La politica non limiti le libertà

In una democrazia liberale, il Parlamento non può porsi come autorità morale imponendo limiti e proibizioni delle libertà di scelta e quindi delle responsabilità dei cittadini. Mi riferisco in particolare ai patti civili di solidarietà, i cosiddetti Pacs, che sono altra cosa rispetto al “matrimonio” gay. Si tratta infatti di una forma di riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, sia omosessuali sia eterosessuali. Avere una legge sui Pacs vuol dire eliminare discriminazioni contrarie ai principi di uguaglianza della dignità della persona. Un altro esempio è l’utilizzo della pillola Ru486, cioè la possibilità per la donna di interrompere una gravidanza con metodi meno invasivi dell’aborto chirurgico, perché non c’è ragione di aggiungere, a una scelta difficile, un dolore fisico supplementare.
La risposta a questi attacchi alle libertà non può che partire dalla politica, che dev’essere aperta alla partecipazione diretta dei cittadini, e anche capace di coinvolgere scienziati, intellettuali e ricercatori. Costoro hanno scelto il Congresso mondiale per la libertà di ricerca, in programma dal 16 al 18 febbraio a Roma, per promuovere a livello nazionale e internazionale un dibattito pubblico sulla libertà di ricerca, di sviluppo di terapie utili a milioni di persone e sulle libertà individuali riguardanti la salute e la malattia, convinti che il progresso è possibile laddove si possano fare libere scelte grazie a scienza, coscienza e conoscenza.


Articolo tratto dal settimanale nazionale ‘Panorama’ del 3 febbraio 2006
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