Maria Chiara D'ApoteA metà strada tra un 'road film' e un 'apocalittico', il film 'Civil War' narra la vicenda dello scoppio di una guerra civile negli Stati Uniti. Un Paese sempre più regredito a stato di 'nazione-far west', ove feroci cowboy, ormai cecchini sterminatori, come lo spietato 'cecchino di Natale' (un efficace Jesse Plemons) lasciano dietro di loro solamente morte e distruzione (con tanto di crudelissime immagini di fosse comuni). Dal genere apocalittico, la pellicola eredita i paesaggi desolati, le strade divelte e la desolazione. Qui, però, non vi sono alieni cattivi, minacce venute dall’est o fenomeni climatici (si veda il film '2012' sulla profezia dei Maya o il celeberrimo 'The day after tomorrow', sul conflitto tra uomo e natura, ndr) tantomeno eroi americani che, con il loro genio, salvano il pianeta e mettono in salvo (per primo, poiché prezioso per i destini del pianeta) il presidente degli Stati Uniti: gli Usa sono ormai implosi e non sapranno se salvare se stessi.

L’equipaggio del 'road film'
La giornalista di guerra Lee, una bravissima minimalista e intensa Kirsten Dunst, insieme a un giornalista della Reuters, di nome Joel (un sempre bravissimo Wagner Moura, già star della serie tv 'Narcos' su Escobar, ndr) decide di andare da New York a Washington per testimoniare l’entrata  delle truppe secessioniste in quel che resta della capitale e intervistare il presidente (Nick Hofferman). Successivamente, si aggregano un altro giornalista, Sammy (Stephen McKinley Henderson), un veterano del fu 'New York Times' e la giovanissima Jessie (interpretata da Cailee Spaeny, brava interprete dell'ottimo Priscilla, ndr), aspirante fotoreporter che idolatra la collega Lee.

Cosa fanno i fotografi di guerra sul suolo americano?
Ebbene sì, anche l’America sarà costretta a bere l’amarissimo calice, in forma autoimmune, trattandosi di una guerra civile, delle strade militarizzate e dei civili fatti esplodere con attentati dinamitardi. Le troupe dei fotografi, che in tempo di pace si sarebbero vestiti elegantemente davanti alle immagini del Campidoglio, ora devono indossare elmetto e giubotto antiproiettile con la scritta 'Press', come dice Lee alla sua discepola, Jessie.

Il gesto iconico e il girato
Così, il gesto per eccellenza, il segno filmico che si ripropone durante tutto il film, è quello iconico e mitologico del fotoreporter pronto a scattare: emblematica la sequenza nella quale Lee fotografa l’immagine televisiva. Questo fotografare lo schermo, che è già un'inquadratura doppia di per sé, crea un 'doppio nel doppio', a partire dalla posizione della cinepresa. Si poterebbe supporre che il regista, Alex Garland, con questo 'doppio' abbia voluto citare la famosa inquadratura de 'La finestra sul cortile' di Hitchcock, in cui il protagonista inquadra il cortile condominiale il cui vive con la sua macchina fotografica, svuotandone la potenza evocativa, giacché non esite più - forse per sempre - una memoria dell’America dei tempi andati, tutta divertissement e patriottismo. L’atto del fotografare può solo essere in funzione della tragedia e della corsa verso uno 'scoop' che farà la Storia: il momento immediatamente precedente la fine di un’era. In 'Civil War', dunque, la cinepresa gioca un ruolo di osservatrice dell’osservato, facendolo, però, in modo abbastanza tradizionale. Fin dall’incipit, con uno strettissimo piano, l’inquadratura del presidente degli Stati Uniti d'America che parla alla nazione si alterna alle riprese in 'videotape-digitali' relativi agli scontri tra manifestanti e polizia. Il 'rallenty', molto usato nei momenti drammatici come esplosioni o fughe, dona un effetto di rarefazione del tempo e delle emozioni, mescolando la riproduzione del documentario storico con il film di finzione.

Distopia o realtà?
Tutto sommato, il tema della secessione in 'Civil War' è stato (quasi) uno spettro negli ultimi periodi (si veda la questione dello Stato del Texas contro la Corte Suprema, ndr). La scelta registica di non ambientare il film nel 'solito' Paese sudamericano - o in quei tanti altri luoghi dove si sono più o meno velatamente generate guerre civili o golpe militari - ma nella terra del “Dio salvi l’America”, ha reso la trama intrigante. Tuttavia, l'opera, nel suo complesso, non è riuscita a sviluppare esaustivamente una tematica così complessa e ricca di implicazioni. In definitiva, pur con ottime idee e interpretazioni, 'Civil War' è incline a un certo sensazionalismo, tipico di un certo cinema americano. Bellissima, invece, la colonna sonora.

Cast
Regista: Alex Garland
Genere: azione, drammatico
Anno: 2024
Paese: Usa, Gran Bretagna
Durata: 119 minuti
Data di uscita nelle sale: 18 aprile 2024
Distribuzione: 01 Distribution
Attori: Kirsten Dunst; Cailee Spaeny; Wagner Moura; Jesse Plemons; Nick Offerman; Sonoya Mizuno; Jefferson White; Karl Glusman; Stephen Henderson; Alexa Mansour; Juani Feliz; Melissa Saint-Amand; Jojo T. Gibbs; Nelson Lee
Sceneggiatura: Alex Garland
Fotografia: Rob Hardy
Montaggio: Jake Roberts
Musiche: Geoff Barrow, Ben Salisbury
Produzione: A24, Dna Films





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