Luca BagatinAlcune sere fa, ad ‘Annozero’, ho visto la catarsi del mondo politico italiano degli ultimi 10 - 15 anni. Ho visto Marco Pannella al suo ennesimo sciopero della fame e della sete. Ho visto una maschera di pur glorioso settantanovenne impegnato sino alla morte - si potrebbe dire - per veder affermato il diritto all'informazione relativa alla presenza della lista Pannella - Bonino alle prossime elezioni europee. Una maschera non più gloriosa. Una maschera che non sembrava affatto ricordare i mitici anni '60, '70, '80, allorquando i radicali erano impegnati in prima linea - non già unicamente per la loro presenza nei mass media - quanto piuttosto per lotte di liberazione, da quella delle donne a quella dei transessuali; da quella dei disabili a quella dei malati psichici; da quella dei tossicomani a quella dei cittadini onesti, ingiustamente vessati da uno Stato ‘fascioclericalcomunista’. I digiuni e le marce nonviolente di allora erano ed apparivano autenticamente delle manifestazioni di gioiosa e fiera verità ‘gandhiana’ per i diritti di tutti, anche di chi non sapeva di averli, come diceva Pier Paolo Pasolini. Il personale era politico e viceversa: tutto era politica! E la politica radicale era comunicazione nel senso più artistico del termine. Oggi, i radicali, rappresentati imperiosamente ancora da Marco Pannella (con Emma Bonino più in ombra di ieri), appaiono catartici e sembrano quasi voler incarnare l'attuale situazione politica che l'Italia sta vivendo. Loro la chiamano ‘peste italiana’. Forse, volendo semanticamente dimenticare che Daniele Capezzone, qualche anno fa Segretario di Radicali Italiani, la chiamava ‘caso Italia’. Che poi è la stessa cosa: l'Italia della crisi, della crisi d'identità, l'Italia di Berlusconi, quella di plastica, pur senza alternative credibili. L'Italia non già più ‘partitocratica’, come dice Pannella, bensì ‘partitocazzica’, ovvero senza autentici partiti, ridotti a comitati elettorali, liste personali dai molti slogan e senza un briciolo di approfondimento storico, culturale, economico. Che cosa hanno fatto i radicali in questi ultimi 10 anni? Dai successi della Lista Bonino del 1999 hanno inanellato insuccessi. Si sono alleati con i socialisti di sinistra, che li hanno ben presto liquidati. Si sono alleati con un Pd che non li ha mai voluti. Hanno recentemente rifiutato l'alleanza (l'unica credibile rispetto alle prime due !) alle europee con Repubblicani e Liberali. Non hanno saputo dunque attingere al loro passato, intessendo alleanze di ‘alternativa’ e ‘per l'alternativa’. Alternativa a che cosa? Al potere, è ovvio. Ad un potere strisciante, prima incarnato dal duopolio Dc – Pci - oggi non a caso unite nel Pd - ed un'alternativa ad una ‘destrizzazione’ del Paese. Una destrizzazione che non è Berlusconi in sé, bensì ciò che potrebbe covare in seno il suo partito, che andrebbe spaccato al più presto proprio per separare il liberalismo dal conservatorismo e costruire l’alternativa: l'alternativa del PdL a partire dal PdL stesso. Che non sia proprio l'imminente referendum a poter dare una mano al fine di costruire quest'alternativa? Un referendum che i radicali, questa volta, stranamente, vogliono bocciare, ma che potrebbe garantire al Paese la liberazione da taluna partitocazzia (come quella che oggi non vuole l'abolizione delle Province e degli enti inutili). Ed allora, con un PdL rafforzato, ecco che potrebbe aprirsi un rinnovato scenario anche per i radicali: liberare il PdL dal conservatorismo per costruire un vero Partito delle Libertà - ovvero dei Liberali - e consegnare all'Italia un nuovo bipolarismo, questa volta autenticamente di stampo laico e occidentale.




(articolo tratto dal blog di comunicazione politica www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - martedi 26 maggio 2009 23.47
Beh, definire il mio blog di "comunicazione politica" è un po' grossa.
Diciamo che è un punto d'incontro cultural-comunicativo di tutto ciò che la comunicazione odierna ha tralasciato in quanto tutta presa ad informare (leggi inFORNare), piuttosto che formare al di là delle convenzioni e degli schemi precostituiti.


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