Antonio Di GiovanniIn questi giorni, arriva dalla Polonia un attacco ai Paesi più ricchi sulla gestione dell’influenza A/H1N1, un intervento del parlamento polacco firmato dal ministro della Sanità, Ewa Kopacz, che accusa senza mezzi termini i Governi e mette in discussione gli accordi con le case farmaceutiche. “Siamo in grado di distinguere una situazione oggettiva da una truffa”, dice il ministro. In effetti, molti sono i dubbi e le domande che ci siamo posti sull’effettiva efficacia del vaccino, questioni che unite alle polemiche sui ritardi delle consegne, alimentano incertezze. E non solo in Italia. In questo clima ha colpito molto l’intervento del ministro Kopacz, che ha denunciato pubblicamente la ‘truffa’ ai danni dei cittadini da parte delle case farmaceutiche che producono i vaccini e gli accordi che i Governi dei Paesi più ricchi hanno stipulato con i produttori dell’antidoto. Peraltro, come molti non sanno, le case produttrici sono obbligate a pubblicare gli effetti collaterali della vaccinazione su qualsiasi mezzo di comunicazione, compresi i loro siti web, sui quali però non esiste un solo effetto collaterale leggibile: hanno inventato il farmaco perfetto. A questo punto ci poniamo una domanda: visto che il farmaco è così miracoloso, come mai le società che lo producono non vogliono introdurlo sul libero mercato e assumersene la completa responsabilità? Salta agli occhi, infatti, il confronto dell’A/H1N1 con l’influenza stagionale: ci sono circa 1 miliardo di persone con l’influenza stagionale ogni anno in tutto il mondo e un milione di queste addirittura muoiono. Eppure, non è mai  stata annunciata una pandemia a causa dell’influenza stagionale. Tutta questa ansia nei confronti del vaccino contro l’influenza pandemica è “assolutamente ingiustificata”, come tenta di spiegare Giovanni Maga, direttore del laboratorio di virologia molecolare dell'Istituto di Genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia. Ma ormai, il gioco è fatto. E in Italia sono state comprate 21 milioni di dosi per vaccinare il 40% della popolazione. Il tutto senza poter conoscere quanto si è speso e che tipo di contratti siano stati stipulati (ad esempio, con Novartis, il maggior produttore del vaccino contro l’A/H1N1). Come in tutti i casi in cui si parla di farmaci distribuiti su un gran numero di persone, occorre infatti effettuare una valutazione seria tra i rischi che si possono incontrare e i benefici che ci si attende di ottenere. Per far fronte alla emergenza pandemica, le case farmaceutiche e anche le autorità sanitarie internazionali hanno fatto una corsa contro il tempo, velocizzando tutte le procedure e gli standard di valutazione. In Europa, l’Emea - l’agenzia del farmaco - ha autorizzato 3 vaccini (diversi, tra l’altro, rispetto a quelli cui è stato dato il via libera negli Usa).  I test per verificare sia l’efficacia, sia la sicurezza di questi prodotti sono stati effettuati su campioni ancora troppo limitati di persone, per cui non si possono ancora conoscere nel dettaglio tutti i rischi legati ad una distribuzione su larga scala. Molte sono le autorità nazionali che stanno monitorando l’evoluzione della situazione. Per esempio, la elvetica Swissmedic, che ha già bloccato la somministrazione del vaccino prodotto dalla GlaxoSmithKein, il Pandemrix, sulle donne in stato di gravidanza, nei minori di 18 anni e negli adulti oltre i 60. L’incertezza su tutta questa faccenda è dovuta sopratutto all’uso degli adiuvanti, una sorta di additivi che possono aumentare la potenza di un vaccino contro un virus a cui è scarsamente abbinato e che stimolano l’immunità dell’organismo al fine di aumentare la risposta immunitaria, producendone cosi più dosi da somministrare. Il Canada, ad esempio, ed alcune Nazioni europee, useranno i vaccini contenenti adiuvanti, mentre i funzionari americani hanno stabilito il contrario, poiché sostengono che la sicurezza degli additivi non è stata ancora dimostrata. L’Agenzia del farmaco europea ha autorizzato, il 30 settembre scorso, 2 vaccini anti H1N1 che contengono entrambi un adiuvante: Focetria della Novartis contiene MF59 e Pandemrix, della GlaxoSmithKline, contiene AS03. Tutti e due gli adiuvanti sono a base di squalene (olio di pesce che deriva, in particolare, dallo squalo) anche se l`AS03 sembra più complesso e contiene anche altre sostanze. Da Pasteur a oggi ci hanno fatto credere che i vaccini proteggessero senza rivelare che, invece, era l’additivo a svolgere il lavoro di far aumentare la risposta immunitaria. Ma quello che ignoravamo all’epoca sui pericoli di questi additivi, oggi non può più essere ignorato.  Questi erano presenti già nel vaccino contro l’epatite di tipo ‘B’, che é stato propinato a numerose persone molte delle quali hanno sviluppato la sclerosi multipla, la fibromialgia o la miofascite macrofagica  Il dottor Moulden, in una recente intervista, ha spiegato, da parte sua, di aver messo a punto una nuova tecnologia in immagini mediche per evidenziare i disturbi e i danni neurologici prodotti dalle vaccinazioni. Moulden ha inoltre spiegato che i vaccini provocano una ‘iper – reattività’ del sistema immunitario, nel corso della quale i leucociti si precipitano ad attaccare i prodotti estranei iniettati nel flusso sanguigno. Dato che questi ultimi sono troppo grandi per penetrare i piccoli capillari dove sono stati infiltrati i prodotti estranei, i leucociti finiscono per ostruire, bloccare e deteriorare questi capillari. La strada viene quindi interrotta dai globuli rossi più piccoli, che devono portare ossigeno ai diversi organi che si trovano vicino ai capillari, ostruiti dalle sostanze estranee. Queste particelle, che raggiungono il cervello, disturbando o impedendo la circolazione sanguigna, possono provocare l’autismo, la morte improvvisa dei neonati e molte altre malattie dei bambini o degli adulti. Si tratta, quindi, di una grande scoperta, di cui però si nega l’informazione a favore della disinformazione. Ad esempio, non c’è traccia nell’informazione dei media di una ricerca dell’anno 2000 pubblicata nell’American Journal of Pathology, in cui è stato dimostrato come una singola iniezione dell’adiuvante squalene sui topi attivi “una infiammazione cronica, mediata immunologicamente, sull’articolazione”, potenzialmente degenerativa, altresì, in artrite reumatoide. Il nostro sistema immunitario, infatti, riconosce lo ‘squalene’ come una molecola d’olio appartenente al corpo. Essa si trova in tutto il sistema nervoso e nel cervello. Infatti, può capitare di assumere ‘squalene’ anche attraverso, ad esempio, il normale olio d’oliva. Tuttavia, il nostro sistema immunitario non solo lo riconosce, in questo genere di casi, ma addirittura si avvale delle sue proprietà antiossidanti. La differenza dipende solo dal metodo attraverso il quale lo ‘squalene’ entra nel nostro corpo. L’iniezione è una via d’ingresso anormale, che incita il sistema immunitario ad attaccare ‘tutto’ lo ‘squalene’ presente nel corpo e non solo quello contenuto nell’adiuvante. Il sistema immunitario, quindi, tenterà di distruggere la molecola ovunque si trovi, inclusi i luoghi in cui essa è vitale per la nostra salute. I veterani della guerra del Golfo che hanno contratto la sindrome che porta questo nome (Gulf War Syndrome: GWS) ricevettero i  vaccini  per l’antrace che contenevano ‘squalene’, l’MF59 adiuvante dello ‘squalene’ della Novartis, ora usato nel vaccino contro la febbre A/H1N1. In buona sostanza, non esiste ad oggi una scienza medica che possa garantirci la sicurezza dei vaccini. I promotori e le aziende produttrici di vaccini non sempre conoscono le loro conseguenze a lungo termine sulla nostra salute e su quella dei nostri figli. Quindi, non lasciatevi ‘influenzare’.







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Alberto Lopez - Firenze - Mail - sabato 21 novembre 2009 17.59
Se si ascoltano, invece, i sostenitori della necessità della vaccinazione, potremmo trovare un 'altrettanta convincente documentazione a sostegno del fatto che questo è un vaccino che ha gli stessi pregi e difetti di quelli stagionali. Così, l'effetto è che il disorientamento dei profani resta immutato.
L'attenzione, piuttosto, andrebbe spostata sulle ragioni di così tanto allarme suscitato dall'Oms nei confronti di questo virus. E sulla base di questo dire se sia preferibile o meno aderire alla vaccinazione di massa programmata. I timori nascono dalla certezza che questa forma virale è una 'parente stretta' di quella comparsa alla fine del primo decennio del secolo scorso, nota come Spagnola, che ha causato più morti della Grande Guerra. L'obiettivo della vaccinazione su scala planetaria è quello di contenerne il più possibile la diffusione, perchè più contagi significano più possibilità di mutazioni ed aumento dell'aggressività del virus.
Anche allora la prima ondata ebbe grande diffusione, ma in forma blanda. Fu la successiva che causò milioni di morti. E' anche vero che allora non esistevano gli antibiotici, gli antivirali e non erano ben chiari i meccanismi di trasmissione e di diffusione del virus. Quindi, era molto più difficile prendere le contromisure più corrette. Oggi, proprio perchè disponiamo di tutto questo e di un'analisi genetica dei virus, possiamo assumere provvedimenti più adeguati alle circostanze. Non essendone prevedibile la futura evoluzione, l'unica strada praticabile razionalmente è cercare di impedire che la storia si ripeta. L'unico mezzo disponibile è cercare di evitare la diffusione. E chiederci, se poi non succede nulla di eclatante, non se l'allarmismo dell'Oms sia stato eccessivo, piuttosto se è per effetto di questo allarmismo e delle decisioni che ne sono seguite, se siano stati scongiurati scenari più inquietanti.


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