Silvia MattinaSono lontani i tempi in cui Mark Zuckerberg e soci si vedevano nei corridoi dell'università di Havard per progettare un sito destinato esclusivamente ai colleghi universitari, senza immaginare che sarebbe diventato uno tra i più importanti social network della Storia, con oltre 1,65 miliardi di utenti in tutto il mondo. E che, oggi, vuole conquistare anche il mercato del lavoro. Ci sono voluti due anni di studio e di analisi per concepire un unico strumento di business e social marketing capace di porre in condizione di strategica competitività gli utenti e le imprese. 'Workplace' rappresenta la naturale evoluzione di un processo di 'customizzazione' attuato dall'azienda statunitense, che intende progressivamente coprire un 'gap-chiave' sul mercato per tutti i professionisti che, lontani dalla tradizionale postazione d'ufficio, sono disposti a investire i propri soldi per ampliare la rete dei destinatari. Proprio come Facebook, Workplace ti permette di stare in contatto con amici e familiari. I colleghi e le aziende possono avere un primo momento di 'colloquio', attraverso l'offerta di un servizio a pagamento di 'feed' di notizie dedicati, gruppi tra diverse società, 'chat' singole e di gruppo, dati analitici per ottimizzare la prassi aziendale. Il 'mercato di destinazione' è un sistema in continua trasformazione, per via di una società sempre più connessa sui social, attenta al 'face to face': una battaglia sempre più a colpi di 'click', in una rete dove il celebre sito è già attivo da anni attraverso l'offerta di varie attività commerciali, da 'Fan Page' a 'Facebook Ads'. Un mondo del lavoro che si presenta sempre più frastagliato in cui, accanto alla struttura ben definita e gerarchiche delle aziende, è importante considerare i tanti lavoratori autonomi, come dimostra lo studio di settore condotto dal 'McKinsey Global Institute'. Il risultato di tale analisi registra oltre 162 milioni di 'indipendenti', nelle società avanzate e in Europa: una cifra significativa per il popolo del web. Gli imprenditori 2.0 cercano i loro clienti tra gli utenti senza alcun controllo o regolarizzazione, alimentando le casse dei gestori delle piattaforme nell'ottica di una globalizzazione economica digitale. Quello che oggi gli economisti chiamano 'Gig economy', ossia un nuovo tipo di reclutamento che comprende anche gli 'outsiders', al fine di creare una 'microeconomia alternativa'. Un settore in cui Facebook non è solo, ma entra in diretta concorrenza, oltre che con aziende 'forti', quali 'Slack' e 'Yammer', anche con 'SharePoint' di Microsoft. Quest'ultimo, punta tutto sul 'server cloud', cioè una serie di 'piattaforme incrociate' di supporto ad applicazioni quali 'Outlook', 'Office 365' e 'One Note'. Non si può pensare che nella società della velocità e dei 'tweet', l'unico sistema per comunicare negli ambienti lavorativi sia ancora la cara vecchia e-mail: c'è l'esigenza di un sistema di messaggistica istantanea, facile e alla portata delle imprese che hanno trasferito sempre più operazioni on line. Di questa e altre necessità sono ben consapevoli le oltre mille imprese tra gli Stati Uniti, la Norvegia, l'India, il Regno Unito e la Francia, già attive sulla nuova piattaforma di Zuckerberg. I gruppi 'corporate' di Royal Bank of Scotland, Starbucks, Danone, Booking.com e la società norvegese di telecomunicazioni 'Telenor' hanno provato le funzionalità con i loro lavoratori per un periodo di tre mesi, per poi decidere di adottare tariffe mensili in rapporto al numero degli addetti. Per le aziende con mille dipendenti, il costo è di tre dollari per utente al mese, mentre per quelle imprese che superano tale numero è previsto un contributo mensile di un dollaro per ciascun 'user', mentre la formula gratuita è destinata a organizzazioni no profit, come per esempio la Oxfam. Riuscirà l'ultimo arrivato in questo mercato ad attuare la stessa grande rivoluzione avvenuta nel 2004 per la rete sociale? Il tempo potrà accertare il grado di raggiungimento degli obiettivi, rilevando gli strumenti di un nuovo approccio al mercato del lavoro, nel nome della mobility e del multitasking.


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