Ennio TrinelliChissà che cosa 'frulla' nella testa della gente in questi tempi disgraziati? La sensazione è che vi sia una separazione netta tra quella che viene considerata la realtà 'reale', quella dei social, dei post e delle 'cose pubbliche', grazie alle quale chiunque può decidere di vivere una vita che non è la sua inventandosene un'altra, e la realtà virtuale, che pare invece esser quella della vita quotidiana che non ci piace, dove non siamo ciò che vorremmo, dove ci sentiamo frustrati, un po' soli e dove, soprattutto, il tempo passa e ci devasta. Tutto questo è la prova della straordinaria capacità di devastare le menti di un intero popolo di quel 'geniaccio del male' che fu Silvio Berlusconi, il quale, nel ventennio appena passato, riuscì a farci credere che la realtà 'reale' stava nelle sue televisioni e che tutto il resto era una sorta di 'realtà virtuale', che non corrispondeva al vero. Insegnamento raccolto ora dal M5S, grazie al blog che non è di Beppe Grillo, ma anche sì. Oggi come allora, tutti i gatti fanno "miao". Questo fenomeno si verifica in quei popoli che per indole, archetipo, antropologia culturale o pigrizia mentale che dir si voglia, non vedono l'ora che arrivi un messìa, al quale delegare la risoluzione di tutti i loro mali, veri o presunti. Una tendenza vitale così radicata che chiunque si travesta da messìa trova immediato ascolto e posizionamento nel 'gotha' della classe dirigente del Paese, con tanto di adepti al seguito e fanatici sostenitori pronti a difenderlo con la vita. Ciò che succede regolarmente è che, non risolvendo il problema della dipendenza da messia, morto un messìa se ne fa un altro, proprio come coi papi, che son mortali ma immortali, infallibili ma fallaci e che perpetuano il potere della Chiesa di Roma con uomini in bianco tutti uguali, che dicono da secoli le stesse cose attraverso cerimoniali straordinariamente architettati dal punto di vista della 'rappresentazione' e, proprio per questo, falsi. Insomma, non si risolve granché qui da noi. Perché questa ricerca del messìa salvatore che ci libera dalle nostre pene e dai nostri disastri esistenziali non è nient'altro che un profondo rifiuto ad assumersi personalmente quelle responsabilità che ognuno di noi, prima o poi, deve per forza assumersi. E non stiamo parlando di pagamenti di bollette o quant'altro, ma proprio di quelle nostre azioni che soggiacciono al governo della 'res publica'. L'atto del votare, per esempio: non è più accettabile che chiunque si alzi gridando più forte degli altri guadagni in poco tempo il 30% dei consensi, perché un terzo del Paese delega al 'Grande Messìa Urlatore' la risoluzione della propria vita. Certo, delegare la propria vita agli altri conviene molto più che vivere la propria, perché in caso di fallimento ci sarà sempre qualcun altro da incolpare. Così si va avanti per tutta la vita, fino alla morte, che li troverà, questi poverini, alle prese con la disperazione di chi ha vissuto la vita di qualcun altro senza nemmeno chiedersi perché si vive e si muore, troppo impegnati a cercare le risposte fuori di sé per poterle contestare sui social e liberarsi la pancia dai suoi orrori. Così funziona la testa di chi cerca il messìa in ogni angolo e in ogni cassonetto, pronto a celebrarlo come nuovo condottiero.


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