Ennio TrinelliPalazzo torinese di bella fattura (all'interno è un 'cesso', ma poco importa) con ascensore anni '50 da film di Dario Argento, dal quale esce leggiadra una signora con pretese di 'giovanilismo', che già era negli 'anta' almeno vent'anni fa. Capello fluente e colpi di luce che nascondono il grigio (ne sanno una più del diavolo), vestito attillato e abbronzatura che esalta la ruga, trolley in armonia di colore col tacco dieci - che all'una del pomeriggio è appena discreto - mi saluta muovendo la 'testolina' verso destra, così che l'acconciatura ondeggi con fare seducente innanzi all'adolescente da ammaliare con cotanta 'freschezza'. Non so perché, ma la leggiadra inconsapevolezza della signora che già era negli 'anta' vent'anni fa, ricorda un po' quella della quale è vittima la valorosa Virginia Raggi del Campidoglio a secco: stesso 'piglio giovanilista'; stessa incoscienza di sé; stessa smania post adolescenziale di piacere; stesso capello con pretese di 'seducenza'. Sarà che ho appena letto una e-mail dove la Raggi, attraverso un comunicato stampa, 'ordina' al Governo di intervenire sul tema della siccità, dato che lei è solamente a capo della città che possiede il 51% delle azioni di Acea, autentica responsabile della mancanza di interventi e della manutenzione (sic!) di un acquedotto che perde oltre il 40% dell'acqua che dovrebbe erogare. Un'azienda, ribadiamo, partecipata dal Comune di Roma con il 51% delle sue quote azionarie. E un Comune il quale vede al proprio vertice Virginia Raggi, o dell'adolescenza eterna. Forse è bizzarro questo mio notare comportamenti incomprensibili in persone adulte, anche di età palesemente superiore alla mia, che non sono più 'giovin virgulti', al fine di trovare come in esse si rispecchino forze di governo locali con pretese di essere nazionali. Forze che alla loro incompetenza aggiungono una totale inconsapevolezza del dove siano, del cosa facciano e del perché lo facciano, a suon si seducenti svolazzamenti di capelli verso destra. Ed è ancora più bizzarro il mio pensare che, tra le due cose, vi sia una relazione di 'causa-effetto': sono decisamente un tipo 'strano'.


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