarsi nelle briciole proprie dicendo che sono poi stati gli altri a farle! Mi ricordo Cossiga, Spadolini, Craxi, per ultimo Mastella e ora Berlusconi. Tutti hanno provato l'ebrezza di picconare. E tutti prima o poi si sono trovati immanettati dai vortici spietati di accuse dei poteri occulti di sinistra: tra stampa e magistratura! Abbiamo già scontato nel 92 l'errore che per non buttare a mare la sinistra abbiamo buttato via tutto il resto!. Ora che tutto faccia schifo proprio non ci sta! Il dopo Berlusconi sarà veramente da ridere.


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