Valentina SpagnoloSi è tenuto nei giorni scorsi, presso l’Hotel Europa di Latina, il convegno ‘Giustizia - referendum e magistratura, i cambiamenti in atto’, organizzato dal coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia della città pontina. Ad aprire i lavori, moderati dal giornalista Giovanni Del Giaccio, il senatore Nicola Calandrini: “Il tema dei quesiti referendari”, ha dichiarato, “non trova spazio sulla stampa e, per tale motivo, come Fratelli d’Italia abbiamo voluto questo incontro sul territorio. Noi siamo il Partito delle sezioni, dei circoli e delle piazze. Siamo un Partito vero e come tale vogliamo affrontare questi temi alla luce del sole e con confronti autentici, come faremo tra qualche giorno a Milano, in occasione della conferenza programmatica di Fratelli d’Italia”. Durante la giornata di lavori, si è parlato anche della situazione del Giudice di Pace di Latina: “C’è un problema serio in questa città”, ha spiegato il senatore Calandrini, “dopo la risposta ricevuta alla mia interrogazione, ho continuato a interloquire con il ministro Cartabia per avere chiarimenti circa il numero dei giudici e della pianta organica. Attendo riscontri”. Sullo stesso tema è intervenuto anche il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Latina, Giacomo Mignano: “Abbiamo il Giudice di Pace peggiore d’Italia, l’emblema di un disastro. I tempi del Tribunale sono migliori, ma la struttura è obsoleta. Avevamo avviato il progetto di una cittadella giudiziaria”, ha aggiunto Mignano, “ma è rimasto un involucro abbandonato. Non si capisce l’importanza della giustizia, che vale 2,8% del Pil. Senza giustizia, non ci sono investimenti e non c’è futuro per il territorio. Se la giustizia non funziona, il territorio muore”. Di seguito, l’intervento del Giudice onorario, Olimpia Criscuolo: “Con la riforma della giustizia non si decide né di ampliare la pianta organica, né il numero dei giudici: una giustizia lentissima non è giustizia”. Il professor Giovanni Guzzetta e il senatore Alberto Balboni sono poi entrati nel merito dei quesiti referendari. “Bisogna abbandonare il dibattito teorico e lavorare per realizzare la riforma che ci vuole”, ha esordito il professor Guzzetta. “I referendum, vanno riportati al centro, rompendo dei tabù. E, per romperli, ci vuole una presa di coscienza dei cittadini. Il primo nemico è l’indifferenza. Al di là di come ogni cittadino la pensi, è giusto cogliere quest’occasione di partecipazione. Se la giustizia arriva dopo 4 o 10 anni è tutto inutile. Soprattutto la giustizia civile, perché la vita delle persone è fatta di interessi concreti. Questi referendum non fanno la riforma della giustizia, ma segnalano alcuni aspetti. Il punto di partenza è che in ogni attività pubblica debba prevalere il senso di responsabilità. Oggi, invece, il referendum sulla responsabilità civile dei giudici non è stato ammesso e i giudici non sono chiamati a rispondere. Il secondo referendum è sulla separazione delle carriere: concettualmente, queste cose vanno tenute distinte: aumentano la trasparenza del giudizio e la garanzia per i cittadini. Sulla valutazione dei magistrati, mentre nel Csm siedono magistrati e non magistrati per non creare una ‘casta’, nei consigli giudiziari ci sono tre non togati che escono dalla stanza in caso di valutazione. È un organo che non decide: anche questa è diventata una questione di fede. Poi ci sono i due referendum dove FdI non è ancora convinta, che sono quelli che riguardano la famosa legge Severino che è la norma che prevede l’incandidabilità e la sospensione dall’ufficio, fino alla decadenza in caso di condanna. Queste misure si prestano ad abusi che possono essere molto superiori, rispetto ai vantaggi della sicurezza pubblica. A mio parere, è una distorsione. Lo stesso vale per le misure cautelari: la soluzione", ha concluso il professor Guzzeta, "è introdurre reati specifici per le misure cautelari. È sempre positivo che ci si possa esprimere”, ha proseguito il senatore Alberto Balboni, “prima di affrontare il tema della legge Severino. Io ritengo ingiusto che ci sia un trattamento diverso applicato ai parlamentari rispetto a sindaci, amministratori e consiglieri regionali. Noi siamo per equiparare e applicare la legge”, ha sottolineato, “soltanto quando c’è una sentenza passata in giudicato. Finché non ottieni la riabilitazione è giusto che tu stia fuori dalla politica, visto che ci sono già sofferenze per politici che inquinano l’immagine della politica stessa. Per quanto riguarda la custodia cautelare”, ha aggiunto Balboni, “c’è un tema di difesa sociale. A me sta a cuore il benessere della società. È vero che c’è un grave abuso della custodia cautelare da parte della magistratura, ma non serve una medicina che sia peggio del male. L’abuso della custodia cautelare va risolto con altri strumenti. Sulla responsabilità civile dei magistrati, il quesito non è stato ammesso: è una vergogna, un privilegio medievale. Rispetto alla separazione delle carriere”, ha aggiunto, “più che altro siamo di fronte una separazione delle funzioni, che elimina il solo cambiamento rimasto oggi nella riforma in corso. Per quanto riguarda la valutazione dei magistrati, almeno su questo nella riforma che sarà votata nei prossimi giorni è previsto un principio logico: avvocati e docenti possono fornire valutazioni sulle attività di un giudice. Purtroppo, la riforma non contempla altre cose: l’Italia, per esempio, ha la metà dei magistrati della media europea. Possiamo avere le norme più belle del mondo, ma siamo senza magistrati. Secondo uno studio ‘pre-pandemia’, se l’Italia avesse i tempi della giustizia da media europea, avrebbe 100 mila posti di lavoro in più, perché poi i tempi della giustizia significano che non ci sono investimenti dall’estero e chi sta in Italia, alla fine ‘scappa’. L’incertezza, infatti, fa più paura di una sentenza negativa: abbiamo 200 magistrati fuori ruolo, nei ministeri e soprattutto nel ministero della Giustizia, che prendono lo stipendio da magistrato più lo stipendio da dirigente. Nella riforma non è stato eliminato questo privilegio. Il parlamento, che ha ridotto i suoi componenti di 1/3, con questa riforma aumenta i componenti del Csm da 24 a 30. Forse lo fa per compiacere le correnti? Per fortuna, questa norma nei giorni scorsi è stata cancellata. Se si vogliono cancellare le correnti serve solo l’estrazione su una platea qualificata e selezionata: o ne usciamo dando un taglio netto, o quello che hanno scoperto e che poi ha denunciato l’ex magistrato Palamara si ripeterà”.





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