Giorgio MorinoSi è tenuta di recente, a Palazzo Barberini in Roma, la mostra 'L'Arma per l'arte e la legalità', realizzata tramite la collaborazione tra il ministero dei Beni culturali e del Turismo, L'Arma dei Carabinieri e l'Università di Roma Tre. L'esposizione, gratuita, ha inteso sensibilizzare i visitatori sul ruolo fondamentale ricoperto dall'Arma dei Carabinieri, in particolare del Comando per la tutela del patrimonio culturale, nelle indagini sui furti e le sparizioni di opere d'arte di ogni sorta. Istituito nel 1969, il 'Comando Tpc' si è reso protagonista di operazioni di recupero in alcuni casi sensazionali, cui la mostra ha dato spazio e lustro. La visita si articolava in 7 diverse sale, al fine di rappresentare un percorso tematico ideato per spingere l'utente a comprendere il lavoro concettuale del Comando e, allo stesso tempo, suscitare una risposta emotiva in chi si ritrova a confrontarsi con l'inimmaginabile mole di opere d'arte che, strappate dalle mani ingorde di mercanti senza scrupoli, vengono restituite al loro originale contesto, alla loro giusta dignità. L'esposizione si è presentata al visitatore con un 'biglietto da visita' di grande effetto: una statua del dio Mitra che si accinge a uccidere un toro (tauroctonia), recuperata nel 2014 nei pressi di Fiumicino durante la perquisizione di un furgone che trasportava altri oggetti d'arte nascosti in mezzo a delle piante e pronto a partire per la Svizzera, luogo privilegiato per il commercio internazionale clandestino di opere d'arte trafugate. Questa imponente statua, attualmente sotto sequestro giudiziario, come tutti i reperti esposti nelle successive stanze era stato prelevato dai 'tombaroli' in uno scavo clandestino a Tarquinia e, attraverso le indagini che hanno fatto seguito il ritrovamento della statua, è stato possibile individuare il sito esatto degli scavi, consentendo agli studiosi di avanzare nuove teorie sulla diffusione del culto mitraico nel territorio dell'Alto Lazio. Per rendere ancora di più immersa l'esperienza sono stati apposti, dietro la statua, dei pannelli che riproducono gli ambienti del Mitreo sottostante lo stesso Palazzo Barberini. La sala successiva era quella più 'straniante' dell'intera mostra, concepita per colpire la sensibilità del visitatore: un'immenso ambiente con le pareti nere, dove si possono trovare reperti eterogenei tra di loro, senza alcun ordine logico o temporale: da anfore per l'olio e il vino rinvenute nel Mediterraneo a tabernacoli d'altare, codici miniati e, addirittura, un busto in bronzo di Giuseppe Verdi. L'idea alla base dell'allestimento è stata quella di mostrare il vero valore che viene attribuito dai mercanti d'arte e ricettatori alle opere in loro possesso: nessuno. Allo stesso tempo, sulle pareti nere della sala è stato riposto l'articolo 1 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, benché le parole siano state disposte in ordine sparso e senza una coerenza logica, esattamente come le opere d'arte esposte. Oltre a ciò, l'intero allestimento risultava pensato come una 'scena del crimine', con i reperti indicati a terra con una sagoma in gesso. Nelle successive sale veniva mostrata la progressiva restituzione alle opere della loro dimensione logica e logistica, che in teoria si completa con il dissequestro del reperto e la sua collocazione in un museo, o con l'eventuale restituzione al legittimo proprietario. I casi di furti d'arte, in effetti, sono tantissimi. Ed elencarli tutti è un'impresa improba. Tuttavia, alcune vicende lasciano veramente a bocca aperta, dimostrando l'impegno e la professionalità del 'Comando Tpc'. Numerosi i riferimenti alla famosa 'operazione Teseo', il più grande sequestro operato finora dalle forze dei Carabinieri: ben 5631 reperti e opere d'arte sequestrati, nel 2015, al trafficante d'arte e ricettatore siciliano Gianfranco Becchina (a piede libero a causa prescrizione dei reati, ndr), che smerciava la refurtiva dalla sua base in Svizzera. Un sequestro di dimensioni colossali, per un valore complessivo di 50 milioni di euro, tra vasi, bronzetti nuragici e affreschi strappati dalle ville pompeiane. Una selezione di questa collezione impressionante è stata resa visibile lungo il percorso espositivo. Il resto è attualmente stivato nei depositi del Comando. Una prospettiva differente, un modo alternativo di affrontare un percorso didattico diramato su tre diversi piani differenti di conoscenza: il valore delle opere d'arte; l'operato dei trafugatori e dei ricettatori; il ruolo dei Carabinieri del Comando Tpc e l'importanza che essi assolvono anche livello internazionale nelle aree colpite da conflitti e disastri naturali, ribadendo ancora di più il loro ruolo di 'caschi blu' della cultura.


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