Tommaso CrudeliLuigi Spaccarotella è stato condannato a sei anni. Ezio Zenar invece a due, pena sospesa. Voi direte: chi è Ezio Zenar? Appunto. E’ un poliziotto, come Spaccarotella, e fra due anni verrà riammesso in servizio. Che reato ha commesso Zenar? Ha dato una manganellata in più a un dimostrante? Ha accompagnato il figlio a scuola con la volante di servizio? Ha fatto avere un passaporto all’amico in tempi record? Macchè, niente di così grave, altrimenti la pena sarebbe stata ben diversa: aveva solo fabbricato una prova falsa facendo apparire un innocente come autore di attentati dinamitardi nei quali bambini e anziani hanno perso l’uso delle mani o della vista. Ed aveva così provato ad incastrare Elvo Zornitta, accusato di essere 'Unabomber'. Per Zornitta sarebbe stata una condanna all’ergastolo, con l’infamia di essere un mostruoso 'bombarolo'. E anche nel carcere non sarebbe stata facile la vita per lui. Due anni di reclusione, pena sospesa, per avere tentato (è stato il perito della difesa a scoprire la falsificazione) nell’esercizio delle pubbliche funzioni connesse al processo penale, di uccidere un uomo giorno dopo giorno, distruggere la sua famiglia, deturpare la sua immagine, sporcare il suo passato e negare il suo futuro. Non fa 'audience' l’anonimo ingegnere friulano. La sua questione non coinvolge il calcio, sport nazionale, non coinvolge 'ragazze squillo', non riguarda politici né attori, quindi non interessa, quasi diremmo, non esiste. Nella società dello spettacolo c’è sempre posto per il mostro creato dal Woodcock di turno, ma non c’è mai posto per le vittime innocenti del furore crociato di certi inquisitori. Non c’è notizia per la stampa se un funzionario della Polizia di Stato, un collaboratore processuale del Pubblico Ministero, e dunque un soggetto pagato dallo Stato per l’accertamento della verità, viola il suo compito fondamentale. Non c’è parola emessa dalla Procura che lo dirige, nonostante che si continui con ipocrisia a sostenere che il Pubblico Ministero ha l’obbligo di cercare anche le prove a favore dell’imputato. Non c’è documento stilato dal CSM, sempre prodigo e tempestivo quando si tratta di tutelare le prerogative della categoria. Ed infine, tristemente, ciò che ci lascia costernati è l’assenza di reazione, di indignazione, di protesta, di chi si dice libero, liberale, libertario, indipendente, di chi afferma di tutelare libertà e diritti del singolo e della collettività. Il cloroformio giustizialista ci ha resi pavidi, ma incapaci di spaventarci e di chiedere che lo Stato sia tutore del singolo e non calpesti l’innocente solo perché altrimenti si resterebbe senza un colpevole. Per la storia di Udine e per tante altre storie, in questo povero Paese. Mai come adesso, in Italia è vero il monito di Kafka: “Il contrario del crimine spesso non è la giustizia, ma il crimine opposto”.


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Robin Link - Mantova - Mail - venerdi 24 luglio 2009 12.59
Sottoscrivo l' intero scritto di T. Crudeli


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