L'On. Giacomo Stucchi, deputato della Lega Nord e Presidente della XIV Commissione per le Politiche dell'Unione Europea, ha cortesemente acconsentito a spedirci il proprio contributo.

Quando, nel mio ruolo istituzionale di Presidente della XIV Commissione per le Politiche dell’Unione Europea della Camera dei Deputati, incontro i rappresentanti dei Paesi dell’Est (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria), così carichi di speranze che lo status di Paesi membri dell’Ue porti ai loro popoli quel benessere economico e quella emancipazione sociale e politica che per più di quarant’anni non hanno avuto, mi faccio un’idea di cosa sia stata la sinistra in Europa sino alla caduta del muro di Berlino nel 1989. Né mi consola il fatto che, al di là della cosiddetta 'cortina di ferro', in Austria, Germania, Francia e Gran Bretagna siano esistite e abbiano governato delle socialdemocrazie.
Esse, infatti, dinanzi alla morte della democrazia, alla perdita dei diritti umani e della dignità di milioni di individui, sono rimaste silenti e soltanto oggi, che i negoziati di adesione all’Ue degli Stati dell’Est sono quasi ultimati, si accorgono che anche lì esistono degli europei.
Mi viene ora posta una questione su cui riflettere: “La sinistra secondo gli altri”. Perché non aggiungere un punto interrogativo alla frase e girarla a chi per decenni ha vissuto sotto una cappa di terrore imposta dai regimi comunisti e di sinistra di mezza Europa?
Meglio di no, non conviene: non è politically correct.
E allora guardiamo in 'casa nostra': cosa ha fatto o detto di concreto la sinistra per difendere il diritto al lavoro degli ottomila operai della FIAT? Forse, da Arese a Termini Imerese, molti si aspetterebbero più iniziativa...
Perché, dal 1996 al 2001, i governi di centrosinistra non sono riusciti a far nulla circa l’informazione, la giustizia, l’immigrazione, le riforme strutturali e lo sviluppo del Mezzogiorno?
Inoltre, perché l’unico federalismo portato a termine, quasi a tempo scaduto, nel corso della scorsa legislatura, è stato quel 'pasticciaccio' di riforma del Titolo V della Costituzione, che ha soltanto scatenato un enorme contenzioso tra lo Stato e le Regioni per la gestione delle materie concorrenti?
E ancora: perché non si è fatto di tutto per evitare che i 'migliori cervelli' del nostro Paese, dopo lustri di 'menefreghismo' delle istituzioni e di nepotismo nelle università, scegliessero giustamente di andar via dall’Italia e continuare la loro attività altrove, dove si destinano maggiori fondi alla ricerca e allo sviluppo?
E che dire dei cittadini di Bergamo, Brescia, Padova, Treviso, costretti a vivere nel terrore che criminali assassini, per lo più extracomunitari, entrino nelle loro case per derubarli solo perché è risaputo che il Nord-Est, dove esiste una più florida iniziativa privata, ha più ricchezza di altre zone d’Italia?
Io credo, e sfido chiunque a convincermi del contrario, che in Italia la sinistra abbia perso l’appuntamento con la Storia. Ecco perché, dopo cinque anni al governo del Paese, non avendo trovato nessuna attenuante alle proprie gravi responsabilità, non ha nessun titolo per dire cosa è meglio fare o non fare per migliorare la vita dei cittadini.
Non importa, e credo che sia uguale per tutte le categorie citate, se il dibattito interno alla sinistra si avviti sui “girotondi” o sulle spinte no global. Non importa se, nei Ds, Piero Fassino non riesce a trovare il bandolo di una matassa che si imbroglia sempre più. Né che Francesco Rutelli ritrovi il dialogo con l’Italia dei valori o con Bertinotti per fare chissà quale prossimo assemblaggio anti-Berlusconi.
La sostanza è una sola: in Italia non c’è un’opposizione che costruisce un’alternativa.
C’è stata sino al maggio 2001, quando la Casa delle Libertà stava fuori da Palazzo Chigi, ma oggi le parti si sono invertite. E la sinistra, anziché collaborare quando è in gioco l’interesse nazionale (vedi la politica estera), o porre soluzioni alternative (vedi le proposte di riforma della giustizia o dell’informazione), continua a ciondolare sul baratro del nulla, demonizzando l’avversario politico, come sta succedendo anche in questi giorni per il dibattito al Senato sulla devolution, o nei suoi periodici tentativi di fomentare, per giunta senza successo, le 'piazze'.
Questa politica della sinistra non porta da nessuna parte. E non spetta certo alla Casa delle Libertà trovare la soluzione a questo problema.



Deputato del Gruppo della Lega Nord
Presidente della XIV Commissione per le Politiche dell'Unione Europea
Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio