Arturo DiaconaleE’ importante che il leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, abbia annunciato che nel referendum sulla procreazione assistita il partito non darà indicazione di sorta ma si appellerà alla libertà di coscienza dei propri elettori. Ed è altrettanto importante che dentro Forza Italia, proprio in nome della libertà di coscienza, si stiano moltiplicando le iniziative in favore della partecipazione al voto referendario. Sia per approvare, sia per respingere la richiesta di abrogazione della legge. La presa di posizione di Fini e le tante iniziative pro-referendarie degli esponenti di Forza Italia dimostrano che non ha alcun fondamento la tesi della politicizzazione del referendum. E, soprattutto, che è assolutamente falso lo schema secondo cui il centrodestra è allineato alle disposizioni delle gerarchie ecclesiastiche, mentre il centrosinistra imita in maniera compatta Zapatero e punta a sconfiggere lo schieramento clerico-conservatore. Nessuno è in grado di stabilire quale sarà la sorte del referendum. Se riuscirà a superare il quorum o verrà cancellato dalla scarsa affluenza al voto. Oppure, se sarà bocciato od approvato.
Ma a qualunque risultato arriverà la consultazione popolare di giugno, nessuno dei due grandi schieramenti politici che si contendono la guida del Paese potrà appropriarsene. Vincitori o vinti saranno solo i promotori del referendum ed i loro avversari dichiarati. Senza alcuna ricaduta sul tavolo politico su cui giocano normalmente i due schieramenti. La partita referendaria, quindi, non influirà più di tanto su quella campagna elettorale per le politiche del 2006 che di fatto è iniziata all’indomani del voto per le regionali. Il ché è sicuramente un problema per quanti, all’interno dei due schieramenti, avrebbero voluto sfruttare a proprio beneficio il tema referendario. Ma è anche un vantaggio per chi temeva una contaminazione destinata comunque a sconcertare e confondere il proprio elettorato. E’ difficile pesare i vantaggi e gli svantaggi e stabilire chi ci guadagna e chi ci perde. Di sicuro, però, la libertà di coscienza del centrodestra mette allo scoperto quegli ambienti ecclesiastici che contavano sulla CdL per far saltare il referendum. Ora la partita si fa molto più difficile del previsto. Ed è anche normale che per certi settori della Cei sia giusto così. Chi ha seminato in favore del centrosinistra alle regionali è bene che si ritrovi con il quorum superato nel referendum. A ciascuno il suo.


Articolo tratto dal quotidiano "L'opinione delle Libertà"
dell'11 maggio 2005
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