Anna Falcone

Mi auguro che la Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, in corso in questi giorni a Roma, si concluda con la proposizione di misure concrete che gli Stati partecipanti si impegnino ad adottare in tempi brevi, e non con le solite dichiarazioni di principio, che riportano l'attenzione sul tema della violenza per il tempo di una notizia, ma non risolvono il problema. Occorrono misure concrete e occorrono subito. Come sottolineato dalla Ministra di Uguaglianza del governo Zapatero, Bibiana Aido, che ha partecipato ai lavori della Conferenza: "Qui il tempo non si conta in giorni, ma in vite", le vite di quel 95% di donne che non ha il coraggio o la forza di denunciare. E non lo fa perché mancano, in Italia, serie politiche di sostegno a chi denuncia una violenza, soprattutto se perpetrata in famiglia o sul luogo di lavoro. La scelta cui si trovano spesso davanti queste donne è: o riprendersi la propria vita e la propria dignità, o perdere il lavoro, la casa, il sostegno economico, i figli, la propria rispettabilità. E' una scelta tragica e inaccettabile, che va neutralizzata a monte. Noi proponiamo la più rapida istituzione di sezioni specializzate presso tutti i Tribunali con competenza esclusiva in materia di violenza di genere, sezioni che operino con procedure d'urgenza e in tempi rapidi, capaci di pronunciarsi immediatamente sui casi di violenza, in modo da non lasciare le donne in balia delle 'vendette' o delle 'ritorsioni' di chi si sente scoperto. Proponiamo, inoltre, l'istituzionalizzazione di percorsi di avviamento al lavoro e la promozione di specifici accordi territoriali fra Servizi Sociali e datori di lavoro pubblici e privati, per sostenere le donne che, in seguito alla denuncia, vengano a trovarsi senza mezzi, in modo da aiutarle a ricostruirsi un nuova vita. Il bisogno non deve più potere essere usato come arma di ricatto, o motivo di impunità. Lo Stato è ancora, purtroppo e ingiustificatamente assente nelle politiche attive di sostegno alle vittime di violenza e ci spiace constatare come i ‘Centri Antiviolenza’, che in Italia hanno da soli cercato di sopperire a queste lacune e che rappresentano, spesso, l'unico riferimento, insieme ad altre associazioni di settore che hanno proposto analoghe misure concrete, non siano stati invitati all'evento.




Responsabile Nazionale Pari Opportunità del Partito socialista

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