Michela ZanarellaGli italiani si dimostrano un popolo generoso: sono oltre 3 mila e 300 all'anno, infatti, le operazioni chirurgiche di trapianto, concentrate prevalentemente nelle regioni del nord. Dal cuore al fegato, dal pancreas al rene e al polmone, sono in forte aumento gli interventi, ma sono più di 9 mila le persone che ancora aspettano la sostituzione di un organo malato con uno sano, prelevato da un donatore. I dati emergono dal report sulle attività di donazione e trapianto del Centro nazionale trapianti e si riferiscono al 2015. I trapianti sono stati esattamente 3326, contro i 3250 del 2014 e i 3089 del 2013. Crescono anche le donazioni: 1489 rispetto alle 1443 del 2014 e le 1350 del 2013. Rene e fegato sono gli organi che vedono più richieste, ma sono in aumento anche i trapianti di tessuti e di cellule staminali emopoietiche. Notevole la cifra delle azioni di trapianto di rene da donatore vivente: le persone che hanno donato sono state 301, mentre le donazioni da cadavere sono state 1165. Il trapianto da vivente è comunque possibile solo per legame genetico, legale o affettivo. Rara è la donazione samaritana, ovvero quella svincolata da ogni parentela, libera, consapevole e gratuita. Fino a ora ne esiste solo un caso. Per quanto riguarda le liste di attesa, esse sono stabili, ma c'è da dire che la sopravvivenza di chi aspetta di essere trapiantato si è allungata grazie alla qualità delle terapie farmacologiche. E' quindi minore il tasso di mortalità, che oscilla tra il 2% dei malati di rene e il 10% di quelli al polmone. A fine dicembre 2015 erano 9070 le persone in aspettativa: tre quarti in fila per un rene, dove la media di attesa è di tre anni, 2,8 per il cuore, due per il fegato, superiore ai 3 anni per il pancreas. Un segnale positivo arriva dai comuni: sono circa 500 a seguire la direttiva ministeriale del 2015, grazie alla quale è possibile indicare sulla carta d'identità, la disponibilità a donare gli organi in caso di decesso. Delle amministrazioni partite con il sistema di raccolta, solo un 10% dei firmatari ha scelto il diniego. La Lombardia si conferma la regione più virtuosa con 273 donatori; segue la Toscana con 180; l'Emilia Romagna con 135; il Veneto con 128. La Calabria registra solo 20 casi; l'Abruzzo 27; la Sardegna 36; le Marche 47 e Puglia e Sicilia 50. L'evidente differenza è data da una maggiore efficienza delle strutture del nord. Al sud c'è anche un antico retaggio che si oppone al prelievo degli organi: sul totale degli accertamenti di morte, nel 2014 per il 31% dei casi c'è stata resistenza e contrarietà. Le rianimazioni lavorano bene, nonostante non manchino le difficoltà e una serie di criticità da risolvere. Ma è soprattutto l'innovazione con l'uso delle tecnologie a garantire la funzionalità delle operazioni. Una rete ben coordinata riesce a ridurre le spese, tanto che i voli per i trasporti degli organi sono stati razionalizzati, creando un risparmio di quasi un milione e mezzo di euro. Il bilancio è sicuramente positivo: l'Italia è un'eccellenza nelle tecniche di trapianto. Tuttavia, è necessario incrementare i numeri e l'impegno, attraverso delle campagne informative che facilitino questo genere di scelta. Per salvare una vita basta una firma, ma bisogna volerlo.


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