Michele Di MuroNella notte tra il 13 e il 14 novembre scorso, a causa forse di una 'pallonata', è stata danneggiata la celebre statua dell'elefantino in piazza della Minerva, a due passi dal Pantheon. La punta della 'zanna' dell'animale - comunque non originale, ma frutto di un'integrazione avvenuta in concomitanza col restauro del 1977 - staccatasi durante l'atto vandalico, è stata prontamente restaurata dai tecnici della sovrintendenza capitolina (il frammento in malta era stato trovato 'in situ' da alcuni turisti spagnoli). E' questo l'ennesimo 'sfregio' a un monumento della capitale, che segue il selvaggio assalto del 2015 perpetrato ai danni della fontana della 'Barcaccia' dei Bernini, padre e figlio, in piazza di Spagna, da parte dei tifosi olandesi giunti in città per la partita di 'Europa League': Roma-Feyenoord. La procura di Roma ha aperto un fascicolo d'indagine. E, grazie alla telecamere collocate sulla Biblioteca del Senato, che affaccia sulla piazza, sarà forse possibile risalire ai colpevoli. Al di là di tutto questo, il recente avvenimento riapre il dibattito attorno al problema della messa in sicurezza delle opere d'arte sparse nell'Urbe. Statue, fontane, chiese e reperti antichi sono praticamente a 'libero accesso'. Si tratta di una gestione del patrimonio storico-artistico che si caratterizza, da sempre, secondo questa modalità. E' un fatto culturale: i monumenti sono patrimonio collettivo e possono essere vissuti tramite un contatto fisico diretto (si pensi al caso delle fontane sparse in quasi ogni piazza del centro storico della capitale). Per questo, sono da sempre a rischio. Già nel XVI secolo si rese necessaria la nomina, da parte del pontefice di allora, di un Ispettore generale delle Belle Arti: il primo fu il pittore Raffaello, il quale aveva, tra i suoi compiti, quello di sorvegliare sull'esportazione illecita delle opere d'arte. Non sorprende affatto, perciò, leggere quanto riportato in 'Viaggio in Italia' da Johann Wolfgang Goethe. In occasione del suo soggiorno romano, il celebre letterato tedesco confessò liberamente di essersi appropriato di alcuni reperti: "Ci aggirammo tra le rovine della Casa di Nerone, in mezzo a campi di carciofi appena dissodati. E non potemmo fare a meno di riempirci le tasche di pezzi di granito e di porfido, nonché di piastrelle di marmo che giacciono lì a migliaia, testimonianze inesauste dell'antico splendore delle pareti che ne erano rivestite". Certo, oggi la situazione è molto cambiata e si sono compiuti enormi passi avanti nel campo della conservazione. Tuttavia, l'approccio nella gestione del patrimonio da parte della cittadinanza e delle istituzioni, in fondo, è lo stesso. D'altronde, le opere sono talmente tante che sarebbe utopico poter pensare di tenere ogni cosa sotto controllo. Sta al singolo turista e cittadino avere cura dei monumenti, che sono patrimonio dell'umanità. Si ritiene che l'applicazione di soluzioni drastiche, quali la militarizzazione delle piazze e la chiusura dei principali monumenti entro recinzioni (come in un primo momento è stato suggerito dal neo-delegato alla Sicurezza del Campidoglio, Marco Cardilli) equivarrebbe a privare l'Urbe della sua identità di museo a cielo aperto, di parco archeologico ad accesso libero. Sarebbe alquanto deprimente vedere piazze, statue e fontane 'barricate', dunque impossibili da fruire. Immaginiamo la statua del Pasquino sigillata entro una teca. Oppure, la fontana della 'Barcaccia' chiusa e inaccessibile. E' questo, a titolo esemplificativo, quanto avvenuto nel caso della 'Pietà' di Michelangelo in San Pietro, che dopo essere stata deturpata, nel 1972, non può più essere ammirata nella sua interezza, ma solo visionata a distanza di sicurezza. Certamente, una più attenta sorveglianza, come sottolineato dal ministro Franceschini, tramite una più capillare rete di telecamere, potrebbe portare maggiori benefici in tal senso. Inoltre, un riscontro più proficuo potrebbe essere raggiunto mediante un lavoro sensibilizzazione del fruitore e del popolo romano, nel rispetto verso le opere del passato che, se vicine nello spazio e facenti parte della quotidianità di tutti, hanno invero migliaia di anni e un valore inestimabile. E' questo, infatti, l'approccio scelto dalla giunta capitolina, così come si evince dalle parole dell'assessore alla Cultura, Luca Bergamo. Ma sarebbe anche il caso che si giungesse a un inasprimento delle pene per coloro i quali si macchino del reato di vandalismo.


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