Vittorio LussanaL'augurio che vogliamo rivolgervi quest'anno vuol essere diverso dal solito: sia per voi il Natale una festa di meditazione e di riflessione interiore. Il valore sacrale di una ricorrenza religiosa non può essere sostituito da bizzarre interpretazioni moderniste: ciò sarebbe innanzitutto una mancanza di rispetto, prima ancora che una degenerazione. Se s'intende riflettere nel merito valoriale più profondo della natività, anche chi non si professa religioso può comunque riscoprire la solidarietà e la propria capacità di dare, rivolgendo un pensiero a chi soffre, a chi è malato, a chi è anziano e solo. La nostra esistenza su questo pianeta rappresenta un qualcosa di talmente casuale che nessuno può veramente indicarci quale sia il modo più corretto di comportarci. Non esistono indicazioni precise: in ogni parte del mondo, tradizioni e sentimenti religiosi cambiano e si differenziano tra loro. Ma dedicare il Natale a una riflessione su quel che facciamo, nella vita di tutti i giorni, per aiutare gli altri o il nostro prossimo, può rappresentare, in termini di filosofia morale, un fondamento civile importante. Un Natale 'laico' rischierebbe di non possedere le fondamenta più adatte, poiché potrebbe tradursi nella nascita di una nuova ritualità consumista e mercificata. Una profonda e sentita etica laica può, invece, risultare assai preziosa in quanto predisposizione alla riflessione intorno all'esigenza di nuova presa di coscienza, interiore ed esteriore, individuale e collettiva. Qualcuno ritiene che richiamarsi alla solidarietà civile e sociale rappresenti un qualcosa di ideologico, di ristretto a determinati ambiti intellettuali, oltre ad apparire retorico e noioso. Ma tali accuse sono solamente menzogne: riflessione e meditazione comportano serenità interiore, calmano inquietudini e tensioni, preparano il 'terreno' verso nuove fasi della nostra vita, caratterizzate da soddisfazioni più autentiche e reali. A Natale, guardate i bambini. Osservateli bene, la sera della vigilia: essi sono talmente felici da non riuscire a dormire, da arrivare al punto di desiderare la veglia notturna. E' una purezza che lungo la via della vita, purtroppo, va spesso perduta. Può sembrare una felicità ingenua o puerile, ma più semplicemente essa è gioia in sé, intensa e reale. Una felicità 'diacronica', niente affatto legata ai regali che i nostri ragazzi si aspettano di trovare sotto l'albero all'indomani, bensì rivolta al semplice sentimento spontaneo che la nascita immaginaria di un nuovo bambino significhi l'arrivo di un nuovo amico con cui giocare e divertirsi nel loro mondo mitico e colorato. Non è il Gesù pedagogico che sorride ai più piccoli festosamente circondato da essi in contraddizione teologica con l'ebraismo, che per interi millenni ha considerato l'infanzia un mondo a parte, ma la nascita di un 'Gesù bambino' in quanto nuovo 'fratellino' con cui condividere, nel mondo della loro fantasia, entusiasmo, giochi, la gioia più naturale e profonda della vita stessa. Questo Gesù appartiene soprattutto a loro: al fantastico mondo dei bambini. Un luogo in cui hanno cittadinanza soltanto l'amicizia, la semplicità, la pace e la bontà tra tutti gli esseri umani. L'idea di dissacrare il Natale, al fine di trasformarlo in una festa secolarizzata, sincronizzata e 'appiattita' sul presente, non ha alcun senso, poiché si tratta di una ricorrenza legata a un principio di umanità a cui non possiamo rinunciare, sia in una 'chiave' interpretativa 'storicista', cioè in quanto nuovo inizio rigenerativo per l'intera umanità, sia in senso schiettamente spirituale, ovvero come sentimento prezioso che dobbiamo coltivare e ravvivare anche da adulti. Un principio incomprensibile o sottovalutato dai saggi e dai dotti, eppur così limpido, vivo e autentico per coloro che sanno essere semplici, naturali, 'piccoli' e puri. Come i bambini.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Cristina - Milano - Mail - mercoledi 24 dicembre 2014 0.38
Tornare bambini per godere delle piccole cose è meraviglioso. Bello il termine diacronico, forse è l'unico modo per non arrendersi mai allo squallore odierno...
Alice - ITALIA - Mail - lunedi 22 dicembre 2014 16.56
Meglio di così non si poteva celebrare una ricorrenza religiosa, che in realtà può essere anche molto laica
Marina - Urbino - Mail - lunedi 22 dicembre 2014 16.46
Ormai sono cresciuta e non ci credo più.
Ho avuto troppe "prove provate" che mi hanno cambiata.
Roberta - Roma - Mail - lunedi 22 dicembre 2014 13.24
Già è tanto trovare la felicità


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