Monica LandroCiro Caruso, napoletano, classe 1973, è cresciuto calcisticamente nella squadra della sua città. Difensore e pedina fondamentale della resurrezione del Napoli Calcio dopo la retrocessione in serie B dei primi anni 2000 ha militato in diverse squadre italiane, tra cui Carpi e Reggiana, chiudendo la propria carriera nella stagione 2004-2005 tra le file dell'Internapoli. Oggi, Caruso si occupa di scouting per il procuratore Beppe Galli, agente di diversi calciatori. Ama il mondo dei giovani talenti e cerca di individuare il futuro del calcio italiano. In tempi recenti, è entrato in contatto con Diego Catalano, CEO di Crypto Balance Finance, ideatore del primo Street Social Network 'Shirthink' e della piattaforma 'Play One Sport', il quale, grazie all'amicizia di lunga data con Sergio Pisani, avvocato di Diego Armando Maradona, ha seguito e consigliato gli investimenti in 'Cryptocurrencies' di Caruso. L'ex calciatore partenopeo è rimasto affascinato dalla liberazione del 'pianeta-calcio' che il sistema rivoluzionario 'Play One Sport' rappresenta, ossia una piattaforma digitale in cui calciatori e allenatori, professionisti e non, possono promuovere il proprio lavoro e dare visibilità al proprio talento, sia verso il pubblico, sia verso le società sportive. E ha deciso di sposare l'idea, nonché la causa benefica che essa rappresenta.  

Ciro Caruso, lei pensa che il mondo del calcio sia pronto a questo nuovo tipo di 'vetrina decentralizzata' come 'Play One Sport', in cui diversi passaggi obbligati e obbligatori vengono 'tagliati' a vantaggio di un contatto più diretto e immediato?
"Questa piattaforma è veramente rivoluzionaria, perché ti può aiutare a scoprire, a capire e a vedere laddove tu non riesci ad arrivare. Fornisce spunti importanti e le opportunità aumentano in maniera esponenziale, anche se è normale che l'occhio 'tecnico' ci vuole sempre".

Come sono i giovani allievi di oggi, rispetto agli anni in cui la giovanissima promessa eri lei?
"I tempi sono molto cambiati: i ragazzi hanno la percezione che tutto sia dovuto, mentre prima dovevi fare capire chi eri e dove potevi arrivare calcisticamente. Inoltre, dovevi sperare che qualcuno ti notasse e giudicasse. Invece, adesso i primi a parlare sembrano essere loro, che fin da subito ti dicono dove vogliono giocare. Hanno un atteggiamento meno paziente e sono meno disposti al sacrificio".

A un ragazzino che si sente scorrere nelle vene il talento del calcio, cosa suggerisce di fare? Qual è l'approccio migliore, prima di decidere di esporsi con un video su 'Play One Sport'?
"Io suggerisco con tutto il cuore a questo ragazzino di essere sempre se stesso e di esprimere tutta la sua gioia in quel campo e con quel pallone. Ma soprattutto, di capire che il calcio è uno sport di squadra. Quindi, deve stare con i compagni, capirli, entrare in sintonia con ognuno di loro. Bisogna essere sempre umili e mai superbi: la superbia ti fa sbagliare. Invece, la personalità giusta e umile aiuta la  squadra e ti permette di essere a disposizione dei compagni, trasformando i singoli in un unico grande valore umano".

Qual è il suo augurio al mondo del calcio, che lei pratica da tantissimi anni e di cui conosce pregi e difetti?
"Sicuramente, di tornare al calcio 'giocato'. Oggi, guardiamo a tanti aspetti che certamente fanno parte del sistema, ma a volte dimentichiamo la 'materia prima': il valore di quello che dimostra il calciatore".


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