Guglielmo CastagnettiOsservo con preoccupazione e con una qualche amarezza la drastica involuzione e l'imbarbarimento che ha investito i rapporti culturali e politici fra laici e cattolici. E' questo il cardine intorno al quale ruotano la nostra storia e l'evolversi e il consolidarsi delle nostre istituzioni. La nascita del Regno d'Italia, la questione romana, la fragile democrazia liberale prefascista vivono e si caratterizzano intorno a questo tema e sempre su questo tema il fascismo si gioca la gran parte della sua legittimazione e del suo consenso. E ancora dalla virtuosa intelligente mediazione teorizzata e realizzata dalla nostra Costituzione trae sostegno la solidità e la credibilità delle nostre istituzioni democratiche e repubblicane. Abbiamo imparato dai maestri della cultura liberale e democratica, laici e cattolici da De Gasperi, La Malfa, Einaudi, Merzagora, Saragat e Piccioni e più vicino nel tempo da Moro, Forlani, Cossiga e Spadolini che laici e cattolici sono portatori di valori positivi e la loro integrazione è il presupposto di una serena convivenza civile e di un reale progresso morale e sociale.
Fu Giovanni XXIII a levare il suo ringraziamento "alla Provvidenza" per aver permesso e determinato la caduta del potere temporale dei papi e, in risposta a questo omaggio postumo a Porta Pia, Giovanni Spadolini pubblicò il suo "Tevere più largo". Avvenimenti sensibilità, culture, strategie che oggi sembrano lontane anni luce. Solo desolazione, aggressività reciproca, diffidenza e insanabile conflittualità. Cadono le braccia a sentire intellettuali, politici e, in alcuni casi, alte cariche dello Stato, rappresentare le divergenze come scontro fra moralità e immoralità, fra etica e relativismo, fra dignità morale e degrado. In buona sostanza fra bene e male. Avevamo imparato a rispettarci partendo dall'idea che si viveva uno scontro di valori: noi laici i valori dello Stato, della libertà individuale, della scienza e del progresso, dell'emancipazione delle donne e delle minoranze da annosi vincoli e da odiose prevaricazioni; i cattolici i valori della solidarietà, della famiglia, della carità, del sacrificio e dell'obbedienza. A poco a poco lo scontro di valori è divenuto vicinanza e integrazione dei valori stessi e la politica ne è stata fedele riflesso. Oggi tutto questo è soltanto un lontano ricordo. Una finta rivoluzione ha eliminato quella classe dirigente; una finta moralizzazione ha spazzato via quei partiti; una finta modernità ci propone predicatori improvvisati, laici pentiti, chierici invasati e condottieri per dozzinali crociate. La dialettica diventa scontro e lo scontro si trasforma in reciproca scomunica. Nel recente dibattito sul referendum sulla procreazione assistita Veronesi è stato assimilato ai manipolatori "eredi di Mengele" e di converso il Cardinale Ruini è assorto al ruolo di moderno Torquemada. In noi laici è crescente la tentazione di recuperare gli slogans che identificano religione e oscurantismo, fede e superstizione, gerarchia e intolleranza; non foss'altro per replicare a chi ci accusa di relativismo etico, di mostruosità scientiste, di inclinazione al libertinaggio, al vizio e alla deboscia. Capolavoro di questa strana nuova stagione politico culturale; capolavoro di pensatori e strateghi improvvisati; capolavoro di una classe dirigente formatasi più nelle palestre, nelle piazze e nei consigli di amministrazione che nelle biblioteche nei centri studi e nelle università. Capolavoro che purtroppo si consuma anche dentro la maggioranza di centrodestra e costituisce il vero imperdonabile tradimento contro Berlusconi. Con Forza Italia, pragmaticamente, nella quotidianeità degli atti dei pensieri e dei comportamenti aveva creato quella casa comune di laici e cattolici che annullava le differenze e le riassorbiva nel comune progetto di libertà e progresso. Dobbiamo riconoscere che, senza una drastica correzione di rotta, quella casa comune rischia di crollare.


Senatore di Forza Italia
Articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 7 luglio 2005
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