Vittorio LussanaCome fotografato da un recente rapporto del Censis, in Italia, così come in varie altre parti d’Europa e negli Stati Uniti, le teorie del complotto si sono notevolmente diffuse. Ma esse non sono totalmente irrazionali. Al contrario, si può affermare che si tratta di sensazioni emotive dotate di ‘spinte’ alle volte contrastanti, le quali però prevedono una costruzione razionale di ‘contenimento’, che servono a diminuire, in realtà, le paure dando loro un aspetto, una connotazione precisa. Per dirla in termini filosofici: una forma. Questa caratterizzazione è molto interessante, poiché ci spinge al di là degli stereotipi, in territori ben distinti dai pregiudizi di ignoranza o di vuoto cognitivo, dato che spesso si tratta di persone con un buon grado di istruzione. Essa, invece, segnala una componente fortemente individualista che impedisce classificazioni precise, standardizzate. In secondo luogo, non si tratta di mere astrazioni: fino al secolo scorso, infatti, le teorie complottiste si sommavano alla conoscenza scientifica, mescolandosi con essa. Quel che la pandemia ha causato veramente, sotto questo aspetto, è di aver dissociato la componente cognitiva, che manteneva un proprio grado di scientificità, da quella emotiva. E tale divaricazione sta generando forme di specificità che non sono riconducibili ai consueti schematismi, bensì sono dei tentativi razionali di provare a spiegare ciò che non si afferra. Il Movimento 5 stelle, nella sua prima fase di apparizione sulla scena politica aveva raccolto alcune di queste tendenze complottiste. Ma la formazione ‘grillina’ non è stata l’unica a ricercare teorie alternative: anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno più volte avanzato la cosiddetta teoria della “sostituzione etnica”, al fine di utilizzare a proprio vantaggio temi come quelli legati all’immigrazione. Ma la sostituzione etnica era una teoria che sarebbe rimasta confinata in territori estremi, se questi due leader non l’avessero rilanciata. Come si può osservare, alcune teorie sono alquanto ingenue e non comportano danni particolari, se non un certo scetticismo e varie forme di ‘piattezza’ logica. Altre, però, prendono di mira alcune categorie di persone al fine di escluderle dalla società, creando veri e propri ‘bersagli’ che servono a fornire legittimazioni apparenti a chi proprio non riesce a trovare soluzioni a fenomeni assolutamente oggettivi, che non prevedono affatto un atto ‘doloso’ da parte di qualcuno, bensì sono sorti per conto proprio o sussistono in sé. Ecco per quale motivo le convinzioni complottiste legate al Covid vengono interpretate come ‘attacchi voluti’ o sperimentazioni di guerre biologiche, negando la provenienza naturale del virus. A tutto ciò, lo strumento dei social network ha fatto da ‘cassa di risonanza’, generando un 'ecosistema mediatico alternativo' a quello ufficiale. Pertanto, se vogliamo veramente confrontarci con queste persone e riuscire a ‘smontare’ le loro astrazioni, è sbagliato forzare la mano: certe ‘costruzioni’ sono inconfutabili per chi ci crede. E i vari tentativi di contrapporre spiegazioni maggiormente agganciate alla realtà, per i complottisti rappresentano un’ulteriore prova del complotto: il ‘debunking’ o il ‘fact checking’ funzionano solo parzialmente. Non esiste una cura, né alcun vaccino, contro tali forme di ottusità, se non quella di imparare a conviverci, al fine di renderle ‘endemiche’, esattamente come il Covid 19. Ecco perché siamo giunti alla conclusione che, in realtà, la pandemia non sia l’unica emergenza dalla quale dovremmo decidere di uscire, bensì essa ha finito con l’accelerarne una seconda: quella che qualcuno, un tempo, definì “alienazione” e che, in termini psicanalitici, oggi diagnostichiamo come forma di ‘dissociazione’ dalla realtà. Una dissociazione che corrisponde a una fuga da problemi considerati non facilmente risolvibili. Attenzione, dunque: non siamo affatto di fronte alla definitiva vittoria della razionalità scientifica, bensì innanzi alla sconfitta della facilità di fronte alla complessità della vita moderna. E come il crollo delle ideologie dovrebbe averci insegnato, gestire una sconfitta non è affatto semplice, se non si comprende da dove abbia avuto origine questa vera e propria ‘ritirata’ dalla realtà.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)


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